Periodico nazionale di informazione della Uilm
ANNO VIII - n° 1 gennaio/febbraio 2003
I grandi gruppi in
Abruzzo
Introduzione
Da tempo la Uil Abruzzo richiama l'attenzione sul declino della
presenza dei grandi gruppi nella propria regione. In un primo momento,
si è trattato soprattutto dei grandi gruppi pubblici o ex-pubblici,
come Enel, Eni, Telecom, Ferrovie, Autostrade, che stanno da tempo
operando una politica di disinvestimento con gravi conseguenze sulle
prospettive di sviluppo regionali, data l'importanza dei prodotti, dei
servizi, delle infrastrutture primarie e delle reti che fanno capo a
questi gruppi. Al danno strategico si aggiungono le perdite dirette,
tecnologiche, occupazionali e professionali.
Attualmente, la crisi investe anche molti dei grandi gruppi privati. Per
alcuni si tratta di un nuovo capitolo -pericolosamente vicino ad essere
quello conclusivo- di una lunga vicenda, come nel caso dell'ex-Italtel
dell'Aquila. Per altri, si tratta di problemi recenti, come nei casi di
Fiat, Denso e Merker.
La Giunta Regionale Abruzzo ha finalmente recepito la richiesta di
affrontare questa situazione, delineando una più generale Vertenza
Abruzzo, che raggruppa i problemi la cui soluzione non può essere
ricercata solo a livello regionale: tra questi, i problemi della sanità
e, appunto, quello dei grandi gruppi.
La richiesta di fondo al Governo e alla Giunta Regionale è che si
dotino di una politica industriale, quanto mai necessaria a fronte di
processi di privatizzazione che lasciati senza una guida possono
produrre esiti che indeboliscono il patrimonio industriale, del Paese in
generale e dell'Abruzzo nel nostro caso, come abbiamo già sperimentato
per quanto riguarda le telecomunicazioni, e rischiamo nuovamente di
verificare con la crisi del settore auto.
Nella Vertenza Abruzzo, la Regione svolge due ruoli, quello negoziale
nei confronti del Governo nazionale e degli stessi grandi gruppi,
sostenuto dalla concertazione con le parti sociali, e quello in prima
persona di soggetto principe della programmazione dello sviluppo
economico e sociale a livello regionale, anche alla luce della riforma
del Titolo V della Costituzione e dei nuovi poteri attribuiti all'Ente
Regione in materia di politica industriale.
Due premesse:
· In primo luogo, respingiamo la cultura che propone una valorizzazione
delle piccole e medie imprese viste come alternativa ai grandi gruppi.
Oltre che del tutto sbagliata, questa concezione è oramai tramontata
ovunque, tranne che in sacche di pigrizia intellettuale, che vantano
esponenti anche in Abruzzo. La mancanza di un numero sufficiente di
grandi gruppi è uno degli elementi chiave del declino competitivo del
Paese, recentemente denunciato anche dal Presidente della Repubblica.
Ricerca e innovazione, tecnologica ed organizzativa, richiedono risorse
ingenti che solo i grandi gruppi sono in grado di impiegare. Le piccole
e medie imprese più vitali, qualitative, internazionalizzate, sono
spesso quelle che sono in rapporto con grandi gruppi, dei quali sovente
costituiscono l'indotto. Le piccole e medie imprese possono dare
importanti risposte occupazionali e meritano un sostegno adeguato, che
non può prescindere da incentivarne il costante aggiornamento. Non c'è
contrapposizione tra grandi gruppi e piccole e medie imprese: i grandi
gruppi, se non sviluppano un indotto locale e non si integrano e
radicano nel territorio, altro non diventano se non le famigerate
cattedrali nel deserto, così come le piccole e medie imprese che si
limitano a una competizione sui costi e non stabiliscono un contatto con
quanto si muove di avanzato nel panorama generale dell'industria,
entrano in contrasto con la modernizzazione. Siamo altresì per favorire
i momenti di aggregazione delle piccole imprese, dalla formazione di
consorzi ai distretti, al fine di conquistare anche per questa via una
massa critica adeguata allo sviluppo di una competizione di qualità.
