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Periodico nazionale di informazione della Uilm
ANNO VII - n° 6 luglio 2002

Terrorismo: Biagi, cinque lettere per chiedere la scorta

Cinque lettere ed e-mail per chiedere alle istituzioni la scorta. Le scrisse Marco Biagi, il professore di Bologna ucciso il marzo scorso, preoccupato per lo stato di abbandono in cui, si legge, era stato lasciato. Il testo integrale delle lettere è stato pubblicato da ''Zero in condotta'', una rivista dell'area no-global, e ampi stralci sono stati proposti da ''Repubblica''. Destinatari delle lettere il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, amico d'infanzia del professore, il ministro del Welfare Roberto Maroni, con cui Biagi collaborava da qualche mese, il sottosegretario Maurizio Sacconi, il direttore di Confindustria, Stefano Parisi e il prefetto di Bologna. ''Il timore è che si ripeta con me un caso D'Antona -scrive il professore al presidente Casini il 15 luglio scorso- Ti lascio immaginare come possa vivere tranquilla la mia famiglia''. ''Rivivo l'angoscia di Marco -ha infatti detto la moglie del professore, raggiunta da ''Repubblica''- in quelle frasi traspare in modo evidente la preoccupazione che Marco viveva, che vivevamo in famiglia, l'angoscia e il senso di abbandono da parte di chi avrebbe dovuto tutelarlo, proteggerlo' . Dalle verifiche di ''Zero in condotta'' e di ''Repubblica'' le lettere risultano autentiche ed erano contenute in un dischetto in cui il professore scriveva tutti i suoi appunti. Alcune erano gia' note, altre, come quella al presidente della Camera, non si conoscevano. In quella al sottosegretario e amico Sacconi, Biagi fa un'affermazione ben chiara: ''La mia richiesta è precisa -scirve il professore- trasformazione del servizio da tutela (una buffonata) in scorta vera e propria. Ti prego di aiutarmi con la massima urgenza e determinazione. Dura la replica del segretario della Cgil, Sergio Cofferati, chiamato in causa dalle lettere del professore: ''Sono indignato e profondamente determinato ad arrivare a un chiarimento definitivo su questa vicenda - dice Cofferati a ''Repubblica''- che mi sembra oscura e inquietantè'. Di Biagi, dice Cofferati, ho criticato il frutto del suo lavoro, il Libro Bianco, non la sua persona. Il leader della Cgil è citato due volte nelle lettere e in due modi diversi: in quella a Parisi il professore riferisce che qualcuno gli ha detto che Cofferati lo criminalizzava, in quella al presidente della Camera Biagi scirve invece che Cofferati lo minacciava: ''Sono due cose profondamente diverse -scrive Cofferati- Nel primo caso io sarei il ''mandante moralè' del suo omicidio. E questo rientra nel quadro delle accuse infamanti che finora, e l'ultima volta due giorni fa, ministri di questo governo hanno continuato a rivolgermi. Ma ne secondo caso, io ne diventerei il ''mandante materialè'''. - ''La reazione di Cofferati? Lo capisco, soprattutto capisco che non sia giusto far uscire delle e-mail senza il quadro completo delle opinioni delle persone, estrapolare questi pezzi da una piu' ampia corrispondenza. Questo tipo di cose non fa bene a nessuno. Credo che si debba avere più rispetto per Marco''. Cosi' il sottosegretario al welfare Maurizio Sacconi ha commentato le lettere del professore. '' Provo amarezza - ha detto Sacconi - si estrapolano alcune e-mail da una quantità enorme di messaggi che lui era solito mandare, si sbianchettano alcune parti, e ne esce un' immagine parziale della realtà. Io ho molte lettere di Biagi, ma, a differenza di altri che le fanno circolare, io ne ho molto rispetto. Ho fatto uscire solo una volta un suo messaggio, dopo averne parlato con i suoi collaboratori perché riguardava la comunità accademica in occasione del ricordo della sua figura ed è l'unica occasione in cui l'ho fatto. Credo che la migliore forma di rispetto sia non piegare la sua memoria a convenienze della contingenza politica''. Anche per Sacconi, come per il presidente di Confindustria Antonio D'Amato, ''bisogna evitare che si inasprisca lo scontro sociale, che si esasperi la polemica''. ''Bisogna - ha aggiunto Sacconi - che nessuno ceda alla tentazione di farlo e lasciare che su tutto prevalga il confronto sul merito delle cose, togliendo dal dialogo intorno alle riforme del mercato del lavoro tutti gli elementi che in qualche modo evocano tensione e possono favorire involontariamente tentazione criminali''. Alla domanda sulla convinzione di Biagi di essere criminalizzato da Cofferati, Sacconi ha risposto: ''non commento, credo che nessuno, neanche per scherzo, possa rivolgere critiche se non relative ai toni della polemica, è bene che i toni siano quanto più bassi possibile. La lezione che dobbiamo trarre è sempre quella di abbassare i toni, di essere ciascuno fermo nelle proprie convinzioni, senza tuttavia dare l'idea che ci sia un clima da ultima spiaggia, cosa che non mi pare vera e realistica''.La Cgil presenterà un esposto-denuncia alla procura della Repubblica di Bologna che conduce le indagini sull'omicidio di Marco Biagi. ''Ricostruiremo i fatti e denunceremo le falsità e le calunnie di esponenti del governo e dei singoli commentatori''. È l'annuncio che ha dato Sergio Cofferati nella conferenza stampa convocata a Corso Italia, venerdì, 28 giugno. ''La situazione è molto grave e deve essere contrastata dalla Cgil. Vogliamo fornire un quadro dei fatti -afferma Cofferati - Come dovrebbe essere noto a tutti, il sindacato è uno dei bersagli del terrorismo in Italia, ha pagato con il sacrificio di vite umane. Siamo da tempo nel mirino dei terroristi, ma questa è una elementare verità che viene negata''. Cofferati denuncia quella che definisce ''una inaudita campagna di calunnie. Si è verificata -afferma- una fuga di notizie, di atti riservati sui quali la magistratura sta indagando''. ''La famiglia Biagi ribadisce la sua ferma volontà di rimanere assolutamente estranea a polemiche politiche, dai contorni oscuri, che con il loro clamore rischiano di offuscare una tragica vicenda umana''. Con un comunicato reso noto dall' avv. Guido Magnisi, la famiglia del giuslavorista assassinato lo scorso 19 marzo ha commentato così la pubblicazione delle cinque lettere scritte da Biagi.
A.G.D.M.

