UNIONE ITALIANA LAVORATORI METALMECCANICI

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Periodico nazionale di informazione della Uilm
ANNO VII - n°3  aprile 2002

Letta: "ripartire dal libro bianco"

ENRICO LETTA, 35 ANNI, NELLA SCORSA LEGISLATURA E' STATO MINISTRO DEL COMMERCIO ESTERO E DELL'INDUSTRIA. ORA E' DEPUTATO E RESPONSABILE DEL DIPARTIMENTO ECONOMICO DELLA MARGHERITA. IN QUESTI GIORNI STA GIRANDO IL PAESE SIA PER LA SCADENZA  ELETTORALE DELLE AMMINISTRATIVE, MA SOPRATTUTTO PER PRESENTARE LO STATUTO DEI LAVORI. LETTA, INFATTI, SI STA RIVELANDO UNO DEI MASSIMI DIVULGATORI DELLA PROPOSTA DI LEGGE TREU ED AMATO.
- Ritiene che dopo lo sciopero generale ci siano le possibilità per riavviare un serio confronto tra governo e sindacati?
E' quello che continuo a sperare. I sindacati hanno posto con chiarezza alcune legittime condizioni per la ripresa del dialogo, mi auguro che nel governo prevalga il buon senso e dunque la disponibilità ad accoglierle. Certo le recenti prese di posizione del ministro Maroni sul ruolo e la natura dei sindacati suonano più come un'intimidazione che come un invito al confronto e dunque non lasciano presagire nulla di positivo. Per quanto riguarda l'opposizione, la Margherita e l'Ulivo continueranno comunque a fare, costruttivamente, la loro parte.
- Ha più volte ribadito che bisogna ripartire dal "Libro Bianco"; come è possibile parlarne accantonando la modifica dell'art. 18?
E' possibile parlare del "Libro Bianco" e "ripartire" quindi dal "Libro Bianco" proprio rispettandone idee e proposte, tra le quali non compare la modifica dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori. Si tratta di un intervento non suggerito da quel documento, che si limita a segnalare la diversità di discipline e tutele nei diversi Paesi per il caso di licenziamenti senza giusta causa. Basterebbe allora stralciare la modifica dell'art. 18 per ricondurre il dibattito a quanto nel "Libro Bianco" è indicato e può essere oggetto di confronto e miglioramento.
- Lei è un sostenitore della proposta di legge Treu-Amato sui "Diritti del lavoro". Come possono il governo e le parti sociali confrontarsi su uno "Statuto dei lavori", anziché sulla "Statuto dei lavoratori"?
Lo "Statuto dei lavoratori" ha segnato una conquista decisiva per il nostro Paese e rappresenta un punto di non ritorno sul terreno dei diritti. Ha però oltre 30 anni, nel mondo del lavoro molte cose sono radicalmente cambiate e occorre intervenire per estendere quei diritti a realtà che ne sono escluse e non possono essere abbandonate a se stesse, né peraltro irrigidite. Di qui la proposta che l'Ulivo ha cominciato a presentare alle parti sociali. La disputa terminologica non mi appassiona, conta la sostanza. E continuo a sperare che nel governo riaffiori la ragionevolezza indispensabile ad avviare il confronto.
- Tiziano Treu, intervenendo al seminario della Uilm su "Nuovi lavori, nuovi diritti, nuove tutele", ha specificato che solo per fare la riforma degli ammortizzatori sociali ci vorranno almeno cinque miliardi di euro. Come si possono fare le riforme se non ci sono i soldi che le garantiscono?
La risposta è semplice: in questo campo, salvo magie, riforme a costo zero non se ne possono fare e Treu ha detto la pura verità. Poiché mi sento di escludere che questo governo possegga la bacchetta magica, se ne ricava che quanto annunciato e non finanziariamente supportato resta pura illusione. In questa e altre materia siamo di fronte alla "politica degli annunci", l'unica nella quale l'esecutivo Berlusconi sia veramente imbattibile, condotta purtroppo sulla pelle dei lavoratori e destinata a rimanere lettera morta. E invece quelle risorse andrebbero trovate, e nella "controfinanziaria" dell'Ulivo avevamo anche indicato la strada: inutile aggiungere che l'esecutivo ha preferito un vicolo cieco.
- A Parma, al convegno degli industriali, sia lei sia altri liberal del centrosinistra come Pierluigi Bersani e Nicola Rossi avete avuto un'accoglienza un po' "freddina". A suo giudizio durerà ancora a lungo il "flirt" tra Confindustria e governo?
A giudicare dalla "pagella" che gli imprenditori hanno presentato al governo a Parma dopo un anno di attività, quel "flirt" è già tramontato: i motivi di insoddisfazione prospettati sono stati tantissimi, a partire dalla detassazione promessa e non realizzata. Fin qui il vero regalo che l'esecutivo Berlusconi ha fatto a Confindustria è il conflitto sociale. Degli imprenditori si può essere certi che sono persone pragmatiche, attente ai "fatti": alcuni hanno già cominciato a capire che è stato un errore dare credito a Silvio Berlusconi, gli altri dovranno prenderne atto.
- Un suo consiglio al sindacato.
Il sindacato non ha bisogno dei miei consigli. Voglio però girargli quello che viene dalla nostra base, dalla base del centrosinistra. Quando partecipo a manifestazioni, incontri, dibattiti, la prima invocazione che sento risuonare all'indirizzo della coalizione di centrosinistra è: "State uniti, state uniti!". Vale per la nostra parte politica, creda valga anche per il sindacato.
A.G.D.M.