· Secondo punto: il riequilibrio territoriale. La Uil ribadisce la
necessità di rimodulare i regimi di incentivazione presenti sul
territorio, anche mediante l'impiego di risorse regionali, in modo da
favorire insediamenti nelle aree della provincia dell'Aquila,
recuperando la situazione presente, che contraddice in pieno gli
obbiettivi di riequilibrio territoriale e priva proprio le aree interne
delle condizioni più favorevoli, quali quelle previste dall'articolo 87
3 C del Trattato di Amsterdam1
. Inoltre, la Uil vede con favore l'ipotesi dell'inclusione per
l'Abruzzo delle aree dell'Aquila e della Valle Peligna in una
rifinanziata legge 1812 ,
opportunamente adattata alla specificità abruzzese.
Le problematiche delle crisi dei grandi gruppi vanno lette in
rapporto con l'insieme dei temi della programmazione e dello sviluppo,
dal DOCUP Abruzzo, con particolare riferimento all'Asse II
(Competitività del sistema delle imprese), alla programmazione
negoziata; dall'Intesa Istituzionale di Programma con il Governo alla
Finanziaria Regionale; dalla politica per le infrastrutture alla
legislazione regionale sulle attività produttive, alla riorganizzazione
degli enti strumentali della Regione, con l'istituzione dell'ESA, e dei
Consorzi Industriali, al potenziamento dei distretti industriali.
SCHEDE SULLE SITUAZIONI DI CRISI DEI PRINCIPALI GRANDI GRUPPI
METALMECCANICI IN ABRUZZO
Contengono una sommaria descrizione dei problemi e riassumono le
proposte che la Uil e la Uilm Abruzzo fanno alle controparti pubbliche e
private.
TELECOMUNICAZIONI
· POLO ELETTRONICO AQUILANO
La vicenda del Polo elettronico Aquilano è la più drammatica
delle emergenze regionali. Qualora perdurasse l'incapacità di dare uno
sbocco accettabile alla vertenza, la prospettiva del riequilibrio
territoriale ne riceverebbe un colpo gravissimo. La manifestazione del
22 gennaio a Roma è stata un appuntamento di grande rilievo per tutto
il sindacato abruzzese, che ha posto l'esigenza, recepita dal Governo,
della nazionalizzazione della vertenza. Il prossimo incontro atteso per
febbraio dovrà entrare nel merito delle possibili soluzioni.
La situazione del Polo Elettronico Aquilano
La crisi industriale del Polo elettronico Aquilano nasce, come è noto,
dalla privatizzazione della Italtel. Le emergenze odierne sono
rappresentate dalla Flextronics e dalla Lares Tecno.
La FLEXTRONICS, azienda di contract manufacturing, con circa 900
addetti, produce la parte software e hardware per armadi di TLC mobile.
Pur avendo un impegno di fornitura di prodotto con Siemens fino al
Novembre 2003, l'azienda è intenzionata a non essere più presente in
Italia con propri stabilimenti già dal 2003.
La LARES TECNO, azienda di produzione di piastre multistrato per
telecomunicazione, con circa 230 addetti, posti ormai da mesi in CIGS a
zero ore.
Il rischio in questo caso è che essendo in presenza di un medio
imprenditore privato fortemente colpito dalla lunga crisi del settore
Telecomunicazioni, vi sia una caduta finanziaria, e quindi la messa in
fallimento dell'azienda.
Si ricorda inoltre che la Siemens mantiene un laboratorio di Ricerca e
Sviluppo che occupa circa 250 ricercatori. Un accordo sindacale del
Settembre 2002 ha visto tagliare in questa azienda oltre 200 dipendenti
di produzione, avviati a percorsi di mobilità finalizzati alla
pensione.
