UNIONE ITALIANA LAVORATORI METALMECCANICI

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Periodico nazionale di informazione della Uilm
ANNO VII - n° 2  marzo 2002

Il ricordo di Marco Biagi

Marco Biagi era un uomo sensibile, e insieme pragmatico. Attento alle novità consapevole della necessità di capirle e guidarle. Mite ed ironico. Uno studioso al servizio della ricerca, del dialogo e delle riforme. Come Tarantelli, come Ruffili e D’Antona. Il terrorismo colpisce purtroppo gli uomini moderati e ragionevoli che credono nel dialogo e operano per le riforme. Marco ha operato con me e con Prodi per le riforme nel Corso della passata legislatura, e intendeva continuare a farlo.
Voleva la mediazione. Il suo contributo al Libro Bianco sul lavoro era fondato su questo spirito e attento alle indicazioni europee che lui seguiva con particolare cura, per chi riteneva che costituissero il nostro orizzonte anche in materia di lavoro. Marco era un giurista moderno, aperto alla dimensione internazionale comparata. La sua collaborazione con me al ministero del Lavoro fu preziosa sia per la costruzione delle nostre proposte comuni si per il contributo che sapeva dare in sede europea. Era particolarmente orgoglioso della sua competenza nelle materie comunitarie e di essere apprezzato a Bruxelles come membro autorevole del comitato per l’occupazione e di gruppi esperti di alto livello: un apprezzamento non frequente per i rappresentanti italiani.
La collaborazione di Biagi al Libro Bianco del ministro Maroni ha prodotto molte indicazioni utili. Anche se non le condividevo tutte, non ho avuto difficoltà riconoscere elementi di continuità con l’azione riformatrice sostenuta nella scorsa legislatura, oltre che di coerenza con il quadro europeo. Con Biagi ne parlavamo spesso. Gli davo atto dell’impegno e dell’onestà intellettuale. Ma gli sottolineavo che nel diverso contesto politico attuale, le difficoltà di ottenere risultati “bipartisan”, come lui e io stesso volevamo, era destinata a crescere.
Sopratutto perché vedevo calare la fiducia nella concertazione, quella fiducia che Biagi invece continuava a ribadire, e perché vedevo profilarsi una radicalizzazione del conflitto, specie sull’articolo 18, che rischiava di bloccare la possibilità di confronto su altri temi, più ampi e più importanti come quelli che vanno sotto il titolo di statuto dei nuovi lavori. 
Biagi non amava le forzature. Pensava, come me, che si dovesse sempre lasciare aperto lo spazio per le trattative. Egli cercava sempre la mediazione; anche sull’articolo 18. Forse in questo si illudeva, come si è visto dall’acuirsi del conflitto sociale nelle ultime settimane. I problemi del lavoro sono spesso stati motivi di tensione. La dialettica e il conflitto sono fisiologici. La follia è che diventino motivo di terrorismo e di omicidio. La reazione al terrorismo deve essere ferma, da parte di tutti, a cominciare da noi riformisti. Da noi che abbiamo creduto sempre nelle trattative; nella concertazione, anche nel momento in cui è più difficile la speranza. Solo il dialogo è l’antidoto alla violenza e per questo noi abbiamo sempre sollecitato la trattativa anche quando il clima si improntava allo scetticismo e talora al sospetto.
Non è il momento di polemiche, ma abbiamo il dovere di richiamare questo punto, per dovere verso Marco verso noi stessi. Non si è fatto abbastanza per il dialogo, per la ricerca dal consenso, per evitare che temi così delicati come quelli del lavoro e dell’articolo 18 venissero trattati in modo forzato. Si deve fare di più per riprendere il filo interrotto e ora spezzato da una scheggia impazzita. Per questo voglio ribadire la necessità di riaprire la concertazione a tutto campo. Spero che gli inviti in tal senso, che ora si ripetono, abbiano seguito effettivo.
Non facciamoci bloccare nella nostra fiducia nel confronto e nella ragione. Nessuno deve strumentalizzare questo dramma. È irresponsabile indicare sorgenti “di odio“ indistinte e a senso unico. Se vogliamo ricordare Marco rendergli giustizia e onore, dobbiamo non solo evitare strumentalizzazioni, ma continuare l’opera di ricerca del consenso per le riforme, sempre con la forza della ragione e con la passione che Marco aveva.
Tiziano Treu

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