UNIONE ITALIANA LAVORATORI METALMECCANICI

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COMUNICATO

Documento programmatico della Direzione nazionale Uilm

Premessa 

La conclusione della vertenza per il rinnovo del contratto nazionale (sottoscritto solo da Fim e Uilm a causa della scelta della Fiom di presentare richieste velleitarie e massimaliste, lontanissime dagli stessi contenuti rivendicativi previsti dalle piattaforme e dalle conclusioni contrattuali degli altri settori) apre una nuova fase nell’attività sindacale.

Con questo documento, la Direzione nazionale intende avviare un’ampia discussione negli Organismi e in attivi di delegati Uilm su base regionale, per giungere con il contributo degli iscritti, dei militanti e delle strutture territoriali, a una diffusa condivisione in seno all’Organizzazione di linee-guida per l’apertura della contrattazione di secondo livello e per la gestione del contratto nazionale. 

La “gestione” del Contratto nazionale

Raggiunto un accordo, si apre la fase cosiddetta di “gestione” dell’accordo stesso. I temi da affrontare in questa fase, perché rinviati a “gruppi di lavoro” o a specifici incontri, sono molti e importanti. La Direzione nazionale Uilm affida alla Segreteria nazionale il compito di coordinare il lavoro delle commissioni e di condividere con l’intera Organizzazione gli avanzamenti e gli eventuali risultati del confronto.

- L’inquadramento

Dobbiamo avviare il confronto sulla riforma del sistema di classificazione e in questo contesto dovrà essere la parte sindacale a “fare l’andatura”, a incalzare le controparti affinchè il lavoro nell’apposita commissione sia concreto e fruttuoso, partendo ovviamente dalla proposta delle aree professionali contenuta nella piattaforma Uilm.

- La bilateralità

Nell’accordo di rinnovo sono stati definiti orientamenti comuni tra le Parti per la costruzione di un sistema di bilateralità che aumenti le tutele dei lavoratori e delle lavoratrici del mondo metalmeccanico, a cominciare dalla formazione professionale. Già da questo mese di settembre occorre avviare il confronto.

- I “comparti”

Si tratta della discussione e il confronto su come il Contratto nazionale dei metalmeccanici possa individuare al suo interno norme capaci di affrontare le esigenze specifiche di lavoratori e aziende di determinati settori. Si pensi, per esempio, all’informatica o alle imprese che offrono il cosiddetto “global service”, cioè pacchetti di assistenza, gestione e manutenzione di impianti (di comunicazione, termici o di trasporto di gas, energia o acqua) presso grandi strutture pubbliche o private. Non si tratterebbe di una novità dal punto di vista contrattuale (si pensi alle norme specifiche per il settore siderurgico da decine di anni presenti nel ccnl), significherebbe l’individuazione della struttura di mercato e dell’organizzazione aziendale e del lavoro che possano giustificare norme puntuali  e tendenti a soluzioni sindacalmente valide a tutela dei lavoratori.

Vi sono, inoltre, altri argomenti: si pensi all’Assistenza sanitaria integrativa, al Sistema Sanitario Nazionale, o al telelavoro che oggi può apparire distante dal mondo del lavoro metalmeccanico, ma che in un futuro non lontano potrà interessare un buon numero di lavoratori.

Nella gestione del contratto dobbiamo considerare anche i “rinvii” e le verifiche sugli effetti della nuova legislazione sull’orario di lavoro e sul lavoro atipico previste nell’accordo di rinnovo.

Mentre sulla questione dell’orario di lavoro si tratta di svolgere un lavoro essenzialmente tecnico per adattare, laddove necessario, alla nuova normativa di origine comunitaria, la tradizionale struttura del contratto nazionale, con nessun impatto concreto sulle condizioni di lavoro, per le normativa sui rapporti di lavoro atipici va chiarito, ancor prima del merito, il ruolo della contrattazione in relazione con questa nuova legislazione. 

Il mercato del lavoro

Infatti, il decreto legislativo d’attuazione della legge 30/2003, approvato in via definitiva il 31 luglio u.s. dal Consiglio dei Ministri, presenta, nella vastità degli argomenti trattati (dalla riforma del collocamento, a varie forme di lavoro atipico, al superamento dei “Co.Co.Co.”) alcuni aspetti di merito apprezzabili, grazie anche al recepimento di alcune osservazioni sindacali, ma anche aspetti assai critici.