Posizione della Uil e della Uilm Abruzzo sul Polo Elettronico
Aquilano
Nel caso della Flextronics, l'opzione maestra per ricercare uno sbocco
positivo della vertenza, è il coinvolgimento della Siemens, che solo un
impegno forte del Governo Italiano può ottenere, anche richiamando
l'accordo sottoscritto presso il ministero dell'Industria nel 2000,
siglato anche dalla Flextronics, nel quale la Siemens, pur cedendo le
attività all'azienda Americana, manteneva impegni di commesse destinate
esclusivamente al territorio aquilano. La Uil è consapevole del fatto
che il Governo non può imporre scelte industriali ad un'azienda
privata, ma ritiene che un forte impegno dell'Esecutivo possa
contribuire in modo decisivo a favorire opzioni che tengano conto anche
del contesto sociale e territoriale nel quale l'impresa opera. In ogni
caso, la Uil chiede che il Governo operi perseguendo l'obbiettivo
strategico di garantire il mantenimento del sito industriale aquilano
come polo dedicato alle tecnologie avanzate (elettroniche, informatiche,
ecc.), respingendo inaccettabili prospettive di deindustrializzazione.
Per quanto riguarda la Lares, la soluzione possibile del problema passa
attraverso la fusione per incorporazione dello stabilimento Lares di
Milano e la presentazione di un piano industriale di rilancio di tutto
il gruppo in Italia, anche con percorsi di partenariato industriale con
eventuali altri soggetti industriali, inclusa la stessa Sviluppo Italia.
Creare nella provincia dell'Aquila un ambiente favorevole agli
insediamenti industriali
I singoli salvataggi non sono sufficienti ad invertire la tendenza alla
deindustrializzazione delle zone interne se non si crea nell'area
aquilana e in quella peligna un ambiente favorevole agli insediamenti
industriali. A questo scopo, la Uil insiste per una positiva
riconsiderazione delle zonizzazioni ex articolo 87 3 C; per l'impiego
della legge 181, opportunamente rifinanziata; per un'intesa
Stato-Regione che metta a disposizione risorse mirate alla
riqualificazione dei lavoratori.
· FINMEK ex ERICSSON SULMONA
Stabilimento con circa 180 addetti, è un'azienda del settore contract
manufacturing per Telecomunicazioni. Opera per collaudi di sistema di
centrali per telefonia mobile, su commessa Ericsson; inoltre, dovrebbe
partire la nuova attività di collaudo per le nuove centrali UMTS.
Attualmente, è in atto la cassa integrazione straordinaria per 24 mesi
per ristrutturazione aziendale, con rotazione settimanale di circa il
70% delle unità produttive.
Posizione della Uil e della Uilm Abruzzo sulla Finmek Sulmona:
E' necessario capire con la Regione Abruzzo a che punto si trova
l'accordo di Programma della Finmek per Sulmona, visto che doveva
portare alla creazione di una nuova realtà di nome Red Man, altamente
qualificata per la ricerca e lo sviluppo di prodotti per
Telecomunicazioni. Ma tale accordo, che doveva partire ormai da due
anni, ancora non vede la luce, e, anzi, nel Docup, è riportato per
l'Abruzzo a nome Finmek solo l'accordo di Programma a suo tempo
stipulato dalla Ixtant di Avezzano (oggi Ixfin).
Inoltre oggi lo stabilimento di Sulmona è fortemente messo in
discussione poiché l'attività attuale, per dichiarazione aziendale, è
da ritenersi in phase-out entro i primi sei mesi del 2003, e non è
chiaro quanto partirà l'UMTS. Di fatto lo stabilimento di Sulmona
rischia di trovarsi lungo il 2003 senza prodotto né mercato.
· IXFIN, CHIETI SCALO E AVEZZANO
La Ixfin S.p.A., che opera nel settore manifatturiero elettronico, con
le recenti acquisizioni di importanti aziende dalla Mekfin, tra cui la
Magneti Marelli sistemi elettronici, conta oggi circa 5600 dipendenti,
distribuiti in vari stabilimenti in Italia e all'estero.
