COMUNICATO
STAMPA
Uilm
nazionale
INTERVISTA di Antonino Regazzi SU
L' "ECO" DI BERGAMO
«Per il contratto è il
momento giusto»
Il leader nazionale dei metalmeccanici Uil,
Tonino Regazzi: ci sono le condizioni per un buon rinnovo
«I salari vanno
difesi dalla Finanziaria». Stoccata a Cremaschi (Fiom-Cgil): «Lacrime di
coccodrillo»
«Il contratto dei metalmeccanici? Lo faremo partendo da una posizione
di sintesi elaborato dalle tre confederazioni sindacali e sulla base di
rivendicazioni che sono appropriate alla situazione odierna».
È chiaro e coinciso Tonino Regazzi, segretario nazionale della Uilm-Uil
dà al Governo giunto ieri a Dalmine alla riunione del direttivo della
Uilm orobica, quando gli si chiede un parere sull'atteggiamento di
Federmeccanica che, sulla questione del rinnovo del contratto di
categoria, ha sottolineando la «molta confusione tra i sindacati», le
forti differenze nelle richieste economiche e la loro distanza («anche la
più moderata è mille miglia lontana dalle disponibilità e dalle
regole») dalle posizioni degli imprenditori.
«La loro è una risposta di circostanza: qualunque fosse stata la nostra
richiesta economica, anche la metà della più bassa, avrebbero risposto
così. Una presa di posizione politica che, mi auguro, cessi nel momento
in cui sarà varata la piattaforma di rivendicazione unitaria, a cui sta
lavorando una speciale commissione sindacale, per aprire un reale
confronto di merito».
Su cosa si basa la vostra rivendicazione salariale?
«Su due obiettivi: tutelare il potere d'acquisto dei salari recuperando
qualcosa rispetto agli anni passati; e nella parte aggiuntiva, mantenendo
quindi la logica dei due soli livelli contrattuali, dare un aumento
salariale a tutti quei lavoratori che non fanno i contratti integrativi in
azienda».
Ma la vostra cifra «stimata» è la più alta: 152 euro.
«Tutto compreso (meglio ricordare ai signori di Federmeccanica che sono
70 euro netti in due anni): compreso il fatto che la Finanziaria penalizza
la gran parte dei lavoratori tanto che alla fine di quest'anno il valore
complessivo dei salari, come capacità di spesa, sarà inferiore rispetto
al 2006. E compreso della ripresa economica che, indicata all'1,8% per il
2006, per il 2007 ora è prevista tra l'1,8 e il 2%. In pratica il quadro
potremmo dire che è oggettivamente migliore rispetto a quello del
precedente rinnovo, il 2005: di fatto due buone ragioni per fare le
rivendicazioni che abbiamo avanzato. Non dimentichiamoci poi che sul
lavoro pesa una forte tassazione: anche il governo potrebbe fare la sua
parte riducendo l'imposizione fiscale a favore dei lavoratori».
l recupero del potere d'acquisto degli stipendi è il suo leit motiv nei
giudizi critici sul Governo («che deve riconoscere i suoi gravi errori»)
ma anche verso qualche parte del sindacato - leggasi il segretario della
Fiom-Cgil, Giorgio Cremaschi - che, lei dice «oggi versa lacrime di
coccodrillo criticando le politiche del Governo».
«L'esecutivo Prodi ha creato molte aspettative, ma non è stato capace
poi di mantenerle. Ma ha dato il via ad una politica di ridistribuzione
del reddito che nessuno si aspettava: da un operaio di 3° livello single
ad un operaio di 3° livello con figli. E così è stato con la questione
del cuneo fiscale: dato alle aziende e restituito in parte ai lavoratori
con il capitolo detrazioni. Non è con queste mosse che si traducono
concretamente i concetti di solidarietà, eguaglianza e ridistribuzione.
Occorreva intervenire, invece, sulla fiscalità generale».
E a chi grida alla scandalo guardando le buste paga di gennaio perché i
lavoratori hanno guadagnato meno?
«Lacrime di coccodrillo! A giochi ancora aperti, a Finanziaria non ancora
varata, i calcoli che abbiamo fatto noi e quelli fatti da Cremaschi e
compagni non si discostavano molto: ma alla nostra proposta di due ore di
sciopero, come gesto di esplicitazione del disagio sociale degli operai,
loro hanno rifiutato...».
Ma queste divergenze come si conciliano con il documento unitario che il
sindacato confederale ha elaborato?
«Sarà unitario ma io lo bollo come "illusionista": al di là
che dà un giudizio quasi positivo alla Finanziaria quando ciò non è, ma
in ogni caso è elaborato talmente in modo "illusionistico" che
tutti ci si riconoscono anche se ognuno di noi dice tutto e il contrario
di tutto».
Pensioni e Tfr sono due dei temi caldi di questi mesi: che clima respirate
voi nelle fabbriche?
«In primis la forte necessità di difendere il potere d'acquisto delle
pensioni che in dieci anni hanno lasciato sul campo ben il 34% del loro
valore. La riforma delle pensioni? Io la mia ricetta l'ho già data:
parificazione uomo-donna. Oggi come oggi non ci sono più le condizioni
sociali di differenza che potevano giustificare anni addietro il divario:
certo non un intervento tout court. Vanno salvaguardate le specificità:
in primis la maternità. Altro che l'attuale tutela di 6 mesi, politiche
sociali di sostegno per 18-24 mesi. Così come tutelati debbono essere i
lavori usuranti».
Il capitolo Tfr?
«Politicamente il Tfr sottratto alle aziende per il fondo all'Inps è
stato un vero e propri sgarro. Un'iniziativa inaccettabile ancorché
sbagliata in via di principio. Ma fatto ciò, i sindacati sono stati bravi
a siglare una buona intesa che gli stessi lavoratori ci riconoscono oggi
quando si fanno le assemblee nelle fabbriche».
Paolo Perucchini
Ufficio Stampa Uilm
Roma, 9 febbraio 2007
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