Non è questa la sede per la discussione di merito su questi singoli aspetti del decreto legislativo (si veda il documento della Segreteria nazionale). Dobbiamo però fin d’ora sottolineare che occorrerà sia a livello Confederale che a livello di Categoria:

1.     esercitare appieno il ruolo della contrattazione nell’applicazione concreta di queste norme per tutelare i lavoratori ed evitare che queste nuove forme di lavoro comportino abusi;

2.     ottenere la realizzazione di interventi di tutela per coloro che lavorano con contratti di lavoro atipici che prevedano il sostegno al reddito e la copertura previdenziale per i periodi di non lavoro, una seria e qualificata offerta formativa per favorire la stabilizzazione di questi lavoratori e anche misure che garantiscano a chi non ha un lavoro a tempo indeterminato l’accesso al credito bancario.

La validazione della contrattazione nazionale

I recenti rinnovi dei contratti nazionali stanno riportando il dibattito sul tema della “democrazia sindacale” e sulla necessità di ricorrere al referendum per convalidare i risultati contrattuali.

In questi termini però la questione ci sembra malposta. Il tema andrebbe posto più correttamente nel seguente modo: “visto che le Organizzazioni sindacali, non rappresentano, separatamente o tutte insieme, la maggioranza dei lavoratori, come facciamo a tener conto dell’opinione dei lavoratori non iscritti, in quanto anche a costoro si applicano le norme contrattuali che i Sindacati contrattano con le Controparti?”

La soluzione del referendum, cui (non sempre) si è fatto ricorso in questi anni, affida la convalida degli accordi in capo all’intera collettività dei lavoratori. Tale soluzione rappresenta una soluzione autolesionista per le Organizzazioni sindacali stesse, perché espropria del potere decisionale gli iscritti e i militanti dei sindacati stessi, cioè chi sostiene economicamente, ma anche con un impegno in termini di idee e tempo, e lo affida anche ai non iscritti, che già beneficiano dei risultati contrattuali senza sostenerne i costi.

Inoltre, il meccanismo referendario, basato su un’alternativa secca – accettare o rifiutare un determinato accordo – si presta a soluzioni demagogiche e magari controproducenti per i lavoratori stessi. Un accordo infatti è il frutto di un serrato confronto con le controparti e può essere valutato solo se confrontato con le possibili alternative, per esempio quella di non raggiungere l’accordo e di dover proseguire nelle iniziative di lotta.

Infine, il referendum, per sua natura è uno strumento che divide una maggioranza da una minoranza, uno strumento contro l’unità sindacale e contro l’unità dei lavoratori. Trovare la sintesi, il giusto compromesso tra le legittime ma differenti posizioni, è il compito di un Sindacato che vuole essere forte.

Sostenere che c’è democrazia solo se si ricorre il referendum significa affermare che la sola forma di democrazia è quella diretta, e – crediamo – pochi possano condividere questa tesi.

La democrazia è innanzitutto una questione di regole e del loro rispetto. Per gli atti negoziali a livello di azienda c’è una regolamentazione definita unitariamente, c’è il voto della Rsu, che lo ricordiamo sono votati da tutti i lavoratori. E in questo contesto, è regolamentato – in analogia con l’ordinamento della Repubblica italiana – il ricorso a referendum abrogativo per risolvere le controversie di mandato tra Rsu e la volontà dei lavoratori. Si tratta quindi di applicare le regole che esistono.

Se queste regole fossero ritenute inadeguate, chi lo pensa ha il dovere di spiegare cosa va cambiato, aprire una discussione e concordare sui cambiamenti da apportare. La Uilm non si è mai sottratta a confronti di questo tipo.

Per quando riguarda il contratto nazionale, invece non esistono regole da applicarsi per la convalida degli accordi da parte dell’insieme dei lavoratori. La Uilm ritiene, per le ragioni sopra riportate, che il referendum non sia lo strumento più adeguato.

Proponiamo invece di adottare – con i necessari aggiustamenti – il modello di misura della rappresentatività adottato nel settore Pubblico: in questo modello possono validamente sottoscrivere i contratti, una o più Organizzazioni che rappresentano il 50% + 1 dei lavoratori, calcolato come media tra i dato associativo (gli iscritti) e i voti ottenuti nelle elezioni delle Rsu. Oppure che abbiano raccolto il 60% dei consensi nelle elezioni per le Rsu, prescindendo in questo caso quindi dal dato associativo.

