UNIONE ITALIANA LAVORATORI METALMECCANICI

Corso Trieste, 36 - 00198 Roma - Tel. 06.852.622.01 - 06.852.622.02
Fax 06.852.622.03 - E-mail uilm@uil.it

 

 
Periodico nazionale di informazione della Uilm
ANNO VIII - n° 1  gennaio/febbraio 2003

I grandi gruppi in Abruzzo

Introduzione
Da tempo la Uil Abruzzo richiama l'attenzione sul declino della presenza dei grandi gruppi nella propria regione. In un primo momento, si è trattato soprattutto dei grandi gruppi pubblici o ex-pubblici, come Enel, Eni, Telecom, Ferrovie, Autostrade, che stanno da tempo operando una politica di disinvestimento con gravi conseguenze sulle prospettive di sviluppo regionali, data l'importanza dei prodotti, dei servizi, delle infrastrutture primarie e delle reti che fanno capo a questi gruppi. Al danno strategico si aggiungono le perdite dirette, tecnologiche, occupazionali e professionali.
Attualmente, la crisi investe anche molti dei grandi gruppi privati. Per alcuni si tratta di un nuovo capitolo -pericolosamente vicino ad essere quello conclusivo- di una lunga vicenda, come nel caso dell'ex-Italtel dell'Aquila. Per altri, si tratta di problemi recenti, come nei casi di Fiat, Denso e Merker.

La Giunta Regionale Abruzzo ha finalmente recepito la richiesta di affrontare questa situazione, delineando una più generale Vertenza Abruzzo, che raggruppa i problemi la cui soluzione non può essere ricercata solo a livello regionale: tra questi, i problemi della sanità e, appunto, quello dei grandi gruppi.
La richiesta di fondo al Governo e alla Giunta Regionale è che si dotino di una politica industriale, quanto mai necessaria a fronte di processi di privatizzazione che lasciati senza una guida possono produrre esiti che indeboliscono il patrimonio industriale, del Paese in generale e dell'Abruzzo nel nostro caso, come abbiamo già sperimentato per quanto riguarda le telecomunicazioni, e rischiamo nuovamente di verificare con la crisi del settore auto.
Nella Vertenza Abruzzo, la Regione svolge due ruoli, quello negoziale nei confronti del Governo nazionale e degli stessi grandi gruppi, sostenuto dalla concertazione con le parti sociali, e quello in prima persona di soggetto principe della programmazione dello sviluppo economico e sociale a livello regionale, anche alla luce della riforma del Titolo V della Costituzione e dei nuovi poteri attribuiti all'Ente Regione in materia di politica industriale.

Due premesse:
· In primo luogo, respingiamo la cultura che propone una valorizzazione delle piccole e medie imprese viste come alternativa ai grandi gruppi. Oltre che del tutto sbagliata, questa concezione è oramai tramontata ovunque, tranne che in sacche di pigrizia intellettuale, che vantano esponenti anche in Abruzzo. La mancanza di un numero sufficiente di grandi gruppi è uno degli elementi chiave del declino competitivo del Paese, recentemente denunciato anche dal Presidente della Repubblica. Ricerca e innovazione, tecnologica ed organizzativa, richiedono risorse ingenti che solo i grandi gruppi sono in grado di impiegare. Le piccole e medie imprese più vitali, qualitative, internazionalizzate, sono spesso quelle che sono in rapporto con grandi gruppi, dei quali sovente costituiscono l'indotto. Le piccole e medie imprese possono dare importanti risposte occupazionali e meritano un sostegno adeguato, che non può prescindere da incentivarne il costante aggiornamento. Non c'è contrapposizione tra grandi gruppi e piccole e medie imprese: i grandi gruppi, se non sviluppano un indotto locale e non si integrano e radicano nel territorio, altro non diventano se non le famigerate cattedrali nel deserto, così come le piccole e medie imprese che si limitano a una competizione sui costi e non stabiliscono un contatto con quanto si muove di avanzato nel panorama generale dell'industria, entrano in contrasto con la modernizzazione. Siamo altresì per favorire i momenti di aggregazione delle piccole imprese, dalla formazione di consorzi ai distretti, al fine di conquistare anche per questa via una massa critica adeguata allo sviluppo di una competizione di qualità.
· Secondo punto: il riequilibrio territoriale. La Uil ribadisce la necessità di rimodulare i regimi di incentivazione presenti sul territorio, anche mediante l'impiego di risorse regionali, in modo da favorire insediamenti nelle aree della provincia dell'Aquila, recuperando la situazione presente, che contraddice in pieno gli obbiettivi di riequilibrio territoriale e priva proprio le aree interne delle condizioni più favorevoli, quali quelle previste dall'articolo 87 3 C del Trattato di Amsterdam1 . Inoltre, la Uil vede con favore l'ipotesi dell'inclusione per l'Abruzzo delle aree dell'Aquila e della Valle Peligna in una rifinanziata legge 1812 , opportunamente adattata alla specificità abruzzese.