Il gruppo, di proprietà dell'imprenditore Massimo Pugliese, con sede a
Marcianise (Caserta), è impegnato in un importante piano di
investimenti mirato al rilancio delle attività acquisite, che spaziano
dall'elettronica applicata all'automobile fino all'elettrodomestico,
passando per le telecomunicazioni, ma che risentono pesantemente della
lungo periodo di crisi, in particolare nelle Telecomunicazioni.
In Abruzzo abbiamo due insediamenti, a Chieti Scalo e ad Avezzano.
La sede di Avezzano occupa circa 270 lavoratori, con frequente ricorso
alla cassa integrazione ordinaria.
La sede di Chieti Scalo (circa 190 dipendenti), anch'essa rilevata da
Ixfin dalla Mekfin, conserva le elevate professionalità derivanti dalle
precedenti proprietà (Telettra e Alcatel, in particolare) ed è
inserita a pieno titolo tra le sedi dedicate al "contract
manufactoring" del settore telecomunicazioni, con potenzialità,
riconosciute ed evidenziate nel Piano Industriale presentato alle OO.SS.
a Roma il 2/12/2002, di posizionarsi come sede d'eccellenza per le
attività di riparazione di apparati elettronici (non solo per le
Telecomunicazioni) nell'ambito delle attività e del portafoglio clienti
del Gruppo.
Chieti ha dovuto ricorrere, nell'ultimo periodo, ad un massiccio
utilizzo della cassa integrazione ordinaria, per sopperire alla mancanza
di commesse derivanti dalla crisi dei principali committenti, Alcatel in
particolare.
L'azienda sta avviando un piano di formazione e riqualificazione
professionale, quanto mai importante nell'ottica della diversificazione
delle attività, il cui progetto è stato sottoposto all'attenzione dei
vari livelli istituzionali di competenza (Regine, Provincia) per il suo
finanziamento, ma ad oggi senza risultati concreti, nonostante gli
impegni assunti in varie occasioni dai presidenti delle sopraccitate
amministrazioni.
La Uil ritiene opportuno l'impiego di risorse pubbliche a sostegno di
questa formazione, soprattutto ora che dopo anni di tagli occupazionali
e depauperamento tecnologico, è arrivato un imprenditore disposto ad
investire.
· APPALTI TELEFONICI
Dipendenti : 250/300 a livello regionale (nel '90 erano circa 1.500).
La crisi, l'accentramento a Roma, l'abbandono di certi tipi di servizi,
le innovazioni tecnologiche, hanno portato alla morte e/o fusione della
decina di aziende che operavano in regione: AET, CRT, MAZZONI, SIETI ad
esempio oggi non esistono più.
Le aziende rimaste stanno dando in outsourcing il lavoro meno
redditizio, come gli scavi e la posa pali per la realizzazione di opere
pubbliche.
Da più di tre anni, al settore viene riconosciuto lo stato di crisi,
con la conseguente possibilità di utilizzo della cassa integrazione
straordinaria.
· GRUPPO FINMECCANICA
TELESPAZIO
In Abruzzo lavorano 270 dipendenti su un totale di circa 1.200 (le altre
sedi, oltre alla direzione generale di Roma, sono in Sicilia, Lago di
Como e Matera). Da qualche mese la società è stata acquisita dalla
Finmeccanica, che ritiene Telespazio parte del core business, ma non ha
prodotto un piano industriale chiaro circa gli obbiettivi che persegue.
Il bilancio al 31/12/2002 presenta una perdita equivalente alla metà
del capitale sociale a causa del calo delle commesse, con la chiusura di
importanti commesse legate sopratutto al mondo Telecom Italia (progetto
Astrolink e Iridium).
Il nuovo amministratore delegato punta al pareggio nel 2003, confidando
su nuovi lavori, quali quelli del progetto Galileo (sistema satellitare
GPS) e del progetto Cosmoskyned, che chiediamo partano quanto prima.
