UNIONE ITALIANA LAVORATORI METALMECCANICI

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Periodico nazionale di informazione della Uilm
ANNO VII - n° 1 febbraio 2002

Il rinnovamento della Uilm

Sono trascorsi quattro anni dall'11° Congresso Nazionale di Napoli. In questo periodo di grande trasformazione sociale, politica ed economica si sono modificati schemi e riferimenti per il Sindacato, il quale ha cercato e sta cercando di adeguarsi al cambiamento, con l'intento di offrire sempre le risposte migliori a tutti i lavoratori che vuole rappresentare.
Da allora, la UILM, e particolarmente negli ultimi due anni, ha cambiato oltre il 60% dei suoi responsabili provinciali, regionali e nazionali.
Un processo, questo, inevitabile per un'organizzazione che vuol stare al passo con i tempi e che vuole dare risposte a tutti i lavoratori e a tutti i cittadini in una società in continua evoluzione.
Le realtà lavorative, con le quali ci confrontiamo, ci presentano un mondo del lavoro sempre più frammentato, precarizzato e con tentativi da parte del padronato sempre più pressanti, tesi a ridurre quelli che sono i diritti acquisiti con grandi sacrifici da parte dei lavoratori.
Il sindacato deve trovare le soluzioni per rispondere ai giovani, alle donne, a chi ha perso il posto di lavoro e a chi non ce l'ha, a chi non ha più una giovane età e la capacità di inserirsi in una nuova organizzazione lavorativa, diversa, tecnologicamente avanzata. C'é quindi il bisogno di creare i presupposti, anche con lo strumento della formazione, affinché una nuova collocazione non sia solo un miraggio ma concreta opportunità.
Stiamo svolgendo questo nostro Congresso Nazionale dopo quattro mesi dall'avvio della fase congressuale, durante la quale sono state svolte le assemblee di fabbrica, di zona, i congressi provinciali e regionali.
La discussione che si è sviluppata sulle tesi congressuali è tuttora di attualità e il contributo al dibattito che ne è derivato è stato senz'altro importante, tenendo conto degli avvenimenti che si sono verificati nel corso di questi mesi in campo sociale, economico, politico ed internazionale.
Crediamo sia utile per la discussione che stiamo svolgendo fornire i dati dei congressi svolti.
Nei 94 congressi provinciali e nei due congressi regionali sono stati coinvolti 4.778 delegati a loro volta eletti dagli iscritti alla UILM nelle 2.012 assemblee di fabbrica e in 197 assemblee di zona. Tale discussione ha portato un contributo, sia per lo sviluppo e l'integrazione delle tesi congressuali che, per la definizione dei programmi di politica sindacale, dove vedrà impegnata la UILM nei prossimi quattro anni.
Nel corso dei congressi si è dato vita ad oltre 750 ore di dibattito per un totale di circa 1.800 interventi.
Nel rinnovare le proprie strutture, i congressi provinciali hanno eletto 3.352 componenti nei comitati direttivi.
Oggi, a questo 12° Congresso Nazionale, partecipano 280 delegati, eletti nei vari congressi, in rappresentanza diretta della nostra base.
Per far crescere, garantire la continuità e, per il futuro della UILM, dobbiamo puntare al coinvolgimento dei giovani che già, in questa fase congressuale, hanno svolto un ruolo importante.
Nelle assemblee di fabbrica e nei congressi provinciali e regionali, infatti, la partecipazione dei giovani è stata particolarmente attiva.
Pensiamo che, anche in coerenza con i cambiamenti sociali in atto, la UILM debba e possa proseguire su questa strada che porta nuovi contributi di idee, in grado di rafforzare l'insieme delle strutture.
Il coinvolgimento delle donne non è assolutamente soddisfacente, e lo possiamo costatare dalla presenza delle delegate a questo congresso.
In questa sala sono presenti su 280 delegati solo 20 donne, pari al 7%.
Questo vale anche per quanto riguarda la presenza femminile all'interno dei comitati direttivi provinciali: su 3.352 componenti complessivi solo 275 sono donne, pari all'8%.
Riteniamo che vada realizzato uno sforzo maggiore, in considerazione del fatto che la presenza femminile nei luoghi di lavoro è sempre più numerosa, di spessore e di qualità propositiva.
Sui temi della democrazia e della rappresentanza crediamo che, la definizione delle RSU, sancita dal protocollo di luglio 93, abbia dato una risposta concreta all'esigenza di rendere più democratico e moderno il sistema di relazioni industriali, della rappresentanza e della rappresentatività.
Le RSU sono state la mediazione positiva tra la rappresentanza sindacale interna alla fabbrica ed il sindacato esterno, assolvendo al contenzioso di due linee di tendenza che sostenevano una, il dato associativo unico misuratore della rappresentatività del sindacato, l'altra che lo attribuiva al solo dato elettorale.