Le problematiche delle crisi dei grandi gruppi vanno lette in rapporto con l'insieme dei temi della programmazione e dello sviluppo, dal DOCUP Abruzzo, con particolare riferimento all'Asse II (Competitività del sistema delle imprese), alla programmazione negoziata; dall'Intesa Istituzionale di Programma con il Governo alla Finanziaria Regionale; dalla politica per le infrastrutture alla legislazione regionale sulle attività produttive, alla riorganizzazione degli enti strumentali della Regione, con l'istituzione dell'ESA, e dei Consorzi Industriali, al potenziamento dei distretti industriali.
SCHEDE SULLE SITUAZIONI DI CRISI DEI PRINCIPALI GRANDI GRUPPI METALMECCANICI IN ABRUZZO
Contengono una sommaria descrizione dei problemi e riassumono le proposte che la Uil e la Uilm Abruzzo fanno alle controparti pubbliche e private.

TELECOMUNICAZIONI
· POLO ELETTRONICO AQUILANO
La vicenda del Polo elettronico Aquilano è la più drammatica delle emergenze regionali. Qualora perdurasse l'incapacità di dare uno sbocco accettabile alla vertenza, la prospettiva del riequilibrio territoriale ne riceverebbe un colpo gravissimo. La manifestazione del 22 gennaio a Roma è stata un appuntamento di grande rilievo per tutto il sindacato abruzzese, che ha posto l'esigenza, recepita dal Governo, della nazionalizzazione della vertenza. Il prossimo incontro atteso per febbraio dovrà entrare nel merito delle possibili soluzioni.

La situazione del Polo Elettronico Aquilano
La crisi industriale del Polo elettronico Aquilano nasce, come è noto, dalla privatizzazione della Italtel. Le emergenze odierne sono rappresentate dalla Flextronics e dalla Lares Tecno.
La FLEXTRONICS, azienda di contract manufacturing, con circa 900 addetti, produce la parte software e hardware per armadi di TLC mobile. Pur avendo un impegno di fornitura di prodotto con Siemens fino al Novembre 2003, l'azienda è intenzionata a non essere più presente in Italia con propri stabilimenti già dal 2003.
La LARES TECNO, azienda di produzione di piastre multistrato per telecomunicazione, con circa 230 addetti, posti ormai da mesi in CIGS a zero ore.
Il rischio in questo caso è che essendo in presenza di un medio imprenditore privato fortemente colpito dalla lunga crisi del settore Telecomunicazioni, vi sia una caduta finanziaria, e quindi la messa in fallimento dell'azienda.
Si ricorda inoltre che la Siemens mantiene un laboratorio di Ricerca e Sviluppo che occupa circa 250 ricercatori. Un accordo sindacale del Settembre 2002 ha visto tagliare in questa azienda oltre 200 dipendenti di produzione, avviati a percorsi di mobilità finalizzati alla pensione.

Posizione della Uil e della Uilm Abruzzo sul Polo Elettronico Aquilano
Nel caso della Flextronics, l'opzione maestra per ricercare uno sbocco positivo della vertenza, è il coinvolgimento della Siemens, che solo un impegno forte del Governo Italiano può ottenere, anche richiamando l'accordo sottoscritto presso il ministero dell'Industria nel 2000, siglato anche dalla Flextronics, nel quale la Siemens, pur cedendo le attività all'azienda Americana, manteneva impegni di commesse destinate esclusivamente al territorio aquilano. La Uil è consapevole del fatto che il Governo non può imporre scelte industriali ad un'azienda privata, ma ritiene che un forte impegno dell'Esecutivo possa contribuire in modo decisivo a favorire opzioni che tengano conto anche del contesto sociale e territoriale nel quale l'impresa opera. In ogni caso, la Uil chiede che il Governo operi perseguendo l'obbiettivo strategico di garantire il mantenimento del sito industriale aquilano come polo dedicato alle tecnologie avanzate (elettroniche, informatiche, ecc.), respingendo inaccettabili prospettive di deindustrializzazione.
Per quanto riguarda la Lares, la soluzione possibile del problema passa attraverso la fusione per incorporazione dello stabilimento Lares di Milano e la presentazione di un piano industriale di rilancio di tutto il gruppo in Italia, anche con percorsi di partenariato industriale con eventuali altri soggetti industriali, inclusa la stessa Sviluppo Italia.