Altre presenze Finmeccanica in Abruzzo:
ALENIA SPAZIO
Circa 350 dipendenti. Attualmente sta facendo ricorso agli
ammortizzatori sociali (cassa integrazione ordinaria e mobilità
incentivata), ma al momento non presente particolari criticità. Alenia
Spazio è interessata ai progetti Galileo e Cosmoskyned, per la parte
manifatturiera. Per quanto riguarda il progetto Cosmoskyned, la
responsabilità della sua partenza è direttamente di Finmeccanica, cui
chiediamo di agire con celerità e di assicurare il lavoro all'Alenia
Spazio dell'Aquila.
MARCONI L'AQUILA
Ricerca militare, circa 100 dipendenti.
Infine, la Marconi di Chieti, che potrebbe presto entrare nel
gruppo Finmeccanica:
MARCONI CHIETI SCALO
Sita in Chieti Scalo all'interno del polo elettronico ex-Telettra, con
circa 130 dipendenti, fa ricerca su software per la telefonia militare e
non (UMTS compreso).
Si chiede alla Regione di insistere sul Ministero, affinché nella
trattativa Finmeccanica a livello nazionale la realtà di Chieti venga
positivamente collocata nel gruppo e non subisca penalizzazioni, anche
in considerazione della validità della ricerca che può svolgere e
dell'alta professionalità in essa presente.
Incontrare Finmeccanica
La presenza di Finmeccanica in proporzioni così significative è frutto
di sviluppi recenti, e va pienamente valorizzata. La Uil propone che la
Giunta Regionale, insieme alle parti sociali, apra il confronto con
Finmeccanica, e chieda che le realtà abruzzesi del gruppo siano
pienamente inserite nelle attività produttive e di servizio che
verranno sviluppate nei prossimi anni, a partire dai summenzionati
progetti Galileo e Cosmoskyned.
· MERKER TOCCO CASAURIA (PESCARA)
La Merker di Tocco Casauria (PE), dedicata alla produzione di rimorchi
(in 16 tipologie), occupa circa 480 dipendenti.
La sua crisi ha avuto contorni poco chiari. Tra gli elementi che hanno
concorso alla situazione molto difficile che si è venuta a determinare,
elenchiamo: la scarsa trasparenza sugli obbiettivi; la girandola di
avvicendamenti nel management; strozzature logistiche e produttive
macroscopiche, come il mancato raccordo tra la saldatura e la
verniciatura.
Alcune delle manifestazioni drammatiche della crisi in atto sono state i
mancati pagamenti dei salari, ma anche dei contributi e dei fornitori;
l'esiguità della produzione realizzata; il sostanziale blocco delle
forniture.
Una recente notizia positiva è stata quella dell'ingresso di nuovi soci
olandesi, che dovrebbero rilevare il 74% del pacchetto azionario.
La ripresa lavoro è prevista per i primi di aprile per almeno il 70% ei
lavoratori, con completamento dei rientri entro il prossimo gennaio.
La posizione della Uil e della Uilm Abruzzo sulla Merker
L'investimento va completato, perché lo stabilimento stesso non è
ultimato. A questo fine, sono necessarie risorse private e pubbliche.
Sul fronte dei privati, l'ingresso dei nuovi soci sembra rappresentare
una risposta adeguata, che sarebbe risultata convincente anche per le
banche coinvolte, e rispetto alla quale attendiamo nei prossimi giorni
di conoscere nei dettagli il piano. Sul fronte pubblico, è senza dubbio
necessaria l'erogazione dei soldi Cipe (27 milioni e mezzo di ),
rispetto ai quali tutti i soggetti interessati devono pronunciarsi con
chiarezza. La Regione deve giocare un ruolo attivo, nei confronti del
Governo e del Cipe, ma anche in proprio, monitorando il recupero della
falsa partenza della Merker e negoziando il suo radicamento nel
territorio.
A fronte delle pericolose contorsioni che sta vivendo la vicenda Merker,
in cui si susseguono annunci di segno contraddittorio, promesse e
smentite, probabili riflessi di ampi scontri societari, senza che sia
possibile al nostro livello di azione verificare in modo
incontrovertibile alcuno degli elementi di questa crisi, a partire dalle
reali intenzioni e condizioni dell'azienda, la Uil ha chiesto alla
Giunta Regionale di adoperarsi per un incontro in sede di Ministero
dell'Industria da farsi in tempi strettissimi, ritenendo quella del
Ministero dell'Industria l'unica sede in cui sia possibile fare luce
sullo stato delle cose e ottenere impegni ed affidamenti non volatili.
