UNIONE ITALIANA LAVORATORI METALMECCANICI

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Periodico nazionale di informazione della Uilm
ANNO VI - NUMERO 8 Novembre 2001

I sommersi ed i salvati

Sono circa tre milioni e mezzo gli italiani che lavorano "in nero". Rispetto al totale degli occupati è una massa rappresentabile nella percentuale del 15,1%. Rispetto ai dati Istat del 1992 c'è stato un incremento dell'1,7%.
Si tratta di un'economia sommersa che corrisponde al 15,4% del prodotto interno lordo.
Al Sud prevale il "lavoro nero" in senso proprio, mentre nel Centro-Nord è più diffusa la pratica dell'occultamento del lavoro subordinato.
E' il Rapporto sull'economia sommersa a delineare questi dati.
Lo ha prodotto la Commissione politiche sociali e del lavoro del Cnel.
Parlamento e Governo da tempo si dedicano a porre in essere provvedimenti per far emergere il lavoro nascosto. Ad ottobre è stato approvato "il pacchetto dei cento giorni", un insieme di norme per il rilancio dell'economia.
E' proprio qui che si trova l'ultima legge per la sanatoria del sommerso.
Imprese, professionisti, autonomi, potranno presentare, entro la fine di febbraio, una dichiarazione di emersione che darà diritto ad un regime fiscale e contributivo agevolato per un triennio e ad una sanatoria per il passato.
La legge affronta, per la parte relativa al sommerso, due cause scatenanti del lavoro irregolare: gli oneri contributivi e quelli assicurativi. Fino ad oggi è stato legittimo affermare che sulle aziende è gravato il costo dello stato sociale e degli oneri fiscali.
Ora non sarà più così.
Agli imprenditori che emergono ed anche agli stessi lavoratori verranno concesse forti agevolazioni.
I primi parteciperanno ad un piano di riduzione fiscale caratterizzato dalla discesa delle aliquote dopo i tre anni di facilitazione all'emersione.
I lavoratori, con 200.000 lire, potranno regolarizzare ogni anno di "lavoro nero".
La legge non produrrà effetti miracolosi.
Se ne è reso conto anche il Governo: dalla sanatoria aveva previsto di incassare 7.000 miliardi, mentre realisticamente ha convenuto che dovrebbe percepirne solo 2.000. Dal primo gennaio del 2002 l'Amministrazione fiscale provvederà ad estendere a tutto il territorio nazionale dei controlli capillari per scovare chi è rimasto "in nero".
Spiega Giuseppe Roma, direttore del Censis: "Saranno soprattutto i lavoratori autonomi a volersi mettere in regola. Poi, le aziende che desiderano crescere, che sono subfornitrici di grandi imprese, o che hanno qualche contenzioso in atto. Ne potrebbero approfittare quelli del settore domestico: molte colf saranno in condizione di regolarizzarsi".
Purtroppo, i provvedimenti dei "cento giorni", ed in particolar modo quelli sul "sommerso", trascurano il Mezzogiorno.
Spiega il sociologo Giuseppe De Rita, per più di dieci anni presidente del Cnel: "Politiche punitive, o di agevolazione hanno poco effetto. La mia impressione è che la legge in questione non produrrà grandi risultati".
Dal Cnel lanciano un allarme. "Sulle materie contributive-rilevano i commissari del parlamentino di viale Lubin-esiste un contrasto da sanare con urgenza tra nuova e vecchia normativa. Inoltre, l'economia sommersa è causata dal basso livello di formazione e dei servizi della consulenza; dalle difficoltà da parte delle aziendedi adeguarsi agli standard richiesti, oltre a motivazioni ed opportunità di carattere economico".
La Commissione del Cnel ricorda la condizione del Sud, dove "s'aggiungono le carenze dell'organizzazione sociale e produttiva, le condizioni di indigenza di alcune fasce della forza lavoro ed anche la pressione della criminalità".
Anche l'attività di vigilanza promossa dal Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale ha fornito dei dati che lasciano interdetti.
Negli ultimi due anni, su un totale di 118.638 aziende controllate, ben 51.965 sono risultate irregolari.
Al lavoro nero sono da ricondurre il 74% dei contributi Inps totalmente evasi (sono 1495 miliardi) per un ammontare di 1.102 miliardi; ed il 63% dei premi Inail elusi, per un totale di 119 miliardi su 191 accertati.
Infine, molte assunzioni sono denunciate solo in caso d'infortunio:il 7% degli incidenti dichiarati (6.399 casi rilevati dall'inail su 92.474) ed in particolare il 30% di quelli mortali (42 su 135) sono riferiti ai primi cinque giorni di lavoro.
Si tratta di cifre per cui una nuova legge sull'emersione non può bastare.
Secondo il Cnel "Gli interventi governativi, a partire dal 1989, hanno puntato ad incentivare le aziende, per esempio attraverso i contratti di riallineamento, e a potenziare i controlli, alleggerendo al tempo stesso le sanzioni". Conclude ilConsiglio nazionale dell'economia e del lavoro: "Alle leggi di tipo promozionale si deve aggiungere una politica strutturale che intervenga direttamente sulle cause del fenomeno". Questo significa: "massima semplificazione delle procedure; la diffusione della cultura della legalità; maggiori interventi per il controllo del territorio; una maggiore informazione e formazione per la nascita della cultura d'impresa; la realizzazione di infrastrutture che favoriscano la creazione di nuove attività produttive; il riordino degli incentivi fiscali e contributivi, la riduzione della pressione per le qualifiche ed i salari più bassi; la predisposizione di piani locali per l'emersione; l'intensificazione dei controlli e la creazione di centri di servizio; un maggiore dialogo tra le amministrazioni competenti; un coordinamento delle attività; un costante monitoraggio di tutte le iniziative attuate".
Antonio Giulio Di Mario

