COMUNICATO
STAMPA
Uilm
nazionale
Ieri Ariel Hassan eletto segretario provinciale della Uilm di Varese con
voto unanime del direttivo provinciale; presente il segretario generale
dei metalmeccanici della Uil.
L'intervista su "Varese News", a cura di Michele Mancino, ad Antonino
Regazzi al termine dei lavori del direttivo: tra le proposte la
definizione della contrattazione territoriale, meno tasse sui salari e
più premi ai lavoratori
Quando Antonino Regazzi, segretario nazionale della Uilm, parla ai suoi
delegati sindacali si alza in piedi, non si mette la giacca e gli dà del tu.
Insomma, non si dà delle arie. Forse perché sa bene che scegliere il suo
sindacato significa venire sempre dopo la Cgil e la Cisl, sicuramente in
ordine di citazione. Eppure la Uilm nell'ultima contrattazione nazionale ha
fatto sentire la sua voce con molta determinazione, raccogliendo molti
consensi anche sul territorio (ha conquistato due nuovi delegati all'Agusta,
azienda del gruppo Finmeccanica).
Tra le proposte del segretario nazionale della Uilm c'è la diminuzione delle
tasse ai lavoratori sugli aumenti ottenuti e il superamento del modello
contrattuale collettivo e nazionale, giudicato vecchio, prediligendo invece
un modello territoriale.
Regazzi, partiamo dai salari. La detassazione come andrebbe realizzata?
«Io propongo che vengano detassati subito gli aumenti ottenuti con l'ultima
contrattazione per almeno due anni, lasciando intatta solo la parte
contributiva. Il lavoratore paga il 9 per cento il resto lo paga il datore
di lavoro. È solo il primo passo per un recupero del potere d'acquisto dei
salari. Un atto di giustizia sociale».
Lei insiste sulla contrattazione territoriale. Che differenza c'è con le
gabbie salariali proposte a suo tempo dalla Lega Nord?
«La maggior parte dei lavoratori non rientra nella contrattazione di secondo
livello e solo il 30 per cento delle aziende fa questa contrattazione. Se si
vogliono dare risposte concrete ai lavoratori in un'economia globalizzata
bisogna seguire questa via. Noi riteniamo che non si possa più prescindere
dal territorio e il modello di contrattazione nazionale se rimane così è
destinato a morire, perché le aziende e il lavoro sono un patrimonio del
territorio. Anche la flessibilità se la si regola non è il demonio e solo se
la rifiuto e la lascio gestire unilateralmente, diventa precarietà».
Come si realizza una contrattazione di secondo livello quando di fronte si
hanno una miriade di aziende medio piccole dove non c'è una rappresentanza
sindacale?
«Non nego che la fase iniziale possa essere complicata, però bisogna
studiare una piattaforma comune applicabile a un'intera filiera con una
serie di parametri oggettivi, partendo da redditività, qualità e
produttività. E il contratto dei metalmeccanici potrebbe fare da apripista
agli altri contratti, come è sempre stato».
Alcune aziende riconoscono già un premio risultato.
«Diciamo che è concepito come un contentino e non viene riconosciuto ai
lavoratori dell'indotto. E poi non si riconosce un ruolo alla
contrattazione, perché viene deciso unilateralmente».
Lei ha vissuto stagioni importanti e il confronto con gli altri sindacati
non è stato sempre idiallico. Si è aperta una nuova fase?
«Noi già nel 2001 dicevamo che occorreva una nuova piattaforma, e nuove
regole e quello che è successo nell'ultimo rinnovo lo avevamo previsto. La
Uil non ha come riferimento la politica, ma la rappresentanza degli
interessi dei lavoratori. Gli strappi in passato hanno sempre avuto una
ragione politica, basti ricordare gli anni di Cofferati. Ma ciò che vogliono
i lavoratori è solo un sistema che funzioni».
Ufficio Stampa Uilm
Roma, 2 febbraio 2008
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