Le RSU dirimono questo contenzioso, rappresentando il giusto equilibrio attraverso la titolarità congiunta tra RSU e sindacato territoriale in merito alla contrattazione di secondo livello.
Per quanto riguarda l'elezione, le rappresentanze sono elette da tutti i lavoratori, e chiunque può concorrere costituendosi in sindacato.
Con questo sistema si è affermato il principio del modello della democrazia rappresentativa rispetto alla democrazia diretta.
Possiamo dire che in questi anni il modello ha sostanzialmente funzionato, e che le regole e gli accordi tra le organizzazioni sindacali hanno dato una risposta positiva alla gestione della contrattazione di secondo livello.
Malgrado le diverse difficoltà riscontrate negli ultimi tempi tra la FIM, la FIOM e la UILM, nessuno ha messo,formalmente, in discussione questo modello né sostiene che non funziona. Certo il congresso della FIOM e il suo documento finale vanno verso un'altra direzione. Cosa vogliono fare?
Ad oggi, quindi, noi ribadiamo la validità di queste regole, e con l'esperienza di otto anni di elezioni delle RSU chiediamo di riflettere sulla opportunità di rivisitare sia il regolamento, il quale in alcuni casi si presta a varie interpretazioni, sia il patto di solidarietà.
Non vogliamo dire che quei testi devono essere riscritti, ma come ogni cosa, possono essere corretti, sulla base della casistica e dei problemi che abbiamo riscontrato nel corso di queste due tornate elettorali, che in qualche modo si è cercato unitariamente di risolvere.
Una riflessione è però doverosa, occorre farla anche nel rapporto tra le organizzazioni sindacali, sia per quanto riguarda le regole di elezione e del rispetto dei patti, sia per l'accettazione delle decisioni che questo modello comporta.
Negli ultimi due anni si è riscontrata sempre più la tendenza, da parte di molte strutture provinciali, a non rispettare gli accordi sottoscritti senza che questo fosse dichiarato palesemente, come sarebbe giusto fare nel momento in cui, questi, non vengono condivisi.
Tanto più grave, se in uno stesso territorio in alcune aziende si applicano e in altre no, a seconda della rappresentanza interna, senza che ci sia un intervento risolutore delle segreterie provinciali.
Per quanto riguarda le attuali regole di elezione, un aspetto che andrebbe sicuramente rivisto è l'incongruenza che si viene a determinare nelle aziende con meno di 300 dipendenti, dove di norma vengono elette tre RSU. In questi casi, anche se si registra una sostanziale pariteticità di consensi tra le tre organizzazioni, sistematicamente una di esse rimane esclusa, per effetto dell'attuale regolamento e del patto di solidarietà, dalla rappresentanza dei propri elettori.
Questo è un aspetto che va chiarito in tempi brevi, in quanto ci apprestiamo, nel corso del prossimo anno, al rinnovo della maggioranza delle RSU.
Altro aspetto importante è quello dell'accettazione, da parte delle organizzazioni sindacali, delle decisioni delle RSU in merito alle questioni aziendali, lasciando, come è giusto, ai lavoratori, la possibilità di revocare il mandato se questi ritengono non essere più rappresentati o di non condividere le scelte fatte.
Gli esempi della FIAT, della Zanussi, della SKF, della Micron e, ultimo in termini di tempo della Piaggio, sono emblematici di tale confusione.
La vicenda del contratto nazionale ha evidenziato, anche tra i nostri iscritti, la mancanza di regole, per quanto riguarda l'approvazione delle piattaforme e la decisione finale per sottoscrivere l'eventuale conclusione, quando tra le organizzazioni non c'è accordo.
Riteniamo indispensabile definire che tipo di rapporto democratico si debba praticare fra le organizzazioni sindacali e i lavoratori non iscritti, definendo le modalità per quest'ultimi di apportare un contributo alla formazione delle decisioni, in un quadro di rispetto delle regole e della prevalenza degli strumenti della democrazia delegata rispetto alla democrazia diretta.
L'esempio del pubblico impiego può essere un punto di riferimento, anche se di difficile attuazione per la nostra realtà industriale, in quanto si dovrebbero trovare i tempi e i modi di certificazione del dato associativo e del dato elettorale, elemento questo in grado di creare un'anagrafe attendibile di questi dati.
Senza un supporto legislativo sarebbe quasi impraticabile questa strada, in quanto non redimerebbe la questione della rappresentatività.
L'approssimarsi del rinnovo del contratto nazionale, certamente prioritario per tutti i lavoratori, deve spingere le organizzazioni ad aprire una discussione che porti in tempi brevi a trovare una soluzione, cercando, di evitare i problemi riscontrati nel rinnovo del biennio economico.
Al coinvolgimento dei lavoratori non iscritti, alla preparazione della piattaforma e all'approvazione degli accordi, deve fare riscontro l'istituzione di una quota di servizio contrattuale, tramite una contribuzione straordinaria, che interessi la totalità dei lavoratori non iscritti, che beneficiano comunque del risultato contrattuale.