Creare nella provincia dell'Aquila un ambiente favorevole agli insediamenti industriali
I singoli salvataggi non sono sufficienti ad invertire la tendenza alla deindustrializzazione delle zone interne se non si crea nell'area aquilana e in quella peligna un ambiente favorevole agli insediamenti industriali. A questo scopo, la Uil insiste per una positiva riconsiderazione delle zonizzazioni ex articolo 87 3 C; per l'impiego della legge 181, opportunamente rifinanziata; per un'intesa Stato-Regione che metta a disposizione risorse mirate alla riqualificazione dei lavoratori.

· FINMEK ex ERICSSON SULMONA
Stabilimento con circa 180 addetti, è un'azienda del settore contract manufacturing per Telecomunicazioni. Opera per collaudi di sistema di centrali per telefonia mobile, su commessa Ericsson; inoltre, dovrebbe partire la nuova attività di collaudo per le nuove centrali UMTS. Attualmente, è in atto la cassa integrazione straordinaria per 24 mesi per ristrutturazione aziendale, con rotazione settimanale di circa il 70% delle unità produttive.

Posizione della Uil e della Uilm Abruzzo sulla Finmek Sulmona:
E' necessario capire con la Regione Abruzzo a che punto si trova l'accordo di Programma della Finmek per Sulmona, visto che doveva portare alla creazione di una nuova realtà di nome Red Man, altamente qualificata per la ricerca e lo sviluppo di prodotti per Telecomunicazioni. Ma tale accordo, che doveva partire ormai da due anni, ancora non vede la luce, e, anzi, nel Docup, è riportato per l'Abruzzo a nome Finmek solo l'accordo di Programma a suo tempo stipulato dalla Ixtant di Avezzano (oggi Ixfin).
Inoltre oggi lo stabilimento di Sulmona è fortemente messo in discussione poiché l'attività attuale, per dichiarazione aziendale, è da ritenersi in phase-out entro i primi sei mesi del 2003, e non è chiaro quanto partirà l'UMTS. Di fatto lo stabilimento di Sulmona rischia di trovarsi lungo il 2003 senza prodotto né mercato.

· IXFIN, CHIETI SCALO E AVEZZANO
La Ixfin S.p.A., che opera nel settore manifatturiero elettronico, con le recenti acquisizioni di importanti aziende dalla Mekfin, tra cui la Magneti Marelli sistemi elettronici, conta oggi circa 5600 dipendenti, distribuiti in vari stabilimenti in Italia e all'estero.
Il gruppo, di proprietà dell'imprenditore Massimo Pugliese, con sede a Marcianise (Caserta), è impegnato in un importante piano di investimenti mirato al rilancio delle attività acquisite, che spaziano dall'elettronica applicata all'automobile fino all'elettrodomestico, passando per le telecomunicazioni, ma che risentono pesantemente della lungo periodo di crisi, in particolare nelle Telecomunicazioni.
In Abruzzo abbiamo due insediamenti, a Chieti Scalo e ad Avezzano.
La sede di Avezzano occupa circa 270 lavoratori, con frequente ricorso alla cassa integrazione ordinaria.
La sede di Chieti Scalo (circa 190 dipendenti), anch'essa rilevata da Ixfin dalla Mekfin, conserva le elevate professionalità derivanti dalle precedenti proprietà (Telettra e Alcatel, in particolare) ed è inserita a pieno titolo tra le sedi dedicate al "contract manufactoring" del settore telecomunicazioni, con potenzialità, riconosciute ed evidenziate nel Piano Industriale presentato alle OO.SS. a Roma il 2/12/2002, di posizionarsi come sede d'eccellenza per le attività di riparazione di apparati elettronici (non solo per le Telecomunicazioni) nell'ambito delle attività e del portafoglio clienti del Gruppo.
Chieti ha dovuto ricorrere, nell'ultimo periodo, ad un massiccio utilizzo della cassa integrazione ordinaria, per sopperire alla mancanza di commesse derivanti dalla crisi dei principali committenti, Alcatel in particolare.
L'azienda sta avviando un piano di formazione e riqualificazione professionale, quanto mai importante nell'ottica della diversificazione delle attività, il cui progetto è stato sottoposto all'attenzione dei vari livelli istituzionali di competenza (Regine, Provincia) per il suo finanziamento, ma ad oggi senza risultati concreti, nonostante gli impegni assunti in varie occasioni dai presidenti delle sopraccitate amministrazioni.
La Uil ritiene opportuno l'impiego di risorse pubbliche a sostegno di questa formazione, soprattutto ora che dopo anni di tagli occupazionali e depauperamento tecnologico, è arrivato un imprenditore disposto ad investire.

