UNIONE ITALIANA LAVORATORI METALMECCANICI

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Periodico nazionale di informazione della Uilm
ANNO VII - n° 5 GIUGNO 2002

Il segno della continuità per uscire dalla crisi

Il caso Fiat al centro dell'attenzione delle istituzioni. Il presidente della commissione Attività produttive, Bruno Tabacci, ci ha convocato per conoscere il pensiero del sindacato sul futuro della casa torinese. L'audizione seguiva quella dei vertici Fiat, Fresco e Boschetti.
Per quanto mi riguarda ho ribadito che la quantità di investimenti programmati dall'azienda sono insufficienti a rinnovare e rafforzare l'intera gamma del prodotto. In sostanza resta il dubbio se la proprietà voglia rimanere alla guida di questa importante azienda.
Nel 2001 il mercato dell'auto ha raggiunto la cifra di 2.341.000 vetture.
Nel 2002 si prevede un calo del 15% e a stento si raggiungeranno i due milioni di automobili.
Il marchio Fiat, nell'anno appena trascorso, ha rappresentato il 35% del mercato nazionale.
Ecco, perché sarà proprio l'azienda di Torino a risentire del calo sul mercato.
Oltre alla crisi generale del settore, sul mercato hanno influito la rottamazione ed il cambio di benzina: le vetture hanno registrato un veloce sostituzione rispetto ai tempi tradizionali.
Se il mercato europeo subisce un calo del 5% nel 2002, nello stesso anno quello italiano subisce la diminuzione del 15%.
Alla crisi del settore auto in generale si aggiunge quella del settore Fiat in particolare. La casa automobilistica perde 6 punti percentuali in più rispetto al mercato. Questo significa che cede quote ad altre case automobilistiche. Inoltre, bisogna considerare che la Stilo s'è rivelata un insuccesso.
Proprio il nuovo modello che non è stato apprezzato è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
In questo contesto è emersa la crisi della Fiat, cioè quella di un sistema finanziario, organizzativo, commerciale e produttivo. Per fronteggiarla l'azienda propone una riduzione della produzione nella misura del 25% dell'anno in corso, mediante la riduzione degli addetti, la perdita di giornate lavorative, la cassa integrazione guadagni in quantità non definita. Alla riduzione degli organici, attraverso la mobilità (2840 lavoratori della Fiat più 550 addetti della Power Train che produce gruppi meccanici) s'uniscono le possibili conseguenze sull'indotto e la prospettata dismissione dello stabilimento di Arese.
Il piano industriale di rilancio agisce sulla rete commerciale con azioni mirate sui concessionari che verranno rafforzati nelle zone a più alto insediamento della popolazione; sulla qualità, con azioni consecutive di miglioramento continuo sul prodotto, sulla riduzione dei costi e razionalizzazione del sistema di responsabilità. Questa prima parte del piano industriale dovrebbe dare risultati positivi nel breve e medio periodo. Bisognerà capire se le azioni combinate ridaranno efficacia ed efficienza al sistema. Il piano industriale proposto dalla Fiat sarebbe funzionale in una situazione normale, ma quella attuale non lo è. Per questo esiste l'eventualità che nel breve e medio periodo esista una carenza di prodotto capace di contrastare la concorrenza. Nel lungo periodo l'investimento di2,4 milioni di euro non è sufficiente per rinnovare l'intera gamma del prodotto. A mio giudizio è indispensabile governare la crisicon politiche industriali che diano il segno della continuità rispetto alla direzione della più importante azienda italiana. Non si esce dalla crisi con gli ammortizzatori sociali e con la riduzione degli organici.
Anche il Governo ed il Parlamento possono fare la loro parte: nel breve periodo con azioni di sostegno mirate a ridurre le scorte di magazzino; nel medio e lungo periodo con azioni di sviluppo della ricerca, della qualità del prodotto anche nel campo ecologico ed ambientale.
Antonino Regazzi

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