UNIONE ITALIANA LAVORATORI METALMECCANICI

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Periodico nazionale di informazione della Uilm
ANNO VII - n° 7  settembre 2002

Meglio la borsa o il materasso?

Nel contenuto dell'ultima relazione del maggio scorso al ministro del Welfare Roberto Maroni, sull'andamento dei fondi pensione, la Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) descrive un sistema in crescita, ma che deve ancora raggiungere le dimensioni adeguate per esercitare la sua funzione di secondo pilastro della previdenza.
A tre anni dall'avvio, i lavoratori che utilizzano la previdenza complementare sono quasi 2 milioni, la grande potenzialità per il prossimo futuro è rappresentata dai 13 milioni di occupati nel settore privato, di questi poco meno della metà si trovano in settori interessati da fondi negoziali autorizzati all'esercizio dell'attività; della parte rimanente il 50% è collocata in settori interessati da iniziative in fase di avvio. Per quanto riguarda il settore del Pubblico Impiego l'avvio della pensione di sostegno è, ancora, solo annunciata.
A fine 2001 i fondi pensione negoziali (fondi chiusi) autorizzati all'esercizio dell'attività erano 27 (22 per i lavoratori subordinati e 5 per i lavoratori autonomi e i liberi professionisti), ai quali nel primo trimestre 2002 se ne sono aggiunti altri 6 che hanno portato il totale a 33. I fondi autorizzati alla sola raccolta delle adesioni sono invece 14.
Tra i fondi autorizzati all'esercizio dell'attività nel 2001 bisogna ricordare Fondapi che interessa il comparto dei datori di lavoro delle piccole e medie imprese, parte delle quali applicano il CCNL metalmeccanico(ConfApi) . Aumenta così il numero degli iscritti, ma di conseguenza diminuisce il tasso di adesione potenziale che per i 27 fondi autorizzati all'esercizio nel 2001 si attesta attorno al 15% per un totale di 913mila iscritti su un potenziale di 9milioni e 700mila lavoratori, mentre a fine 2000 era del 32,6%. Ma il dato è facilmente spiegabile, in quanto l'anno scorso sono stati autorizzati fondi caratterizzati da bacini di potenziale adesione particolarmente ampi, basti pensare solo al caso di Fon.te che conta 13mila iscritti su un bacino di 2milioni di lavoratori e a Fondapi, che ha raccolto 23mila adesioni su 700mila potenziali. Scorrendo i dati contenuti nella relazione della Covip notiamo che si è registrata una crescita dei fondi pensione aziendali e di gruppo che hanno raggiunto, nel corso del 2001,tassi di adesione del 74% con una punta massima del 97,6% per il fondo Previvolo destinato a piloti e tecnici di volo del gruppo Alitalia. Si sono invece consolidati alcuni fondi di categoria con risultati di grande rilievo. Tra questi spicca l'incremento del nostro fondo Co.Met.A. che ha guadagnato 10 punti percentuali rispetto al 2000 arrivando a circa 370mila iscritti.
Per i fondi aperti, nel 2001 i fondi pensione autorizzati all'esercizio dell'attività sono stati 10, portando il numero totale dei fondi a 95. Ma la metà dei provvedimenti di autorizzazione riguarda fondi già in precedenza istituiti. Si è registrato quindi un notevole rallentamento, soprattutto rispetto al biennio 1998-1999, per un settore che attende la concreta attuazione delle iniziative legislative prima di avviare la fase del consolidamento.
Gli iscritti ai fondi pensione aperti sono 287mila. Per l'86% si tratta di lavoratori autonomi anche se l'adesione dei dipendenti è cresciuta del 73% rispetto al 2000, attestandosi sulle 40mila unità. Le adesioni su base collettiva, anche se costituiscono solo l'11% del totale degli iscritti (32mila), hanno fatto registrare un aumento del 10% rispetto al 2000.
In base ai dati raccolti dalla Covip, quindi, alla fine del 2001 i lavoratori iscritti alla previdenza complementare sono circa 1,3 milioni e più di un milione è concentrato nei fondi pensione chiusi. Rispetto al totale degli occupati, la quota di aderenti è prossima al 6%, un valore ancora sensibilmente inferiore a quello dei Paesi che hanno introdotto la previdenza integrativa. Una quota di adesione così contenuta potrebbe essere considerata tipica per un fenomeno ancora relativamente agli inizi. In realtà la capacità di attrazione dei fondi pensione italiani è in sostanziale calo, come se il trend di crescita delle adesioni fosse oramai terminato. Se proviamo ad analizzare le situazioni dei fondi principali considerando il numero di addetti complessivo del settore1 e proviamo a considerare le dinamiche di adesione nelle aziende medio-grandi (con più di 500 addetti) confrontandole con quelle piccole, si desume che quanto maggiore è la concentrazione di lavoratori nelle "grandi" aziende, più alto è il numero di aderenti, mentre quanto più sono gli addetti nelle "piccole", tanto più l'attrattività diminuisce. In questo senso fondi come Fon.Chim e Co.Met.A. presentano quote di adesione tra il 60% e il 40% perché significativa è la concentrazione in grandi imprese dei potenziali iscritti. Per contro Fondapi, rivolto alle piccole e medie imprese, raggiunge una quota che è meno di un decimo delle prime due e Fonte, il fondo del settore del commercio e servizi, non riesce a partire ed è ancora sotto l'1 per cento.