· APPALTI TELEFONICI
Dipendenti : 250/300 a livello regionale (nel '90 erano circa 1.500).
La crisi, l'accentramento a Roma, l'abbandono di certi tipi di servizi, le innovazioni tecnologiche, hanno portato alla morte e/o fusione della decina di aziende che operavano in regione: AET, CRT, MAZZONI, SIETI ad esempio oggi non esistono più.
Le aziende rimaste stanno dando in outsourcing il lavoro meno redditizio, come gli scavi e la posa pali per la realizzazione di opere pubbliche.
Da più di tre anni, al settore viene riconosciuto lo stato di crisi, con la conseguente possibilità di utilizzo della cassa integrazione straordinaria.

· GRUPPO FINMECCANICA

TELESPAZIO
In Abruzzo lavorano 270 dipendenti su un totale di circa 1.200 (le altre sedi, oltre alla direzione generale di Roma, sono in Sicilia, Lago di Como e Matera). Da qualche mese la società è stata acquisita dalla Finmeccanica, che ritiene Telespazio parte del core business, ma non ha prodotto un piano industriale chiaro circa gli obbiettivi che persegue.
Il bilancio al 31/12/2002 presenta una perdita equivalente alla metà del capitale sociale a causa del calo delle commesse, con la chiusura di importanti commesse legate sopratutto al mondo Telecom Italia (progetto Astrolink e Iridium).
Il nuovo amministratore delegato punta al pareggio nel 2003, confidando su nuovi lavori, quali quelli del progetto Galileo (sistema satellitare GPS) e del progetto Cosmoskyned, che chiediamo partano quanto prima.

Altre presenze Finmeccanica in Abruzzo:

ALENIA SPAZIO
Circa 350 dipendenti. Attualmente sta facendo ricorso agli ammortizzatori sociali (cassa integrazione ordinaria e mobilità incentivata), ma al momento non presente particolari criticità. Alenia Spazio è interessata ai progetti Galileo e Cosmoskyned, per la parte manifatturiera. Per quanto riguarda il progetto Cosmoskyned, la responsabilità della sua partenza è direttamente di Finmeccanica, cui chiediamo di agire con celerità e di assicurare il lavoro all'Alenia Spazio dell'Aquila.

MARCONI L'AQUILA
Ricerca militare, circa 100 dipendenti.

Infine, la Marconi di Chieti, che potrebbe presto entrare nel gruppo Finmeccanica:

MARCONI CHIETI SCALO
Sita in Chieti Scalo all'interno del polo elettronico ex-Telettra, con circa 130 dipendenti, fa ricerca su software per la telefonia militare e non (UMTS compreso).
Si chiede alla Regione di insistere sul Ministero, affinché nella trattativa Finmeccanica a livello nazionale la realtà di Chieti venga positivamente collocata nel gruppo e non subisca penalizzazioni, anche in considerazione della validità della ricerca che può svolgere e dell'alta professionalità in essa presente.

Incontrare Finmeccanica
La presenza di Finmeccanica in proporzioni così significative è frutto di sviluppi recenti, e va pienamente valorizzata. La Uil propone che la Giunta Regionale, insieme alle parti sociali, apra il confronto con Finmeccanica, e chieda che le realtà abruzzesi del gruppo siano pienamente inserite nelle attività produttive e di servizio che verranno sviluppate nei prossimi anni, a partire dai summenzionati progetti Galileo e Cosmoskyned.

