UNIONE ITALIANA LAVORATORI METALMECCANICI

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Periodico nazionale di informazione della Uilm
ANNO VII - n°3  aprile 2002

Fiat: rafforzare la capacità competitiva

Riduzione del costo del lavoro, flessibilita' e venti nuovi modelli d'auto entro il 2005. E' la ricetta di Paolo Cantarella per il rilancio Fiat. L' amministratore delegato dell'azienda, che ha chiuso in rosso il primo trimestre dell'anno, con disinvoltura ha parlato del futuro della Fiat. Nell'intervista, sulla "Repubblica" di metà maggio, Cantarella ha sottolineato che a Mirafiori si sta concentrando ''tutta la produzione degli stabilimenti torinesi con il trasferimento delle linee di Rivalta" e che "Mirafiori avra' una sua missione operativa". Nello stesso giorno in cui si sono lette queste dichiarazioni, la Fiat ha annunciato gli esuberi. Sono 2.887 i lavoratori interessati di cui 2.442 nell'Auto e 445 nelle società che forniscono servizi. Oltre la metà degli esuberi è concentrata nell'area torinese. La Fiat punta all'utilizzo della mobilità fino alla maturazione dei requisiti per la pensione. La crisi verrà gestita anche con il ricorso alla cassa integrazione. Circa diecimila lavoratori a giugno saranno interessati da questo provvedimento. La Fiat ha anche annunciato 445 esuberi tra i dipendenti delle società che forniscono servizi. E' sorprendente come l'azienda abbia presentato al sindacato un piano basato solamente sulla gestione dei costi di produzione. Per quanto poco traumatica sia questa soluzione, si tratta di una pura operazione di alleggerimento sul costo del lavoro Non la si può proprio definire un piano industriale, perché non vengono indicate prospettive per chi lavora e lavorerà in Fiat L'unica via d'uscita che viene indicata è il taglio sugli organici. Ma gli esuberi servono a poco, solo a risparmiare un po' di soldi. Così non si esce da una crisi che c'è e sarà lunga.
La Fiat negli ultimi anni ha perso quote di mercato in maniera più che proporzionale rispetto a quanto accaduto alle altre case automobilistiche. La causa principale delle difficoltà della casa torinese sta nel fatto che il mercato non ha apprezzatol'ultimo modello del segmento C, la Stilo.
La campagna di lancio e il marketing parallelo non sono stati gestiti con successo ed incisività: gli ordini hanno tardato a venire.
Solo per fare un esempio, la nuova Mini Minor della Bmw nello stesso periodo ha sbancato il mercato, diventando un fenomeno di moda.
Ci vuole prodotto innovativo su cui puntare che trovi il favore del pubblico.
In questo modo si può tentare di uscire dalla crisi.
Inoltre, non bisogna sottovalutare il ruolo che il Governo può svolgere, oltre a quello relativo alla tutela degli insediamenti produttivi e dell'occupazione.
Il Governo può mettere in campo proposte di politica industriale a sostegno della mobilità pulita: rafforzare dal punto di vista industriale la capacità competitiva della Fiat a livello di qualità, innovazione di prodotto e di processo può rappresentare una speranza per il domani.
Dopo gli scioperi, le iniziative di lotta e la mobilitazione, contro un atteggiamento della Fiat chiuso e miope, occorre approntare delle iniziative strategiche.
Solo così si può difendere il mondo del lavoro, riaprire il confronto con la Fiat, uscire dalla crisi per prefigurare la crescita.
Antonino Regazzi

LA SITUAZIONE
I lavoratori in eccedenza sono soprattutto operai, 1831 contro 611 impiegati. Si concentrano a Torino (1.655), dove si producono la Punto, la Panda, la Marea, la Multipla, la Lybra, la 166 e la Thesis; ma significative sono le riduzioni di personale anche negli stabilimenti del mezzogiorno, escluso quello di Melfi: 233 a Termini Imerese (dove si produce la Punto); 216 a Pomigliano (Alfa 156, 147, 156W, 147 Gta) e 97 a Cassino (Stilo). Nelle sedi commerciali sono stati individuati 110 esuberi e 131 ad Arese (la Vamia, auto ecologica). Complessivamente gli esuberi sono 2.887 perche' taglieranno anche due delle due societa' che forniscono servizi a Fiat Auto, la Gesco (305 eccedenze) e la Sepin (140). Per tutti l'obiettivo e' il ricorso alla mobilita' (per tre, quattro anni a seconda delle aree geografiche) fino alla maturazione dei requisiti per la pensione. Una cura morbida che sara' accompagnata dal ricorso alla cassa integrazione per adeguare la produzione ai cali della domanda. 

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