COMUNICATO
SINDACALE
Uilm
nazionale
"L’analisi: le imprese
facciano un passo in più"
L’articolo di Antonino Regazzi su “Italia
oggi”
A metà settembre è stata resa pubblica l’intenzione
che il ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa, a nome del
governo, desidera aprire un tavolo con le forze sociali per riscrivere le
regole del ’93. Una settimana dopo, Alberto Bombassei, Vicepresidente
della Confindustria ed ex Presidente di Federmeccanica ha sollecitato
nuove regole sui salari. Noi della Uilm abbiamo accolto positivamente sia
la posizione dell’esecutivo, sia quella degli imprenditori tendenti alla
riforma. I metalmeccanici hanno concluso il rinnovo contrattuale lo scorso
19 gennaio, dopo 12 mesi di trattative estenuanti con la controparte.
Questo lungo viatico dimostra come sia diventato complicato fare i
contratti per ogni categoria, a partire dalla nostra. Da questa esperienza
abbiamo ancor più rafforzato la convinzione che il protocollo del 1993,
firmato dalle parti sociali col governo Ciampi, non è più in grado di
interpretare con sufficiente realismo la nuova realtà sociale. Inoltre, i
criteri per calcolare l’inflazione ed i modi di ridistribuire la
produttività nelle piccole e medie imprese non garantiscono più i nobili
intenti dell’accordo, ma lasciano vuoti incolmabili. In tal senso le
parole del ministro e dell’imprenditore citati in apertura sono
positive. Quelle del Vicepresidente di Confindustria, però, abbisognano
di un ulteriore approfondimento. Riteniamo che uno scontro come quello da
noi sostenuto con Federmeccanica, caratterizzato da un anno di negoziato e
intervallato da numerosi scioperi, non è auspicabile nemmeno per gli
industriali. Ecco, perché gli imprenditori devono avere il coraggio di
compiere un passo in più rispetto ad una potenziale apertura. Possiamo
essere d’accordo sui due livelli contrattuali e sulla possibilità di
legare il salario al territorio, ma sulla contrattazione di secondo
livello occorre osare di più a livello propositivo. Noi crediamo che la
durata del contratto possa essere portata da quattro a tre anni, con il
conseguente superamento del biennio economico, che insieme alla
contrattazione di secondo livello ha causato una sorta di ingorgo
contrattuale. Insomma, vogliamo estendere la contrattazione di secondo
livello a tutte le aziende: desideriamo fare la contrattazione
territoriale, o per distretto industriale, spostando la contrattazione
più vicino alla realtà produttiva diffusa. Proprio su questo punto è
necessario un andare oltre da parte di Confindustria, in un modo nuovo
rispetto al passato. Siamo stanchi di sentire ancora che la contrattazione
territoriale venga comparata ad una sorta di terzo livello contrattuale,
dato che chi fa la contrattazione aziendale, non parteciperebbe a quella
territoriale. E, poi sosteniamo che si possa anche superare il rischio che
la contrattazione fatta per tutte le aziende di un territorio, o di un
determinato distretto non colga le peculiarità delle singole imprese. Non
si tratta di elargire lo stesso trattamento alle aziende che vanno bene e
a quelle che soffrono la crisi. Siamo convinti che si possa costruire un
premio per linee di prodotto e filiere di lavorazione. Proprio su questi
temi Confindustria dovrebbe varcare la soglia e non limitarsi a fare
capolino dalla porta. Per quanto ci riguarda, anche nell’ultima
direzione nazionale, riunita a Compiano all’inizio di questa settimana,
abbiamo ribadito che nella trattativa per il prossimo rinnovo contrattuale
i temi dell’utilizzo degli impianti e della flessibilità
rappresenteranno un punto cruciale, perché la competitività delle
imprese e la capacità di cogliere le opportunità del mercato continua ad
essere un tema ineludibile della quotidiana attività produttiva. Per la
Uilm, infine, altri due argomenti sono di importanza strategica: quello
dell’inquadramento e quello della costituzione dell’ente bilaterale di
categoria.
Ufficio Stampa UILM
Roma, 25 settembre 2006
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