UNIONE ITALIANA LAVORATORI METALMECCANICI

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Periodico nazionale di informazione della Uilm
ANNO VIII - n° 8  ottobre/novembre 2002

Fare il contratto

A Bologna per approvare la piattaforma contrattuale. L'assemblea nazionale dei delegati Uilm si riunirà nel capoluogo emiliano il prossimo 13 dicembre. Le nostre proposte sono, ormai di dominio pubblico, ma val la pena di ricordarle. Intendiamo rispettare le regole del protocollo di luglio 1993; intendiamo recuperare lo scarto tra inflazione programmata e quella reale; desideriamo redistribuire la produttività nelle imprese che non hanno un premio di risultato, vogliamo modificare il sistema di classificazione per tener conto del nuovo che avanza; riteniamo indispensabile tutelare quanti hanno forme di contratto atipiche che mantengono il lavoratore in una situazione di precarietà per lunghi periodi di tempo; puntiamo a realizzare un sistema di enti bilaterali utile alla formazione e alla sicurezza. Sia la Fiom che la Fim avevano presentato le loro distinte piattaforme. Fino all'ultimo abbiamo tentato di proporre una in comune. La Fiom, addirittura, aveva precisato che l'unica condizione, perché ciò si avverasse era la democrazia referendaria. Per proseguire un cammino senza le altre organizzazioni sindacali (che saranno sostituite dagli abbracci con un pezzo del mondo politico ed un altro dei movimenti), i metalmeccanici della Cgil si sono trincerati dietro uno slogan. E la Uilm ha accettatto la discussione sul metodo referendario, pur non condividendolo, dichiarandosi disponibile ad una consultazione non solo sulla piattaforma contrattuale, ma anche sugli scioperi da tenersi. Per quanto riguarda la legge sulla rappresentanza abbiamo ufficialmente dichiarato che si poteva discutere sulle fondamenta di quella applicata nel pubblico impiego. Sapete tutti come è andata. Non c'è stato niente da fare. Alla fine, ognuno ha scelto per proprio conto: chi prima, chi dopo. L'appello per superare le divisioni lanciato da alcune Rsu arriva fuori tempo massimo. Si tratta di un'azione mossa da un sentimento genuino. Però, allo stesso tempo, si tratta di un atto sospetto per gli effetti che potrebbe innescare sul versante politico. Come scritto poche righe più in alto, è da tempo che la Uilm sollecitava la Fiom ad una soluzione comune, ma la risposta ricevuta era sempre negativa. Un no secco, per essere precisi. L'appello dei delegati delle Rsu giunge, quindi in ritardo rispetto a Fim e Uilm che hanno già definito le loro piattaforme. Ma dove erano i delegati della stessa Fiom, quando i metalmeccanici della Cgil definivano la piattaforma separata? Non hanno mosso dito, non hanno alzato voce, non hanno siglato documenti. Qualcuno doveva averli assicurati che la posizione della Fiom avrebbe fatto da faro a quella della altre sigle. Non era possibilee così non è stato. Invece, sulla crisi del settore auto in Italia s'è realizzata un'unità d'azione. La fase di "smobilitazione" degli stabilimenti produttivi della Fiat Auto si presenta come il modo per ottenere il massimo risultato finanziario dalla vendita alla General Motors nel 2004. Questo risultato, però sarebbe utile per le casse della famiglia Agnelli, ma non coinciderebbe con il bene delle prospettive industriali del Paese. Il piano industriale presentato dall'azienda torinese esprime tagli e chiusure. E garantisce le banche creditrici. Perdere la capacità produttiva, braccia e cervelli significa pesare enormemente sull'economia italiana. Altro che "azienda solida" con un piano che non cambia" come vorrebbe far credere il Presidente della Fiat. Per un paio di giorni ha fatto finta di convincersene qualche ministro. Per fortuna, dopo un po', il governo ha espresso la stessa opinione del Sindacato: "Quel piano va cambiato". Quello che succederà dopo lo sciopero generale del 15 e la manifestazione nazionale a Roma del 26 novembre è difficile da prevedere. Di sicuro se gli azionisti della Fiat non sono in concreto disponibili al rilancio dell'azienda e se non si trovano altre imprese private pronte ad investire in questo settore, allora lo Stato non può esimersi dall'intervenire. Per quanto riguarda l'unità raggiunta sul fronte Fiat non bisogna farsi illusioni. Rimangono come macigni le differenze sulla partecipazione, sul modello di sindacato, sulla democrazia economica. Basti pensare al nostro contratto: c'è chi lo vuole per il bene dei lavoratori e chi li usa per fare la lotta.
Antonino Regazzi

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