COMUNICATO
STAMPA
Uilm Nazionale
Inchiesta dell’agenzia di
stampa Asca sull’industria elettrodomestica in Italia
Intervista del giornalista Gianluca Ricci a Gianluca
Ficco, responsabile del settore, per la Uilm nazionale
A seguire il testo integrale del “pezzo” ripreso questa mattina da “Italia
Oggi” (pagina 10), “Europa” (pagina 2), “L’Unità” pagina 34 e
"Messaggero Veneto".
Crisi:
Uilm, nel settore elettrodomestico a rischio diecimila lavoratori
Sono diecimila i posti di lavoro a rischio nel settore
elettrodomestico in Italia a causa della crisi economica in atto. E'
questa la stima della Uilm che sottolinea che la crisi colpisce con
particolare violenza l'industria degli elettrodomestici, che con 150.000
addetti ed un saldo commerciale positivo di 5 miliardi di euro rappresenta
il secondo settore industriale italiano. Nelle sole vertenze nazionali,
vale a dire in quelle di maggiori dimensioni, sono oggi a rischio ben
6.000 posti di lavoro, ma ad essi vanno aggiunti gli esuberi delle piccole
e medie aziende, soprattutto della componentistica, che è ancora
impossibile quantificare esattamente: secondo una valutazione prudenziale
rischiamo nel prossimo futuro di perdere più di 10.000 posti di lavoro.
Una situazione, quella descritta dal sindacato destinata a proseguire
anche nell'immediato futuro, come spiega all'Asca il responsabile del
settore elettrodomestico della Uilm nazionale, Gianluca Ficco. ''Non siamo
in presenza di una congiuntura negativa temporanea - sottolinea Ficco -,
bensì di una crisi strutturale, che promette di peggiorare ulteriormente
nel 2009. Le ragioni di fondo, risalenti almeno a sei anni fa, consistono
nella delocalizzazione e nella concorrenza dei paesi low cost. Oggi, però
la situazione risulta notevolmente aggravata dall'emergenza finanziaria,
che da una parte determina una stretta creditizia e dall'altra induce un
calo di consumi. Spinta alla delocalizzazione, stretta creditizia e calo
dei consumi, sommati fra loro, potrebbero quindi risultare fatali''. Una
situazione che potrebbe essere fronteggiata solo con una strategia comune.
''Vorremmo - sottolinea il sindacalista - definire con gli imprenditori
una strategia comune per chiedere poi insieme al Governo un tavolo
anticrisi''. Strategie e incentivi - tiene però a precisare Ficco - ''di
cui il settore ha bisogno dovrebbero essere previste principalmente per le
imprese socialmente responsabili''. Il settore degli elettrodomestici
conta circa 150.000 addetti complessivi, di cui 68.400 diretti ed il resto
indiretti; esporta per 10,3 miliardi e genera un saldo commerciale
positivo di 5,3 miliardi. I principali territori in cui è allocata sono:
Ancona (Fabriano) con 13.000 addetti diretti, Milano-Varese con 11.000,
Pordenone con 8.000, Treviso con quasi 3.000. La crisi più rilevante -
rileva la Uilm - è quella dell'A. Merloni, che ha radici abbastanza
antiche, ma si e' fortemente aggravata nel corso degli ultimi tre anni,
fino a sfociare il 14 ottobre 2008 nell'insolvenza della società e nella
sua ammissione alla proceduta di amministrazione straordinaria (c.d. legge
Marzano). Nell'azienda sono a rischio 3.200 posti di lavoro, anche se è
ripresa, sebbene a ritmi ridotti, la produzione. In pericolo è la stessa
sopravvivenza dell'impresa, nonché quella di numerosissime aziende
dell'indotto, che contano svariate migliaia di lavoratori e che sono
concentrate in tre diverse regioni: Marche, Umbria, Emilia Romagna. La
crisi della Siltal è anch'essa antica. L'azienda entrò anni or sono in
crisi, fino ad entrare in procedura concorsuale; nel 2007 è intervenuto
un investitore esterno, per acquistare l'azienda attraverso la nuova
società Siltal. Purtroppo nel corso del 2008 le cose sono andate
aggravandosi progressivamente ed oggi si paventa un nuovo e definitivo
fallimento. A rischio ci sono 900 posti di lavoro. La crisi dell'ACC,
maggiore impresa della componentistica, è anch'essa di lunga data, ma
dopo una fase di ripresa è andata aggravandosi nel corso degli ultimi
tempi. Gli esuberi annunciati dall'azienda sono concentrati nello
stabilimento di Belluno, ma forti timori di una crisi più vasta sono
confermati dalle recenti dimissioni dell'amministratore delegato Ermes
Fornasier. In totale i posti a rischio sono 250.
Per quanto concerne la vertenza Electrolux, questa è scaturita lo scorso
febbraio dall'annuncio della multinazionale svedese di voler procedere
alla ristrutturazione del comparto della produzione di frigoriferi,
attraverso la chiusura della fabbrica di Firenze ed il ridimensionamento
di quella di Treviso. La vertenza si è conclusa il 30 ottobre con la
firma dell'accordo sindacale alla presenza del Ministro del Welfare. In
totale i lavoratori che rischiano il posto sono 900. La Whirlpool ha di
recente annunciato 700 esuberi, che comunque dovrebbe essere possibile
gestire in modo ''dolce'' attraverso una mobilità volontaria; l'Indesit
ha aperto una procedura di mobilità volontaria (gestione ''dolce'' degli
esuberi) a Caserta per circa 50 persone. Si rileva infine un aumento in
tutte le società del settore dell'utilizzo della Cassa integrazione
ordinaria, che potrebbe presagire nel 2009 a nuove e dolorose
ristrutturazioni. Alla Indesit, infine, i posti a rischio sono 50. Dal
2002 la produzione di elettrodomestici in Italia ha iniziato a calare: dal
2002 al 2007 e' scesa circa del 17%. Traumatico e' stato in particolare
l'andamento dei frigoriferi: da 7,5 milioni di pezzi del 2002 a meno di
4,5 milioni di pezzi nel 2007. Vertiginoso, nonché più risalente nel
tempo, è stato, inoltre, il crollo dei piccoli elettrodomestici, iniziato
già a metà degli anni '90. Oggi, infine, sta entrando in crisi il
settore delle cappe, in cui l'Italia (ed in particolare la zona di
Fabriano, in provincia di Ancona) è leader mondiale. Dal '93 la
redditività media del settore degli elettrodomestici è notevolmente
calata, ma ciò in una prima fase ha corrisposto al generale andamento
calante della redditività dell'industria manifatturiera. Dal 2002 al
2007, però, l'industria degli elettrodomestici ha subito un notevole calo
di redditività, mentre il resto dell'industria manifatturiera ha segnato
un andamento positivo: l'EBIT medio delle imprese produttrici di
elettrodomestici nel 2007 e' sceso a meno del 4% dei ricavi netti, mentre
nel 2002 superava il 5%.
Ufficio stampa Uilm
Roma, 4 dicembre 2008
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