La Commissione europea ha detto sì ai provvedimenti in favore dell'emersione, perché favoriscono "tutte le imprese situate sul territorio nazionale che decidono di regolarizzare la loro posizione". Il via libera di Bruxelles sgombra il campo da ogni residuo intoppo per gli incentivi all'emersione. Gli aiuti per l'emersione delle attività in nero sono contenute nella legge sui cento giorni e nel maxiemendamento al decreto sull'euro. Le imprese in nero avranno tempo fino al 28 febbraio del 2002 per presentare la dichiarazione di emersione.
I datori di lavoro che presenteranno la dichiarazione potranno contare per tre anni su aliquote fiscali
sostitutive di Irpef e Irpeg, Irap pari al 10,15,20% rispettivamente per il primo, secondo e terzo anno agevolato. Le imprese potranno usufruire anche di una forte riduzione dei contributi la cui aliquota sostitutiva sarà del 7% il primo anno, del 9% il secondo, dell'11% il terzo. I premi assicurativi diminuiranno attraverso un'aliquota che sarà ridotta al 25, 30, 35%, rispettivamente per i tre anni a seguire. I lavoratori emersi non dovranno corrispondere contributi durante il triennio e avranno sconti fiscali mediante una tassazione sostitutiva Irpef del 6, 8, 10%. La dichiarazione di emersione può valere come proposta di concordato tributario, previdenziale ed assicurativo. Il datore di lavoro, se vorrà chiudere ogni contenzioso col Fisco, dovrà corrispondere un'imposta dell'8%, mentre i lavoratori potranno regolarizzare la loro posizione con il pagamento di un'una tantum di 200.000 lire. I lavoratori potranno riscattare ai fini previdenziali i 5 anni precedenti la dichiarazione di emersione versando il33% dei contributi dovuti. La parte restante sarà a carico del Fondo per l'emersione.
Secondo una elaborazione del Censis i lavoratori irregolari ammonterebbero a 3.846.000. Molti di questi non sarebbero dipendenti. L'istituto di ricerca calcola 598.000 persone in servizi domestici presso famiglie; 376.000 in attività immobiliari, noleggi e attività professionali; altri 417.000 in agricoltura e pesca; 397.000 in alberghi e pubblici esercizi; 333.000 nel commercio all'ingrosso, dettaglio e riparazioni; 233.000 in altri settori. Due milioni e 354.000 persone occupate in imprese familiari, o individuali. Ne rimarrebbero un milione e 100.000 in trasporti, comunicazioni, industria manifatturiera, costruzioni, servizi sociali e pubblici.
Si è fatto un gran parlare fino ad oggi della legge delega approvata dal Governo per modificare l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. "Fonti del Ministero del Lavoro - rivela il settimanale Panorama- fanno osservare che, comunque, la stragrande maggioranza lavora in aziende sotto i 15 dipendenti dove in caso di licenziamento la legge prevede già ora solo il risarcimento. I lavoratori di aziende sopra i 15 dipendenti coinvolti nella nuova legge sono stimabili, quindi un'esigua minoranza.
Ciò significa che tra le aziende emerse, quelle che pagano tasse e contributi, il 94% ha meno di 15 dipendenti. Insomma, l'obbligo di reintegro in caso di licenziamento varrebbe solo per il 6% di tutte le imprese italiane.
"Se questa percentuale si applicasse ai di pendenti del sommerso - sostiene Renzo Rosati, giornalista di Panorama - e se tutti volessero emergere, i lavoratori interessati dalla nuova normativa sarebbero dai 53 mila ai 66 mila".
Nella sostanza, se la legge delega dovesse essere approvata dal Parlamento a partire da gennaio, il Governo avrà un anno di tempo per varare i decreti attuativi. In questo caso la riforma del mercato del lavoro si caratterizzerebbe per una sospensione sperimentale per quattro anni e solo per casi limitati dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Solo dopo questo periodo il Governo verificherebbe i risultati e l'opportunità di ulteriori modifiche. Bisogna ricordare che l'opposizione del Sindacato alla legge delega, attraverso una mobilitazione articolata (vedi editoriale di Regazzi, ndr) punta al ritiro del provvedimento. Se così non fosse, il Parlamento potrebbe modificare ulteriormente la legge. Molto probabilmente, all'inizio del nuovo anno, sarà proprio questa la carta che il Governo giocherà col Sindacato per sbloccare la contrapposizione tra le parti.

Ultim'ora
Il governo sta pensando di riaprire i termini per la sanatoria sul sommerso. La scadenza fissata al 28 febbraio sarà molto probabilmente prorogata con decreto ministeriale. Il Governo starebbe pensando alla fine di maggio. E' partita una vera e propria campagna di informazione sul territorio per sensibilizzare la platea dei sommersi che in passato hanno manifestato forte scetticismo su incentivi e sanatorie. Il 28 febbraio era una data troppo ravvicinata perché le imprese finora nascoste decidessero di uscire allo scoperto. Molti imprenditori potrebbero preferire strade meno pericolose: dagli sgravi contributivi per i nuovi assunti al credito d'imposta sui nuovi investimenti.
Infatti, le imprese stanno chiedendo la possibilità di utilizzare gli aiuti per l'occupazione sui nuovi assunti che l'Inps finora ha negato. Anche da qui l'ipotesi di arrivare ad un ulteriore di arrivare rapidamente ad un'ulteriore prolungamento del termine per presentare la dichiarazione di emersione per favorire un approccio più morbido alla nuova disciplina.

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