Crediamo che questa sia una questione di equità.
C'è ora la necessità di parlare della UILM, di noi, del nostro modo di lavorare. La comunicazione fra territori e struttura nazionale, per quanto riguarda la trasmissione di dati e di informazioni, a volte risulta difficile e complicata. Questo si determina non per deficit tecnologici, quanto piuttosto per una scarsa sensibilità, dettata dalla sottovalutazione dell'importanza stessa dell'informazione.
Le elezioni delle RSU, i dati, i voti, gli accordi integrativi ecc. sono strumenti indispensabili per avere un quadro generale dell'attività sindacale svolta nell'ambito di tutto il territorio nazionale, che segnala di fatto la nostra presenza politica.
Dobbiamo convincerci che il patrimonio del lavoro svolto dai singoli territori è un patrimonio di tutti, di tutta la UILM. Deve servire per confrontarci, per scambiarci delle idee e non per sentirsi sotto esame.
Un esempio di questa inefficienza, è stata l'insufficiente e a volte incompleta trasmissione dei dati relativi alle elezioni delle RSU svoltesi in questi quattro anni. Questo non ci ha permesso di presentarvi un riepilogo nazionale, se non per due gruppi, anche importanti, ma non esaustivi dell'intera categoria.
Pensiamo che si possa fare di più, anche per non vanificare il lavoro che alcuni correttamente svolgono.
Sulle politiche organizzative nei territori, non ci convince la delibera della UIL sull'accentramento delle risorse nelle piccole C.S.P., in quanto riteniamo che sia una politica difensiva e non colga l'obiettivo di espansione delle categorie, anzi rischia di affossarle togliendo parte delle poche risorse disponibili.
La non applicazione nelle province interessate dimostra che l'attuazione della delibera stessa, oltre all'ufficialità, non è funzionale a risolvere i problemi esistenti.
Riteniamo più utile, invece, mantenendo inalterata l'autonomia delle categorie, la sperimentazione dell'operatore polivalente intercategoriale o interprovinciale. In questo modo si manterrebbe l'interesse e l'entusiasmo necessario per ottenere i risultati che portano all'espansione e all'autosufficienza, con beneficio economico e politico della stessa Camera Sindacale.
Per quanto riguarda gli aspetti amministrativi, la nostra situazione patrimoniale è sostanzialmente in pareggio, permanendo, però, lo squilibrio tra le entrate ordinarie da tesseramento e le uscite.
Le entrate straordinarie relative ai contratti del 1997 e del 1999, equamente ripartite, hanno permesso l'equilibrio ed alcuni investimenti rivolti a strutture in difficoltà con prospettive di crescita, che in alcuni casi si sono realizzate.
Come abbiamo già detto, la questione delle quote di servizio contrattuale deve, non solo per questioni economiche, diventare un'entrata ordinaria.
Riteniamo assolutamente legittimo e rispondente a principi di equità ribadire che anche i non iscritti al sindacato debbano, almeno in occasione del rinnovo del contratto, contribuire ad una parte dei costi sostenuti per raggiungere l'obiettivo prefissato.
Pertanto se nel quadriennio 1997-2000 la situazione finanziaria si è chiusa in pareggio, dobbiamo porci il problema per il futuro.
Una più idonea e corretta gestione amministrativa, tenendo anche conto dell'inevitabile aumento dei costi, deve mettere i futuri gruppi dirigenti e tutta l'organizzazione nelle condizioni di trovare il giusto equilibrio nella ripartizione delle quote ordinarie e straordinarie.
A seguito dell'impegno assunto all'ultimo congresso nazionale, nel corso di questi anni abbiamo messo a disposizione di tutta l'organizzazione un programma per la contabilità, fatto incontri di formazione per gli operatori, ma i risultati si sono dimostrati insufficienti, alcuni hanno ritenuto inutile questo servizio, altri pensano che si tratti di meri adempimenti burocratici che non sono confacenti con l'attività politico/sindacale.
E' sbagliato!
Noi siamo un soggetto che ha dipendenti, che eroga rimborsi, che fa acquisti Non a caso è stata varata una legge ad hoc per noi.
Non pensiamo che un bravo sindacalista debba essere anche ottimo amministratore, ma deve delegare a qualcuno questo compito per evitare in futuro spiacevoli e costosi inconvenienti.
La nostra capacità sindacale si misura, in ogni aspetto della vita dell'organizzazione; privilegiare solo una parte, può determinare debolezza e scarsa efficacia nell'attività sindacale stessa.
In questa comunicazione sono stati toccati alcuni aspetti, altri volutamente tralasciati.
La nostra organizzazione, la UILM, pur con i suoi problemi, si dimostra un'organizzazione sindacale capace di governare il cambiamento, brillante ed unita.
Siamo sicuri che queste caratteristiche saranno una solida base per il nostro futuro.
Eros Panicali

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