· MERKER TOCCO CASAURIA (PESCARA)
La Merker di Tocco Casauria (PE), dedicata alla produzione di rimorchi (in 16 tipologie), occupa circa 480 dipendenti.
La sua crisi ha avuto contorni poco chiari. Tra gli elementi che hanno concorso alla situazione molto difficile che si è venuta a determinare, elenchiamo: la scarsa trasparenza sugli obbiettivi; la girandola di avvicendamenti nel management; strozzature logistiche e produttive macroscopiche, come il mancato raccordo tra la saldatura e la verniciatura.
Alcune delle manifestazioni drammatiche della crisi in atto sono state i mancati pagamenti dei salari, ma anche dei contributi e dei fornitori; l'esiguità della produzione realizzata; il sostanziale blocco delle forniture.
Una recente notizia positiva è stata quella dell'ingresso di nuovi soci olandesi, che dovrebbero rilevare il 74% del pacchetto azionario.
La ripresa lavoro è prevista per i primi di aprile per almeno il 70% ei lavoratori, con completamento dei rientri entro il prossimo gennaio.

La posizione della Uil e della Uilm Abruzzo sulla Merker
L'investimento va completato, perché lo stabilimento stesso non è ultimato. A questo fine, sono necessarie risorse private e pubbliche. Sul fronte dei privati, l'ingresso dei nuovi soci sembra rappresentare una risposta adeguata, che sarebbe risultata convincente anche per le banche coinvolte, e rispetto alla quale attendiamo nei prossimi giorni di conoscere nei dettagli il piano. Sul fronte pubblico, è senza dubbio necessaria l'erogazione dei soldi Cipe (27 milioni e mezzo di €), rispetto ai quali tutti i soggetti interessati devono pronunciarsi con chiarezza. La Regione deve giocare un ruolo attivo, nei confronti del Governo e del Cipe, ma anche in proprio, monitorando il recupero della falsa partenza della Merker e negoziando il suo radicamento nel territorio.
A fronte delle pericolose contorsioni che sta vivendo la vicenda Merker, in cui si susseguono annunci di segno contraddittorio, promesse e smentite, probabili riflessi di ampi scontri societari, senza che sia possibile al nostro livello di azione verificare in modo incontrovertibile alcuno degli elementi di questa crisi, a partire dalle reali intenzioni e condizioni dell'azienda, la Uil ha chiesto alla Giunta Regionale di adoperarsi per un incontro in sede di Ministero dell'Industria da farsi in tempi strettissimi, ritenendo quella del Ministero dell'Industria l'unica sede in cui sia possibile fare luce sullo stato delle cose e ottenere impegni ed affidamenti non volatili.

· LA MICRON E LA MARSICA
La Micron, circa 1.600 dipendenti, rappresenta al tempo stesso una presenza industriale di grandissimo rilievo per la Marsica e l'Abruzzo tutto, ma anche una realtà che non ha compiuto sufficienti passi avanti in direzione dell'auspicato processo di integrazione nella realtà locale, in assenza del quale le frequenti difficoltà del mercato si presentano come potenzialmente molto pericolose ai fini del consolidamento e della crescita dello stabilimento di Avezzano.

La posizione della Uil e della Uilm Abruzzo sulla Micron
Tra le criticità, evidenziamo da un lato il mancato decollo di moderne relazioni industriali con le organizzazioni sindacali e i recenti eccessi in termini di pressione sui lavoratori, dall'altro lato lo scarso radicamento nel territorio, a partire dall'inesistente indotto sviluppato.
La Uil pensa che siano questi i temi che il sindacato e le istituzioni abruzzesi ai vari livelli debbono affrontare, costruendo un livello di interlocuzione con la Micron che permetta l'apertura di un dialogo su questi problemi, mentre conferma la validità degli accordi sull'organizzazione del lavoro e i turni, che soddisfano una pre-condizione per l'esistenza di questa realtà aziendale che non va in alcun modo rimessa in discussione. Ricordiamo a questo proposito anche la necessità che venga rispettato l'inequivocabile giudizio dei lavoratori, che hanno votato a stragrande maggioranza a favore dell'accordo a suo tempo sottoscritto dalla Uilm.

