COMUNICATO
STAMPA
Uilm
nazionale
Luca Colonna sul "Giornale" di oggi a pagina 6, in un
articolo a firma di Antonio Signorini sulle tasse. Nel pezzo citato
anche Antonino Regazzi.
Il testo dell'articolo
Centinaia di segnalazioni ai consulenti del lavoro,
scenate agli uffici personale delle aziende e telefonate di protesta ai
giornali. E la causa di tutto sono le buste paga di dicembre. Che sono
sempre state basse, ma che quest’anno hanno deluso le aspettative di molti.
Il motivo è più o meno lo stesso per tutti: il temutissimo conguaglio
fiscale si è fatto sentire più del solito, con riduzioni del «netto in
busta» superiori a quelle degli anni scorsi.
E sulla causa gli addetti al settore hanno pochi dubbi. «Questa situazione è
figlia della riforma contenuta nella Finanziaria 2007», spiega Rosario De
Luca, presidente della Fondazione studi consulenti del lavoro. Una
rivoluzione delle aliquote e degli scaglioni varata nel 2006 e che è entrata
in vigore nel gennaio del 2007, ma che in molti casi si è fatta sentire solo
ora.
In sostanza, molti di quelli che in questi ultimi 12 mesi pensavano di avere
schivato gli effetti della stretta fiscale del governo Prodi, si sono dovuti
ricredere di fronte alla busta paga di fine anno. Quella che registra la
differenza tra le imposte calcolate su base presuntiva, così succede per i
primi undici mesi dell’anno, e quelle basate sul reddito effettivamente
percepito.
Un «effetto domino - spiega ancora De Luca -, nel senso che la busta paga di
dicembre compendia tutte le situazioni maturate da gennaio. Quindi se nei
mesi scorsi non ci siamo accorti più di tanto del nuovo sistema, in fase di
conguaglio i nodi sono venuti al pettine».
La stretta ha avuto effetti maggiori sui redditi medio-alti. «A partire da
35-38 mila euro lordi all’anno». Che al netto in busta corrispondono più o
meno a 2.000 euro mensili. Dei 7,5 milioni di buste paga trattate dai
consulenti, pari ai due terzi dei rapporti di lavoro privati del Paese, due
o tre milioni rientrano nella fascia di reddito interessata.
La delusione per la busta paga di fine anno potrebbe anche avere ragioni
psicologiche: la percezione del taglio agli stipendi potrebbe essere
l’effetto dell’andamento dei prezzi. Gli aumenti hanno diminuito il potere
di acquisto dei lavoratori dipendenti che credono di avere una paga più
leggera.
Oltre all’onda lunga delle nuove aliquote e dei nuovi scaglioni targati
Prodi, nella brutta sorpresa di dicembre potrebbero aver pesato anche
problemi organizzativi, sempre legati alla riforma fiscale pensata dal
viceministro dell’Economia Vincenzo Visco. A ipotizzarlo Luca Colonna,
segretario nazionale della Uilm ed esperto in questioni fiscali che per
primo, insieme al segretario generale delle tute blu Uil Antonino Regazzi,
denunciò gli effetti negativi della riforma delle imposte sui redditi dei
lavoratori. «Ci potrebbero essere delle aziende che non hanno fatto in tempo
ad adeguare i software per il calcolo delle buste paga alla nuova normativa.
E quindi nei primi mesi potrebbero avere calcolato le imposte su quella
vecchia». Il conto della riforma, insomma, potrebbe essere finito tutto
sull’ultimo stipendio per errori di calcolo che si sono trascinati per
troppo tempo. Una situazione paradossalmente favorevole ai lavoratori
dipendenti, che hanno potuto percepire, per dodici mesi, uno stipendio
calcolato sulla vecchia normativa. E che poi, quando è arrivata la «mazzata»
della riforma, hanno compensato le perdite, sacrificando la tredicesima.
Ufficio stampa Uilm
Roma, 30 dicembre 2007
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