Se questo è il quadro, allora è naturale concludere che il mancato decollo della previdenza complementare del nostro Paese ha ragioni strutturali, legate cioè alle caratteristiche occupazionali del nostro apparato produttivo: gli iscritti ai fondi sono pochi perché sono poche le imprese medie e grandi e, come abbiamo avuto modo di sostenere dalle pagine di questa rubrica, ma anche nell'ultima riunione dell'Assemblea dei Delegati di Co.Met.A. con il C.d.A., la scelta di aderire a un fondo nasce soprattutto a livello di rapporto tra azienda e lavoratore, in contesti di forte identificazione con l'impresa e di significativa presenza del sindacato. La conferma di tale conclusione può essere trovata a livello di fondi aziendali. Questa componente dell'offerta previdenziale ha infatti raggiunto quote di adesione elevate e sempre superiori a quelle di analoghi fondi chiusi categoriali, con punte prossime al 100% e senza particolare distinzione per sesso ed età; il fondo "Dirigenti e Quadri Fiat", in tal senso, è una esemplificazione rappresentativa del fenomeno. Co.Met.A. con oltre 368mila lavoratori iscritti e un patrimonio di un miliardo di euro raggiunti già alla fine del 2001 conferma la prospettiva di diventare il più grande fondo europeo. Nei primi tre mesi del 2002, inoltre, hanno aderito al fondo 7.500 metalmeccanici. Questi dati vanno comunque riconsiderati alla luce dei riscatti e dei trasferimenti da e verso altri fondi (vedi tab. 3).
Per quanto riguarda i risultati di rendimento Co.Met.A. si è difeso in un anno per tutti negativo. Il patrimonio del fondo è cresciuto del 75% nel corso del 2001, anno molto difficile in cui il rendimento è riuscito a rimanere comunque sullo 0,23%, sopra la media degli altri fondi aperti che hanno perso il 5,6%. Leggendo la relazione del C.d.A. ai rappresentanti dell'Assemblea dello scorso mese di aprile, <l'obiettivo per i prossimi due anni è di avere un rendimento superiore a quello del Tfr, come del resto è già avvenuto nel 1999 e nel 2000> .
In un un anno in cui l'indice mondiale delle Borse (Msci World) ha lasciato sul terreno il 13,36% e Piazza Affari il 24,63% (Mibtel), le perdite di valore della quota dei fondi sono da considerarsi nell'ordine di pochi punti. Per C.o.Met.A. il bilancio è invece in attivo, anche se per qualche centesimo (+0,22%) rispetto all'andamento del t.f.r. degli ultimi tre anni. Nello stesso periodo il Tfr, un difficile avversario da battere (visto che si rivaluta in base al 75% dell'indice Istat maggiorato dell'1,5%), si è apprezzato del 13,07% per il nostro fondo di categoria.
Il successo di Cooperlavoro (vedi tabella 2) il fondo dei lavoratori delle cooperative, che ha raccolto circa 17 milioni di euro e che ha visto la sua quota incrementarsi di oltre il 6%, è da interpretare. La gestione finanziaria è cominciata alla fine di settembre, in precedenza il patrimonio raccolto era parcheggiato momentaneamente su investimenti privi di rischio (pronti contro termine). Il fondo quindi non è stato colpito dall'andamento negativo del mercato, ha anzi approfittato del recupero dei mercati azionari registrato dalla fine di settembre in poi. La spiegazione della apparente brillante performance di Cooperlavoro vale anche per comprendere il risultato del nostro fondo. Agli inizi di settembre, considerando la congiuntura borsistica negativa, i componenti del C.d.A. diedero disposizione agli operatori finanziari di convertire la parte azionaria degli investimenti in prodotti obbligazionari. Mai scelta poteva dimostrarsi più "previgente". Con quella manovra furono evitate le perdite che solo qualche giorno dopo interessarono le borse di tutti i mercati in seguito all'attentato dell'11 settembre; nello stesso tempo, precorrendo la tendenza di tutti gli operatori in seguito al crollo generalizzato dei titoli azionari, fu raccolta tutta la dinamica positiva insita nello "switch" ai titoli a reddito fisso. Per i fondi aperti il bilancio dell'esercizio 2001 è decisamente negativo con perdite che mediamente si assestano intorno 6%. A parte alcuni casi di fondi aziendali come Fondenergia, Quadri Fiat, Telemaco, o di fondi rivolti alle grandi categorie di lavoratori come Fonchim, Co.Met.A., la maggior parte dei fondi pensione chiusi evidenzia una difficoltà di sviluppo dei tassi d'iscrizione, soprattutto se confrontato con il bacino potenziale di lavoratori. Perché questo rallentamento? Oltre al ritardo nell'avvio dei fondi per i dipendenti pubblici, il difficile sviluppo è solo in parte riconducibile alla complessa procedura d'avvio (iter autorizzativi, bandi di gara, e così via). Appaiono, invece, necessari nuovi interventi legislativi per favorirne lo sviluppo: ha particolare importanza la destinazione di quote più elevate di t.f.r. nei fondi chiusi e regole che consentano ai lavoratori una maggiore libertà di decidere e rischiare, con scelte individuali in funzione delle proprie esigenze.
