COMUNICATO
STAMPA
Uilm
nazionale
SINTESI INTERVENTO DI ANTONINO REGAZZI,SEGRETARIO GENERALE DELLA UILM
AL COMIZIO D'APERTURA DEI METALMECCANICI IN PIAZZA SAN GIOVANNI:
"Vogliamo il contratto, proprio questo grido alto e forte oggi sta
scuotendo l'Impresa ed il Palazzo".
Il saluto ai ragazzi di Locri
"Salutiamo calorosamente questi ragazzi coraggiosi. Si tratta
di giovani che credono nella giustizia sociale,che hanno gridato il loro
no alla mafia che uccide. Sappiano questi giovani che il sindacato è con
loro.La legalità è il valore di base della società libera contro chi
vuole tornare alla logica del tempo delle caverne".
La richiesta contrattuale
"Abbiamo chiesto 105 euro per tutti sui minimi contrattuali e 25
euro per coloro che non fanno la contrattazione di secondo livello. E lo
abbiamo fatto interpretando correttamente lo spirito del protocollo del 23
luglio del 1993 che garantisce il potere d'acquisto e la redistribuzione
della produttività. Federmeccanica invece si chiude nel fortino delle
regole. Si tratta di regole ormai invecchiate,che non intercettano più la
dinamica del costo della vita, che non redistribuiscono la produttività.
In un paese democratico le regole tutelano i più deboli;in questo caso
invece tutelano i più forti,le imprese. Ecco, perché queste regole
non possono più essere l'unico punto di riferimento per fare la
contrattazione. Diciamolo,oggi Federmeccanica s'appella a queste regole,
ma vogliamo ricordare che nel 1993 si rifiutò di firmare quel protocollo.
Se Confindustria non si rende disponibile a cambiare subito queste regole,
chiediamo a Cgil, Cisl e Uil di darne formale disdetta.
A Federmeccanica chiediamo risposte precise anche sul secondo tavolo
aperto sui temi dell'apprendistato e del mercato del lavoro:si tratta di
due argomenti utili al buon funzionamento delle imprese e a sostegno
dell'occupazione. Lunedì 6 dicembre riprenderà il confronto con
Federmeccanica, ma fin d'ora possiamo anticipare che se non si realizzerà
una vera svolta al tavolo delle trattative,i lavoratori si rifiuteranno di
fare anche una sola ora di straordinario".
Siamo più poveri rispetto ad altri Paesi
"Con tanti problemi e contraddizioni l'Italia rimane un paese
ricco e questa ricchezza non vogliamo distruggerla.Ma il declino, però,
avanza rapidamente.La crisi che stiamo vivendo è profonda.
Non si tratta di una fase di congiuntura sfavorevole, come qualcuno
vorrebbe farci credere.
Siamo in presenza di una vera e propria crisi di sistema. Giorno dopo
giorno, come ci ricorda anche il nostro Presidente della Repubblica,
l'Italia perde quote sui mercati internazionali. Perdiamo in
competitività;le nostre aziende soccombono sopraffatte dalla concorrenza
dei paesi emergenti. La nostra vocazione industriale si va via via
impoverendo senza far intravedere all'orizzonte un'alternativa
credibile".
Alle forze politiche, all'esecutivo, al governo che verrà
"Alle forze politiche e agli imprenditori chiediamo:di favorire
politiche di sviluppo,di valorizzare le forti potenzialità del Paese;di
incanalarle verso una crescita costante;di indirizzarle verso uno sviluppo
duraturo. Ricerca, innovazione di prodotto, formazione,sono le tre parole
d'ordine verso cui far muovere le risorse disponibili".
"Oggi, invece, il lavoro è precario. Ecco, perché bisogna coniugare
la flessibilità che già esiste con una rete di tutele che manca. Ecco,
perché i giovani vivono l'inserimento nel mondo del lavoro come uno stato
di precarietà. Questo non è più accettabile. Il governo di un paese
ancora ricco,che non vuole rinunciare al benessere diffuso, che vuole
ritrovare la fiducia dei giovani, che vuol crescere e svilupparsi, deve
riuscire a costruire uno statuto dei lavori che dia garanzie e certezze. Solo
in questo modo la competitività delle imprese trova il giusto spazio per
la partecipazione dei lavoratori. Il governo che verrà dopo il 9
aprile deve sapere che il sindacato non accetterà licenziamenti. Quel
governo dovrà porre al centro del suo programma tre punti:'il buon lavoro
per tutti la riduzione della tassa sul lavoro ed il ritorno della
concertazione".
Conclusione
"Oggi in questa piazza stiamo dando dimostrazione di forza e
democrazia:che le imprese se ne rendano conto".
A cura dell'Ufficio Stampa Uilm
Roma, 2 dicembre 2005
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