UN LIBRO BIANCONERO PER IL MERIDIONE
Nel Mezzogiorno il motto del centrodestra e' apparso quello del ''prendi i voti e scappa''. E' l'accusa che Francesco Rutelli e la Margherita hanno lanciato il 2 maggio al governo, presentando in una conferenza stampa insieme ad Enrico Letta e Tiziano Treu, un libro ''bianco-nero'' sul meridione, contenente sia una denuncia sugli effetti negativi delle politiche dell'esecutivo, sia le proprie proposte. E tra queste spicca una ''sfida'' al ministro Tremonti: ''Qualunque riduzione fiscale intenda fare - ha detto Letta - la anticipi di un anno nel Mezzogiorno, per recuperare le risorse finora sottratte''. Secondo la Margherita infatti le scelte adottate con l'ultima finanziaria comporteranno, come ha spiegato Letta, ''una riduzione del 20% degli investimenti generali nel Mezzogiorno e del 40% di quelli destinati alle imprese'', mentre sul fronte delle infrastrutture ''su 14 opere prioritarie indicate dal ministro Lunardi, solo una si colloca al di sotto di Firenze, il ponte sullo stretto''. ''Il governo al sud ha preso i voti ed e' scappato - ha affermato Rutelli - perche' quei voti non si sono tradotti nelle politiche annunciate, ma semmai in politiche contro il Mezzogiorno''. Al contrario - ha aggiunto - ''nessuno puo' contestare che con i governi di centrosinistra il meridione sia cresciuto, in termini di Pil e numero di nuove imprese nate'', anche grazie alla consapevolezza che ''la forza competitiva dell'Italia tende a dare risultati positivi quanto piu' cresce anche il sud''. L'esecutivo Berlusconi invece, secondo il leader della Margherita, ''difende interessi localizzati altrove''. Insomma ''il federalismo targato Bossi, il governo a trazione padana, sta dando il suoi risultati - ha sostenuto il presidente della Margherita - anche se in realta' neanche al nord si vedono effetti positivi''. Ma certamente sono piu' negativi quelli al sud, ''dove vediamo confusione, meno risorse e un ritorno del clientelismo come unica risposta - ha accusato Rutelli - alla domanda di sviluppo''. Critiche da Rutelli anche al sottosegretario Micciche' per aver annunciato di voler fermare ''9 patti territoriali su 10, senza pensare al fatto che dietro di essi c'e' un enorme lavoro e il coinvolgimento di migliaia di aziende''. Quanto alle politiche del lavoro nel Mezzogiorno la Margherita' si dice pronta a discuterne: ''Ma anche nell'ultimo rapporto dell'Ue - ha sottolineato Treu - i nuovi strumenti di flessibilita' sono sempre legati alla concertazione, cosi' come politiche differenziate nelle varie regioni sono sempre finalizzate allo sviluppo e non certo a punire i poveracci''. Di flessibilita' dunque si deve parlare, ''legandola alla produttivita' e dimenticando le cosidette gabbie salariali che appartengono ormai alla preistoria''. E tuttavia ''la flessibilita' al sud, anche di tipo salariale - ha affermato Letta - non e' un tabu'. Ma va affrontata con una attenzione alla concertazione assai maggiore di quella mostrata dal governo. Tanto che il corto circuito c'e' stato proprio quando la maggioranza ha deciso di mettere in soffitta la concertazione''. L'ex ministro dell'Industria ha dunque snocciolato alcuni dati, sostenendo innanzitutto che se nel 2000-2001 si e' registrato un tasso di crescita del sud superiore di mezzo punto al nord, per il 2002 ''le previsioni sono di un crescita inferiore di mezzo punto: segno che l'asse Lega-Tremonti ha scelto uno sviluppo squilibrato''. Se infatti ''l'ultima finanziaria dell'Ulivo assegnava al Mezzogiorno 56 mila miliardi (di lire) nel triennio, quella del governo Berlusconi gli assegna 43 mila miliardi (-20%)'', mentre i fondi della legge 488 a favore delle imprese meridionali ''scendono quest'anno a 6.000 miliardi, contro i 10 mila della finanziaria del centrosinistra (-40%); i finanziamenti alla legge sull'imprenditoria femminile passano addirittura da 450 miliardi a zero - ha proseguito Letta - mentre quelli per infrastrutture contenuti nella legge obiettivo Lunardi assegnano al sud il 30% delle risorse''. Senza contare ''il fallimento della legge sul sommerso che contribuira' a creare un buco di bilancio''. Nel libro ''bianco-nero'' che verra' presentato nel Mezzogiorno e stampato in 100 mila copie, la Margherita accanto alle denunce avanza le sue proposte: assegnare il 50% dei fondi per le infrastrutture al sud; cancellare la legge sul sommerso; promuovere 10 rilocalizzazioni produttive e, soprattutto, anticipare di una anno al sud gli interventi di riduzione fiscale.

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