CASO BIAGI: LE DIMISSIONI DI SCAJOLA - PISANU NUOVO MINISTRO DELL'INTERNO
"Biagi? Un rompicoglioni". Una frase pronunciata dal ministro dell'Interno a Cipro e riportata dal "Corriere della sera" e dal "Sole 24 ore" fa esplodere nuove polemiche. Il ministro ha presentato le dimissioni, Berlusconi non le ha accettate subito, per poi farlo cinque giorni dopo. Alla fine la crisi di coscienza ci è stata. E dopo quasi una settimana vissuta sotto schiaffo, Claudio Scajola ha deciso di fare un passo indietro. Congedandosi, a sorpresa, dal ministero degli Interni che guida da circa un anno. L'agenzia ha battuto la notizia alle 12 e 59 del 3 luglio. Il tg 5 anticipa di alcuni minuti l'edizione dell'una per annunciare la svolta del caso che ha tenuto sulla graticola il governo Berlusconi, a causa delle incaute frasi di Scajola su Marco Biagi. E proprio al premier, il ministro degli Interni ha indirizzato la sua lettera di dimissioni dal Viminale. Venti righe, poco più, scritte c'è da capirlo con l'angoscia nel cuore, spiegando la sua decisione come un "atto di responsabilità". '''Con questo gesto sereno intendo compiere un doveroso atto di servizio verso le istituzioni democratiche", scrive Scajola. Che non rinuncia a rivolgere altre scuse alla famiglia Biagi, dopo quelle, un po' tardive, fatte recapitare alla vedova del professore bolognese. "Rinnovo il profondo e sentito rammarico - dice Scajola - per aver contribuito involontariamente a rinnovare il loro dolor è'. La lettera è stata recapitata anche al Quirinale dove il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha seguito con grande attenzione gli sviluppi della crisi. Cosi' nel pomeriggio Berlusconi e andato al Quirinale, ha esaminato la situazione con Ciampi, gli ha proposto il nome di Beppe Pisanu e su di lui ha registrato il consenso del presidente. Alle 19 del 3 luglio, dopo quattro giorni di intensa bufera, di forti tensioni fra governo e opposizione politica e sociale, e anche all'interno della maggioranza, il Quirinale e il premier, in contemporanea, hanno annunciato la staffetta Scajola-Pisanu, ratificata dalla controfirma di Carlo Azeglio Ciampi sui due decreti che sanciscono il cambio della guardia al Viminale.

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