UNIONE ITALIANA LAVORATORI METALMECCANICI

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Periodico nazionale di informazione della Uilm
ANNO VII - N° 4  maggio 2002

Un omicidio ancora senza colpevoli

Volontà, dedizione, coraggio. Capacità di mettersi al servizio delle Istituzioni ben consapevoli di correre sul filo sottile del rischio e di giocare una partita dall'esito incerto e nebuloso. Consci, chissà, che la mano degli assassini sappia allungarsi e strangolare i principi sui quali rimodellare il paludato mondo del lavoro. Eppure procedere sulla via impervia del confronto con tutti gli organismi preposti alla guida dello Stato, forti delle convinzioni maturate attraverso una formazione libera e feconda. Senza mai dimenticare la concordia ed il consenso da ricercare fra le parti e, all'occorrenza, da alimentare con saggezza. Fino alle estreme conseguenze. Fino a che, alle prime ore di una limpida mattina di maggio come tante altre, sei detonazioni esplose da una mano ignota, presentano con il loro carico di morte il redde rationem: Massimo D'Antona, consulente del Ministero del Lavoro del governo D'Alema, cade impotente sull'asfalto di via Salaria. Si lamenta, chiede aiuto. Spirerà, cinquantunenne, in camera operatoria, ad appena un'ora dall'agguato fatale. Da quel giorno, dall'incertezza, dall'incredulità e dalla paura che hanno segnato le nostre coscienze, sono trascorsi tre anni. Altre vittime innocenti ed indifese come Massimo D'Antona votate alla difesa, anche mediante il sacrificio personale, di una riqualificazione del tessuto sociale del Paese, sono state falcidiate dalla forza oscura del terrorismo.
Chi era Massimo D'Antona? Perché è stato ucciso? Mite ed equilibrato, D'Antona ha vestito i panni dell'uomo del dialogo ed ha seguito, fiducioso, il sentiero stretto della coesione nazionale nel solco di un disegno riformatore. Spinto da un alto senso dello Stato e da un rigore morale frutto di una illuminata limpidezza intellettuale, ha prestato le sue competenze agli orizzonti della politica. Incapace di rifiutare il gravoso compito assunto, "Massimo D'Antona - come scrive il Presidente della Repubblica nella lettera inviata qualche giorno fa alla moglie, la signora Olga - è stato soprattutto l'uomo delle riforme che ha posto al servizio della Nazione il suo impegno e la sua passione etica e civile". D'Antona, poco prima di incontrare la morte a breve distanza dalla sua residenza privata, era coinvolto nella stesura e nella definizione di un rinnovato piano per il lavoro. Con la sua fine sembra riaprirsi un triste capitolo della recente storia italiana. Un capitolo sanguinoso che contiene i caratteri di un giallo dai contorni incerti e sfumati ai quali si stenta ancora a dare almeno una approssimativa risoluzione. Malgrado la precisa determinazione espressa a più riprese dai responsabili delle indagini, infatti, il volto degli assassini è ancora nascosto nell'ombra, protetto dall'anonimato e sostenuto da una rete ramificata di piccoli e grandi fiancheggiatori. La moglie continua a chiedere, a gran voce, la verità paventando l'uso distorto dei sistemi di sicurezza e una debole ed inefficace risposta da parte dello Stato. Le sue considerazioni si concentrano attorno ad una riflessione di fondo: "Vengono colpite - afferma convinta - le persone che riescono a mettere insieme le parti sociali. Emblematica è stata la figura di Moro che, in un momento di particolare emergenza per il Paese, si mosse alla ricerca di un'unità politica. L'intento dei terroristi - conclude - è invece quello di creare fratture nella società." Di tanto in tanto vengono diffusi, in modo tuttora incontrollato, documenti compromettenti, rivendicazioni e sottili inviti a serrare le fila e perseverare nella lotta armata. Dalle carceri i brigatisti, i quali hanno ammesso le loro responsabilità sin dalle prime ore seguite all'attentato, non esitano ad alzare il livello dello scontro continuando ad agire. Invisibili nella loro feroce evidenza, le nuove Brigate Rosse seguitano a comunicare con le Autorità, in un dialogo fra sordi, dalle tane nelle quali si nascondono e a ferire l'opinione pubblica tramite l'uso della violenza e della morte. Sul mistero che avvolge gli ultimi istanti di vita di D'Antona non si è fatta ancora luce: gli intrighi, i possibili appoggi e gli eventuali sostegni occulti, sono circondati da un impenetrabile velo da autentico romanzo noir. Siamo in attesa di un colpo di teatro. Speriamo che non tardi a delinearsi.
Carlo Roma

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