Un primo bilancio sull'andamento dei questi fondi lo fa Maurizio Agazzi, direttore del fondo dei metalmeccanici. In tre anni Co.Met.A. è diventato il primo fondo di categoria per numero di associati (370mila) e il primo per valore della raccolta (superato il miliardo di euro a chiusura dell'anno 2001. <Nonostante i risultati migliori della media, siamo in una situazione di stallo>, spiega Agazzi. <Dal punto di vista delle adesioni, non è stato raggiunto l'obiettivo di mezzo milione di associati. Obiettivo per quest'anno è la salvaguardia del valore nominale del versamento dei lavoratori. Abbiamo effettuato interventi prima del disastro dell'11 settembre, riallocando la parte azionaria. Consideriamo il 2001 un anno di transizione dal punto di vista finanziario: ci ha consentito il controllo dell'attività dei gestori, privilegiando stili prudenti. La prossima sfida è rendere operativo il multicomparto per soddisfare anche le esigenze degli iscritti più giovani>.Per il vicepresidente di Co.Met.A. Roberto Santarelli la ricetta per potenziare i fondi e' difendersi dalle congiunture borsistiche, rimanere nell'ottica di categoria rischia di diventare limitante: <Con gli altri fondi di categoria, le organizzazioni sindacali e Confindustria stiamo cercando di trovare sinergie gestionali e formare un'associazione di fondi negoziali, che ci consentirebbe di avere una rappresentanza anche politica>. Secondo Roberto Toigo componente, in quota uilm, del C.d.A. di Co.Met.A. <la situazione economico-finanziaria non è tra le più rosee, perciò il Consiglio ha dato mandato alla Commissione Finanziaria e al Presidente di limitare per il proseguo dell'anno investimenti sull'azionario, in modo da tentare di chiudere il 2002 nella maniera migliore possibile>. Una scelta di breve periodo prudente che, tutto sommato, ha dimostrato già nel 2001 di poter salvaguardare il capitale accumulato. Ma Toigo replica <quando i mercati azionari calano, sarebbe logico comprare non vendere; questo tipo di scelta però porterebbe a chiudere il 2002 ancora più negativamente, ma darebbe un forte slancio per il futuro. Il Consiglio a maggioranza ha preferito però cercare un risultato positivo immediato, il meno negativo credo!>
Per quanto ci riguarda qualche considerazione ultimativa va doverosamente sottolineata. Un mercato in crescita che nei prossimi 5-10 anni, secondo le stime degli esperti, è destinato a esplodere per dimensioni. Le previsioni del settore delle gestioni istituzionali parlano chiaro e spingono i principali protagonisti del mercato a investire risorse alla ricerca di nuovi mandati. Solo i 45 fondi pensione di categoria che stanno cominciando a muovere oggi i primi passi dovrebbero raggiungere un patrimonio entro il 2010 di circa 70 miliardi di euro. I risultati non devono, quindi, scoraggiare gli aderenti effettivi e potenziali. Trattandosi di investimenti di lungo termine si avrà infatti tutto il tempo di recuperare le perdite. I principali fondi di categoria soffrono del fatto di essere ancora monocomparto. I limiti sono evidenti. Non tutti gli associati hanno le medesime esigenze. I giovani dovrebbero avere un portafoglio meno conservativo, mentre i lavoratori più in là negli anni dovrebbero poter contare sulla possibilità di consolidare i risultati su comparti più difensivi. D'altro canto alcuni fondi già partiti con linee differenziate, archiviano un anno particolarmente negativo. L'istituzione di Mefop è sicuramente da considerare come elemento propedeutico ad una politica consortile dei fondi pensione, sottolineando come la diversità di grandezza del numero di lavoratori, da settore a settore, gioca una diversa capacità in termini di gestione dei capitali e dei costi diretti per il funzionamento di un fondo.
Infine reiteriamo l'annosa questione della destinazione del t.f.r. ai fondi. Nei decreti delegati Maroni era ipotizzata l'idea di trasferire l'intero accantonamento destinato alla liquidazione nei fondi. Con la conclusione della trattativa "Patto per l'Italia" ci pare si sia persa una ennesima occasione per migliorare la capacità di capitalizzazione dei fondi. Il copione si ripete: quello che era già successo con Treu - D'Alema prima e Salvi - Amato, più recentemente, continua a non trovare la giusta attenzione. Non si tratta di semplice negligenza, ci sembra chiaro che qualunque disegno teso al potenziamento legislativo in materia di pensione integrativa può essere attuato, secondo i nostri governanti, solo dentro un accordo complessivo che riveda, in qualche modo, la Riforma Dini.