· LA CRISI FIAT E L'ABRUZZO
Il gruppo Fiat in Abruzzo ha una presenza molto rilevante. La più grande fabbrica della regione, la Sevel, con oltre 5.000 addetti, e la Magneti Marelli di Sulmona (860 dipendenti) ne fanno parte organicamente, ma c'è anche un nutritissimo indotto, dalla Denso di San Salvo alla Tekal di Sambuceto, alla Fiamm di Avezzano, alle tante aziende di Val di Sangro collegate all'auto, tra cui Irma, Isringhausen, Honeywell, Pierburg, Ipema, Clersud, Mariani (ex-Dana). Per questo motivo, la Uil Abruzzo chiede che la Regione sia attiva a livello nazionale e si batta per salvaguardare un'attività industriale che è stata decisiva per il decollo dell'Abruzzo negli ultimi venti anni, e che deve giocare ancora un grande ruolo.
L'impatto della crisi Fiat in Abruzzo presenta due criticità principali: la Sistemi Sospensioni SpA Magneti Marelli Sulmona e la Denso di San Salvo (Chieti), cui dedichiamo due approfondimenti specifici. Alla Fiamm di Avezzano (circa 400 dipendenti), che ha recentemente raggiunto un accordo sindacale per la gestione di 80 esuberi, l'impatto attribuibile direttamente alla crisi Fiat è stato relativo, perché il mercato di riferimento e le conseguenti problematiche vanno molto oltre Fiat. Per quanto riguarda le altre realtà, ad oggi sembrerebbero fare fronte alla crisi senza ricorrere a procedure di riduzione del personale. Il danno occupazionale c'è comunque, perché un po' tutte le aziende che ruotano intorno a Fiat non hanno nei mesi scorsi confermando i lavoratori a termine. Il caso più noto è quello recente della Sevel, che non ha confermato 280 contratti a termine. Al momento, la crisi non si sta ulteriormente approfondendo.

Sviluppare in Abruzzo una parte più consistente dell'indotto auto e moto
Un tema importante da sollevare nei confronti del gruppo Fiat da parte del sindacato e delle istituzioni abruzzesi è quello dello sviluppo dell'indotto e della localizzazione nella nostra regione di una quota crescente di forniture Fiat, Sevel, Marelli, Denso, ecc, anche mediante trasferimenti di produzioni e attività indotte, pure in considerazione degli abbattimenti dei costi che è possibile realizzare per questa via. Il dato di qualche anno fa sull'indotto della Sevel indicava in circa il 10% la quota di forniture provenienti da aziende abruzzesi, mentre il grosso dei semilavorati proveniva da Piemonte, Lombardia, Emilia, ecc. In confronto, l'indotto sviluppato dalla Honda è incomparabilmente più ricco, se pensiamo che a fronte di circa 700 lavoratori occupati in Honda Italia, le aziende dell'indotto ne contano più di 2.000. Negli ultimi anni c'è stata una crescita dell'indotto abruzzese della Sevel, ma sicuramente moltissimo può essere ancora fatto, a cominciare dalla creazione di un livello di confronto con Fiat e Sevel su questi temi, a livello nazionale e abruzzese, sindacale ed istituzionale, di Governo e di Regione, anche considerando il nuovo ciclo di sviluppo che l'azienda ha annunciato. Va inoltre valorizzato il radicamento realizzato dalla Honda Italia e avviato un confronto per verificare la possibilità di ulteriori sviluppi positivi, come chiediamo alla Giunta Regionale da due legislature, sino ad oggi invano. Le grandi aziende presenti nel nostro territorio regionale non possono guadagnare la ribalta solo quando si tratta di accorrere al loro capezzale, ma devono essere destinatarie di una politica industriale sistematica, capace di valorizzarne le grandi potenzialità.

SISTEMI SOSPENSIONI S.P.A. GRUPPO MAGNETI MARELLI SULMONA
E' lo stabilimento più grande della Valle Peligna, con circa 860 addetti (erano 1.150). Produce componentistica meccanica per auto (l'intero gruppo ruota anteriore e posteriore di gran parte dei segmenti auto di Fiat, Alfa Romeo, Lancia, fornendo tra gli altri gli stabilimenti di Termini Imerese, Cassino, Rivalta e Pomigliano; gli assali per il Ducato della Sevel, sia per la parte anteriore che per quella posteriore). Attualmente, lo stabilimento effettua cassa integrazione ordinaria, a rotazione, per un numero massimo di 100 diretti e 20 indiretti di produzione.
Il futuro industriale ed occupazionale di questo stabilimento è senza dubbio fortemente legato al futuro della Fiat Auto, ma è altresì necessario fare passi avanti in direzione di una diversificazione dei clienti, che riduca la dipendenza di questo stabilimento dalla sola Fiat.