Certo, importare nel settore metalmeccanico questo modello presenta due difficoltà:

1.   l’esigenza di certificare il numero degli iscritti e dei voti ottenuti in
      migliaia di stabilimenti metalmeccanici;

2.   far svolgere le elezioni per le Rsu anche nelle imprese non sindacalizzate.

Ma, a parte il fatto che laddove non si svolgono le elezioni, presumibilmente non si svolge neppure il referendum, si tratta di difficoltà superabili con la buona volontà di Fim, Fiom e Uilm.

Questo modello ha il vantaggio di coniugare la partecipazione di tutti i lavoratori con la tutela del ruolo degli iscritti e rende possibile un confronto negoziale efficace e, contemporaneamente, legittimato dal mandato degli iscritti e dei non iscritti. 

La contrattazione di secondo livello

La sottoscrizione del contratto nazionale, permette ora all’Organizzazione di concentrare l’attività rivendicativa sulla contrattazione di secondo livello, che è appunto il mezzo per redistribuire la produttività e quindi migliorare in termini reali il reddito dei lavoratori metalmeccanici, cogliendo l’obiettivo strategico di valorizzare il lavoro industriale.

Esiste infatti e dobbiamo quindi affrontare la questione “salario” sia in termini di quantità salariali da richiedere nelle piattaforme, sia in termini di estensione della contrattazione nell’intera industria metalmeccanica.

Obiettivo della discussione che si avvia con questo documento è anche quello di definire linee-guida per l’elaborazione delle piattaforme. Questa discussione dovrà essere avviata in tutti i territori e troverà un primo momento di sintesi in riunioni regionali con la presenza della Segreteria nazionale.

La Uilm è comunque impegnata ad accelerare nella presentazione delle piattaforme per il rinnovo di accordi già scaduti o in scadenza e nella definizione degli accordi.

Riteniamo inoltre di dover sottoporre alla discussione per la contrattazione sin d’ora due aspetti:

1)     la già citata questione salariale che andrà sviluppata con determinazione, pur non considerando superato il protocollo del 23 luglio e recepito dal C.c.n.l.;

2)     la questione dei lavoratori con contratto di lavoro atipico e cioè proporre nelle piattaforme aziendali occasioni di confronto con la controparte, nei quali, a fronte di un consolidamento dei volumi e delle esigenze produttive, si proceda a stabilizzazione dei rapporti di lavoro. Si tratta di un approccio non velleitario ai temi del lavoro atipico o precario, che però rende il Sindacato soggetto dispensatore di tutela ed equità.

Un’ulteriore riflessione dovrà esaminare le condizioni per l’apertura di confronti per la definizione di contratti di secondo livello su base territoriale da applicarsi alle imprese prive di contrattazione aziendale. Si tratta in questo caso di proseguire nella costruzione di una risposta contrattuale al problema della mancata contrattazione.

Infine, sulla legittimazione degli atti negoziali a livello aziendale. E’ vigente un sistema di regole concordato tra Fim, Fiom e Uilm, nell’ambito di un accordo interconfederale, che affida la titolarità della contrattazione aziendale congiuntamente alle Organizzazioni sindacali e alle Rsu e il potere decisionale all’insieme delle Rsu, con il principio del voto a maggioranza. La Uilm, ritiene che queste regole democratiche, in quanto la Rsu è eletta da tutti i lavoratori, debba essere applicato integralmente.

Sulla base di queste prime considerazioni, la Direzione Nazionale invita tutte le strutture provinciali ad avviare ed approfondire la discussione tra gli iscritti e con i delegati in preparazione di una sintesi nell’attivo regionale.  

L’Organizzazione

A partire dal mese di ottobre 2003, si aprirà un dibattito che tenderà a coinvolgere sempre più i delegati Uilm in azienda nelle scelte contrattuali e nell’elaborazione della linea politica. Questo documento vuol rappresentare la traccia da implementare con il contributo dell’intera Organizzazione.

E’ stato inoltre avviato un progetto per assicurare a tutti i livelli dell’Organizzazione l’accesso a momenti informativi e formativi adeguati alle conoscenze, agli interessi e alle responsabilità ricoperte, grazie a una struttura, coordinata a livello nazionale, ma radicata sul territorio.

Infine, è necessario monitorare e conoscere gli elementi quantitativi dell’attività sul territorio e in azienda in termini di proselitismo, di sindacalizzazione e i momenti di verifica elettorali che si svolgono.

 

Roma, 3 ottobre 2003  

 

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