1) Dati riferiti al censimento intermedio dell'industria e dei servizi del 1996.

Tabella 1

                    I fondi pensione in Italia    -    Importi in milioni di euro
                                          Fondi                                Iscritti                          Risorse(2 )
  Fondi pensione         2001 / 2000 / 1999                Fine 2001                      Fine 2001

                                            FONDI PENSIONE NEGOZIALI
Autorizzati 
all'esercizio                    27         23        6                     913.202                          2.256
dell'attività 

Autorizzati alla sola 
raccolta delle adesioni    14        19       27                      96.964                               -
TOTALE                      41        42       33                 1.010.166                          2.256

                                               FONDI PENSIONE APERTI
Autorizzati 
all'esercizio                     94        85      79                     287.251                             943
dell'attività 

Autorizzati alla 
costituzione                       8        14       9                           -                                     -
TOTALE                          102        99     88                     287.251                             943

2) risorse complessivamente destinate alle prestazioni

Tabella 2

RENDIMENTO  DEI  PRINCIPALI  FONDI  NEGOZIALI  AUTORIZZATI  ALL'INVESTIMENTO
                           Valore quota      Valore quota                                      Patrimonio 
Fondo pensione         (lire)                  (lire)               Performance           31/12/01
                              31/12/00            31/12/01              2001                   (in Euro)
Co.Met.A.                 21.590              21.639               0,23                1.032.913.798,17 
Cooperlavoro             20.038             21.246                6,03                    17.499.625,57
Fonchim                     24.011             23.660              -1,46                   497.193.056,75
Fondenergia               21.651             21.275              -1,74                   160.618.095,62
F. pensione quadri 
e capi Fiat                  20.159             20.200                0,20                     71.988.927,16

Tabella 3 - Trasferimenti e riscatti

%riscattati su iscritti dall'inizio della gestione                                                7,18%
Numero iscritti trasferiti da altri fondi                                                                   92
Numero iscritti trasferiti verso altri fondi                                                             480
Numero di posizioni individuali riscattate                                                       16.930
§ Riscatti per dimissioni                                                                                       47%
§ Riscatti per trasferimento                                                                                  20%
§ Riscatto per pensionamento                                                                              33%

Pino Russo

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