· DENSO SAN SALVO
La ex-Magneti Marelli di San Salvo (1.750 addetti), acquisita dalla giapponese Denso, vive una situazione di grande difficoltà, evidenziata dalle forti perdite subite negli ultimi due anni (circa 50 milioni di €), causate soprattutto dal fatto che alcuni prodotti, in particolare il motorino d'avviamento E80, che viene venduto prevalentemente alla Fiat, non generano più guadagni a causa dei continui ribassi dei prezzi, ma vengono venduti sottocosto. E' in discussione con il sindacato un piano che prevede il ripiano delle perdite e la prosecuzione degli investimenti, con l'obbiettivo di invertire quanto prima la tendenza alla perdita e tornare a un primo -ancorché modesto- utile, a partire dall'anno fiscale aprile 2005-marzo 2006. In termini industriali, si tratterebbe di cessare, sia pure gradualmente, le produzioni non remunerative e di dedicarsi a prodotti in grado di generare un profitto. Si prevede una crescita produttiva negli alternatori, in particolare per fornire alla Opel l'alternatore A115; il consolidamento in crescita delle produzioni di piccoli motori (tergicristallo ecc); il calo dei motori, con l'abbandono delle attuali produzioni, sostituite da nuovi prodotti più pregiati (P70 e P76), da fornire a produttori auto di fascia alta, quali Bmw, Jaguar ecc. Il peso di Fiat nel portafoglio ordini scenderebbe dall'attuale 53% al 43%. Sul piano occupazionale, l'impatto del piano è fortemente negativo, con 235 esuberi denunciati dall'azienda (195 operai e 40 impiegati), cui fare fronte nell'arco di un anno. Non si tratta dei primi esuberi dichiarati dalla Denso, ed è già stato raggiunto un accordo nel recente passato che ha comportato il pensionamento e la mobilità volontaria di 150 lavoratori. Il negoziato ha tempo sino alla fine di marzo, termine del presente anno fiscale, per produrre un'intesa.

Posizione della Uil e della Uilm Abruzzo sulla Denso di San Salvo
E' obbligatorio intervenire. Non essendo la prima volta, però, e rischiando di essere l'ultima se non si conseguono risultati positivi, è necessario assicurarsi per quanto possibile che gli investimenti previsti, il parco prodotti che verrà allestito, i costi, i volumi, ecc, siano effettivamente adeguati alla rimonta che è indispensabile realizzare. Inoltre, il sindacato è impegnato nella ricerca di soluzioni sostenibili al problema di esuberi posto dalla Denso. Sarebbe utile che la stipula dell'intesa, che ci auguriamo sia possibile raggiungere, avvenga in una sede istituzionale di rilievo, quale quella del Ministero dell'Industria, e che la Regione Abruzzo sia pienamente coinvolta, anche nella prospettiva di poter negoziare con il gruppo Denso, successivamente al risanamento, lo sviluppo dell'indotto e l'attribuzione a San Salvo di ulteriori lavorazioni, risultato quest'ultimo molto importante ai fini di una strategia occupazionale che non penalizzi la zona di Vasto-San Salvo, ma difficile da perseguire a causa della rigida compartimentazione del gruppo Denso in diverse branche non comunicanti.
Roberto Campo

1) L'Abruzzo è stato la prima regione d'Europa a uscire dall'Obbiettivo 1 dei Fondi Strutturali, avendo superato i limiti di PIL regionale. Attualmente, vi operano due regimi di aiuti, quelli previsti dall'Obbiettivo 2, che si applica prevalentemente nelle zone interne, e quelli consentiti dall'articolo 87, punto 3, comma C del Trattato di Amsterdam, più appetibili dal punto di vista della localizzazione di imprese, che hanno trovato applicazione prevalentemente nella fascia costiera, che è quella più sviluppata. Dal punto di vista degli obbiettivi di riequilibrio territoriale, la situazione presente dei regimi di incentivazione costituisce un paradosso.

2) Il Governo ha avanzato la proposta di rifinanziare ed applicare alla Provincia dell'Aquila questa legge, originariamente dedicata alla deindustrializzazione siderurgica.

torna all'homepage