UNIONE ITALIANA LAVORATORI METALMECCANICI

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Periodico nazionale di informazione della Uilm
ANNO VII - n° 7  settembre 2002

Dinamiche opposte

Andamento negativo per l'industria metalmeccanica. Nel secondo trimestre, secondo i dati di Federmeccanica, la produzione, depurata dalle componenti stagionali, è calata del 2% congiunturale e del 5,5% a livello tendenziale. Nei primi sei mesi produzione in calo del 6,7 per cento. "I dati - dice il presidente Federmeccanica, Alberto Bombassei - confermano l'andamento negativo del settore. È la sesta volta consecutiva, a partire dal primo trimestre del 2001, che il settore metalmeccanico registra un andamento negativo. "Nel primo trimestre - dice Bombassei - avevamo avuto un piccolo segnale di miglioramento smentito dai dati del secondo trimestre, che registra una flessione ulteriore del 2 per cento. Abbiamo valori negativi e stiamo arrivando a quelli del '95". La caduta tendenziale del 6,7% della produzione registrata nei primi sei mesi dell'anno è peggiore di quella segnata dall'intero comparto manifatturiero, -3,5%, registrato nello stesso periodo dell'anno. I dati settoriali, secondo Federmeccanica, hanno risentito della contrazione della domanda per investimento in macchine e attrezzature e il calo delle esportazioni, diminuite nei primi sei mesi dell'anno del 6,8% rispetto allo stesso periodo del 2001. Il negativo andamento congiunturale registra un maggior numero di cassa integrazione guadagni ordinaria, cresciute nei primi sei mesi dell'anno del 72,7% mentre, nel periodo gennaio-maggio, l'occupazione nella grande industriale metalmeccanica è diminuita mediamente del 3,8 per cento. "Gli ultimi dati - spiega il responsabile del centro studi Federmeccanica, Angelo Megaro - indicano un clima in peggioramento. Nelle dinamiche a breve, sul portafogli ordini non si vedono sostanziali mutamenti di clima. La fase di recessione del settore metalmeccanico è iniziata nel 2001 e si registra un peggioramento diffuso in tutti i comparti". La recessione del settore metalmeccanico, rileva l'indagine congiunturale, si riflette sui bilanci delle imprese "costrette a una politica di contenimento dei prezzi al fine di non cedere ulteriori quote di mercato". "La cassa integrazione - sottolinea Bombassei - è tornata a galoppare e l'occupazione è diminuita del 3,8 per cento. Questo è il clima con il quale ci avviciniamo al rinnovo dei contratti. Il clima non è dei migliori". I prezzi alla produzione dei prodotti metalmeccanici, a giugno, sono tendenzialmente cresciuti dello 0,4% rispetto a un aumento del costo della vita del 2,3 per cento. Le retribuzioni del settore, tra gennaio e luglio, sono cresciute del 3,7% (+1,4% in termini reali) mentre le retribuzioni di fatto nelle imprese metalmeccaniche con oltre 500 addetti nei primi 5 mesi dell'anno sono aumentate del 3,5% (+1,2% in termini reali).L'andamento negativo del settore metalmeccanico pesa sul prossimo rinnovo contrattuale. "Il clima - dice il presidente Federmeccanica, Alberto Bombassei - non è dei migliori e fonte di preoccupazione. Non ci sono grandi spazi di manovra, disquisire l'inflazione programmata o reale è una discussione di dettaglio rispetto a dati così pesanti e negativi". Federmeccanica ribadisce che l'inflazione programmata all'1,4 per il 2003 sarà di riferimento per il prossimo rinnovo contrattuale. "I salari reali - dice Bombassei - di fatto sono cresciuti di una o due volte l'inflazione. È un dato reale su salari reali, un dato positivo a favore dei lavoratori". Negli ultimi sette mesi, secondo l'indagine congiunturale di Federmeccanica, le retribuzioni contrattuali Istat dei metalmeccanici sono cresciute del 3,7%, pari a +1,4 in termini reali, mentre le retribuzioni di fatto delle imprese metalmeccaniche con oltre 500 addetti nei primi cinque mesi dell'anno si sono incrementate del 3,5%, +1,2% in termini reali. La produttività di settore, secondo il centro studi di Federmeccanica, è diminuita del 4% in sette anni. A proposito della possibilità che Fiom, Fim e Uilm presentino tre piattaforme diverse per il prossimo rinnovo contrattuale, Bombassei ha osservato: "Siamo abituati a un sindacato unito che presenta un'unica piattaforma, ma nel caso ci siano più piattaforme siamo disponibili a discutere più piattaforme. Federmeccanica è disponibile a discutere anche di un nuovo modello contrattuale, ma, osserva il direttore generale, Biglieri, "il tavolo sulle regole non parte se parte il tavolo sul rinnovo del contratto" e viceversa. Federmeccanica sta "discutendo" dice il presidente, Alberto Bombassei, della possibile revisione del modello contrattuale sulla base del dibattito esistente. "Oggi - dice Bombassei - non abbiamo idee consolidate, stiamo discutendo e non sappiamo niente a priori". La produttività, secondo il presidente di Federmeccanica, comunque, "non si può calcolare a livello nazionale, sono le aziende delegate a parlare di redditività". Ad ogni modo, "se si fissano regole devono esserci anche regole che se violate prevedano sanzioni". "Ci risiamo! Ogni qualvolta i metalmeccanici sono impegnati a preparare la piattaforma per il rinnovo del contratto nazionale ecco che Federmeccanica si inventa un aumento dei salari inesistente. In verità, nel periodo che va da gennaio a luglio di quest'anno, i salari sono aumentati di 30,99 euro (pari a 60mila delle vecchie lire). Questa cifra, riproporzionata alla retribuzione media, corrisponde ad una percentuale inferiore al 2 per cento. Insomma, in termini reali le retribuzioni sono diminuite almeno dello 0,4%". Lo afferma Antonino Regazzi, segretario generale Uilm. "Il presidente Alberto Bombassei si metta l'anima in pace: prepareremo la nostra piattaforma sulla base di parametri diversi da quelli forniti dall'indagine trimestrale di Federmeccanica che, poi, tiene conto solamente delle retribuzioni medie delle grandi aziende e non considera quelle delle medie e piccole imprese, caratterizzate da salari decisamente inferiori".
R.F.S.

