COMUNICATO
SCHEDE DI APPROFONDIMENTO PER LA
DISCUSSIONE SUL RINNOVO CONTRATTUALE.
DEMOCRAZIA, RAPPRESENTATIVITÀ E
RUOLO DEGLI ISCRITTI.
La discussione sul rinnovo del contratto nazionale
che scadrà il prossimo 31 dicembre, per effetto delle forti divergenze
degli ultimi mesi tra le Organizzazioni sindacali, si sta concentrando
sul tema della "democrazia sindacale" e sulla necessità di
ricorrere al referendum per convalidare i risultati contrattuali.
La questione però ci sembra malposta: chi può dirsi contrario alla
democrazia? così come ad altri temi nobili come la pace e la giustizia
sociale.
Il tema andrebbe posto più correttamente nei seguenti termini:
"visto che le Organizzazioni sindacali, non rappresentano,
separatamente o tutte insieme, la maggioranza dei lavoratori, come
facciamo a tener conto dell'opinione dei lavoratori non iscritti, in
quanto anche a costoro si applicano le norme contrattuali che i
Sindacati contrattano con le Controparti?"
La soluzione del referendum, cui si è spesso (ma non sempre) ricorsi in
questi anni, affida la convalida degli accordi in capo all'intera
collettività dei lavoratori. Ma rappresenta una soluzione
autolesionista per le Organizzazioni sindacali stesse, perché espropria
del potere decisionale gli iscritti e i militanti dei sindacati stessi,
cioè chi sostiene economicamente, ma anche con un impegno in termini di
idee e tempo, e lo affida anche ai non iscritti, che già beneficiano
dei risultati contrattuali senza sostenerne i costi.
Inoltre, il meccanismo referendario, basato su un'alternativa secca -
accettare o rifiutare un determinato accordo - si presta a soluzioni
demagogiche e magari controproducenti per i lavoratori stessi. Un
accordo infatti è il frutto di un serrato confronto con le controparti
e può essere valutato solo se confrontato con le possibili alternative,
per esempio quella di non raggiungere l'accordo e di dover proseguire
nelle iniziative di lotta.
Infine, il referendum, per sua natura è uno strumento che divide una
maggioranza da una minoranza, uno strumento contro l'unità sindacale e
contro l'unità dei lavoratori. Anche qui chi è che si definisce non
unitario? Non basta la buona volontà per portare a sintesi le esigenze
dei diversi gruppi del mondo del lavoro, ma trovare la sintesi, il
giusto compromesso, è il compito di un Sindacato che vuole essere
forte.
Ma allora niente referendum = niente democrazia? Sostenere ciò
significa affermare che la sola forma di democrazia è quella diretta, e
- crediamo - pochi possano condividere questa tesi. La democrazia è
innanzitutto una questione di regole e del loro rispetto.
Per gli atti negoziali a livello di azienda c'è il
voto della Rsu, che lo ricordiamo sono votati da tutti i lavoratori. E
in questo contesto, è regolamentato - in analogia con l'ordinamento
della Repubblica italiana - il ricorso a referendum abrogativo per
risolvere vizi di mandato tra Rsu e l'opinione dei lavoratori. Si tratta
quindi di applicare le regole che esistono ed eventualmente di spiegare
cosa va cambiato, aprire una discussione e concordare sui cambiamenti da
apportare. La Uilm non si è mai sottratta a confronti di questo tipo.
Per quando riguarda il contratto nazionale, invece non esistono regole
da applicarsi per la convalida degli accordi da parte dell'insieme dei
lavoratori. La Uilm ritiene che per le ragioni sopra riportate il
referendum non sia lo strumento più adeguato.
Proponiamo invece di adottare - con i necessari aggiustamenti - il
modello di misura della rappresentatività adottato nel settore
Pubblico: in questo modello possono validamente sottoscrivere i
contratti, una o più Organizzazioni che rappresentano il 50% + 1 dei
lavoratori, calcolato come media tra i dato associativo (gli iscritti) e
i voti ottenuti nelle elezioni delle Rsu. Oppure che abbiano raccolto il
60% dei consensi nelle elezioni per le Rsu, in questo caso si prescinde
quindi dal dato associativo.
Certo, importare nel settore metalmeccanico questo modello presenta due
difficoltà:
1. l'esigenza di certificare il numero degli iscritti e dei voti
ottenuti in migliaia di stabilimenti metalmeccanici;
2. far svolgere le elezioni per le Rsu anche nelle imprese non
sindacalizzate.
Ma, a parte il fatto che laddove non si svolgono le elezioni,
presumibilmente non si svolge neppure il referendum, si tratta di
difficoltà superabili con la buona volontà di Fim, Fiom e Uilm.
Questo modello coniuga la partecipazione di tutti i lavoratori con la
tutela del ruolo degli iscritti e rende possibile un confronto negoziale
efficace e, contemporaneamente, legittimato dal mandato degli iscritti e
dei non iscritti. Questa "ricetta" non può - ovviamente -
essere disponibile per il prossimo rinnovo contrattuale, ma ci pare
importante cominciare a discuterne.
La Uilm ha dichiarato la propria disponibilità a ricorrere al
referendum a condizione che questo sia su una piattaforma unitaria e che
riguardi tutte le scelte da compiere nella vertenza e quindi anche sulle
iniziative di lotta.
La Uilm quindi, per fare una piattaforma unitaria, condizione
indispensabile per un rinnovo contrattuale adeguato alle esigenze e ai
problemi dei metalmeccanici, è disponibile a mettere da parte le
proprie proposte e i propri convincimenti, a fare un "passo
indietro" e a cercare una mediazione unitaria. Attendiamo segnali
concreti di analoga disponibilità e di buona volontà.
Roma, 18 ottobre 2002
La Segreteria Nazionale Uilm
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