L'analisi
Il Presidente di Federmeccanica, Alberto Bombassei si posiziona nel dibattito che da sempre precede l'apertura delle vertenze per il rinnovo del contratto nazionale. Applica un metodo classico. Cambiano i presidenti, ma il copione è sempre lo stesso: "La produzione industriale è in calo e i salari sono cresciuti più dell'inflazione".
E questo a prescindere dai dati e dalle prospettive dell'economia. Infatti, se è vero che è in corso una frenata della produzione, è anche vero che sia il Governo italiano che le Istituzioni economiche internazionali prevedono la ripresa per il 2003. Nell'attuale congiuntura economica mondiale e in questa complessa fase della politica internazionale essere "catastrofisti" per sincera convinzione è già sbagliato e controproducente. Ma esserlo per "interesse di bottega", poi …
Sul salario poi la "forzatura" del Presidente di Federmeccanica, sembra eccedere i limiti della normale "faziosità" comprensibile per chi rappresenta legittimi interessi di parte:
1. perché ricorre a dati che si riferiscono alle imprese metalmeccaniche che occupano più di 500 dipendenti, che com'è noto non rappresentano il complesso mondo dell'imprese metalmeccaniche;
2. infatti, per troppi metalmeccanici, quelli che non fanno la contrattazione aziendale, gli incrementi retributivi registrati nel periodo gennaio luglio 2002 sono solo quelli previsti dal contratto nazionale (26,73 € al 3° livello, 30,99 € al 5°) che equivalgono a un incremento di poco inferiore al 2%. Almeno fino a gennaio 2003 non ce ne saranno altri e nel frattempo l'inflazione salirà;
3. inoltre, viste le caratteristiche dei dati "grandi imprese", saremmo curiosi di sapere se i numeri citati da Bombassei, sono riferiti alla retribuzione "continuativa" o a quella "totale". Se infatti si riferisce alla retribuzione "totale" c'è la possibilità che una parte dell'incremento citato dipenda dagli incentivi all'uscita dei lavoratori contrattati in molte grandi imprese. Comprenderanno "lor signori" che non possiamo accettare oltre al danno, la beffa;
4. e poi, anche se l'andamento delle retribuzioni del contratto nazionale fosse realmente superiore nei primi sette mesi del 2002 all'inflazione (e non è questo il caso) che scandalo ci sarebbe? E' del tutto ovvio che come ci sono stati periodi di inflazione superiore all'andamento delle retribuzioni (tant'è che abbiamo dovuto negoziare aspramente sul "recupero"), se vogliamo tutelare il salario reale, ci devono essere - per motivi puramente matematici - periodi in cui le retribuzioni salgono più veloci dell'inflazione;
5. infine, nell'attuale congiuntura economica non sarà opportuno, per rafforzare la ripresa economica, mettere qualche euro in più nelle tasche dei lavoratori in modo da rilanciare i consumi? Con il Patto per l'Italia abbiamo convinto il Governo a farlo con gli sgravi fiscali, con il rinnovo del contratto vogliamo convincere anche gli industriali a dare il loro contributo per il rilancio dei consumi. Presto comprenderanno che conviene anche a loro.
Luca M. Colonna

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