· LA MICRON E LA MARSICA
La Micron, circa 1.600 dipendenti, rappresenta al tempo stesso una
presenza industriale di grandissimo rilievo per la Marsica e l'Abruzzo
tutto, ma anche una realtà che non ha compiuto sufficienti passi avanti
in direzione dell'auspicato processo di integrazione nella realtà
locale, in assenza del quale le frequenti difficoltà del mercato si
presentano come potenzialmente molto pericolose ai fini del
consolidamento e della crescita dello stabilimento di Avezzano.
La posizione della Uil e della Uilm Abruzzo sulla Micron
Tra le criticità, evidenziamo da un lato il mancato decollo di moderne
relazioni industriali con le organizzazioni sindacali e i recenti
eccessi in termini di pressione sui lavoratori, dall'altro lato lo
scarso radicamento nel territorio, a partire dall'inesistente indotto
sviluppato.
La Uil pensa che siano questi i temi che il sindacato e le istituzioni
abruzzesi ai vari livelli debbono affrontare, costruendo un livello di
interlocuzione con la Micron che permetta l'apertura di un dialogo su
questi problemi, mentre conferma la validità degli accordi
sull'organizzazione del lavoro e i turni, che soddisfano una
pre-condizione per l'esistenza di questa realtà aziendale che non va in
alcun modo rimessa in discussione. Ricordiamo a questo proposito anche
la necessità che venga rispettato l'inequivocabile giudizio dei
lavoratori, che hanno votato a stragrande maggioranza a favore
dell'accordo a suo tempo sottoscritto dalla Uilm.
· LA CRISI FIAT E L'ABRUZZO
Il gruppo Fiat in Abruzzo ha una presenza molto rilevante. La più
grande fabbrica della regione, la Sevel, con oltre 5.000 addetti, e la
Magneti Marelli di Sulmona (860 dipendenti) ne fanno parte
organicamente, ma c'è anche un nutritissimo indotto, dalla Denso di San
Salvo alla Tekal di Sambuceto, alla Fiamm di Avezzano, alle tante
aziende di Val di Sangro collegate all'auto, tra cui Irma, Isringhausen,
Honeywell, Pierburg, Ipema, Clersud, Mariani (ex-Dana). Per questo
motivo, la Uil Abruzzo chiede che la Regione sia attiva a livello
nazionale e si batta per salvaguardare un'attività industriale che è
stata decisiva per il decollo dell'Abruzzo negli ultimi venti anni, e
che deve giocare ancora un grande ruolo.
L'impatto della crisi Fiat in Abruzzo presenta due criticità
principali: la Sistemi Sospensioni SpA Magneti Marelli Sulmona e la
Denso di San Salvo (Chieti), cui dedichiamo due approfondimenti
specifici. Alla Fiamm di Avezzano (circa 400 dipendenti), che ha
recentemente raggiunto un accordo sindacale per la gestione di 80
esuberi, l'impatto attribuibile direttamente alla crisi Fiat è stato
relativo, perché il mercato di riferimento e le conseguenti
problematiche vanno molto oltre Fiat. Per quanto riguarda le altre
realtà, ad oggi sembrerebbero fare fronte alla crisi senza ricorrere a
procedure di riduzione del personale. Il danno occupazionale c'è
comunque, perché un po' tutte le aziende che ruotano intorno a Fiat non
hanno nei mesi scorsi confermando i lavoratori a termine. Il caso più
noto è quello recente della Sevel, che non ha confermato 280 contratti
a termine. Al momento, la crisi non si sta ulteriormente approfondendo.
Sviluppare in Abruzzo una parte più consistente dell'indotto
auto e moto
Un tema importante da sollevare nei confronti del gruppo Fiat da parte
del sindacato e delle istituzioni abruzzesi è quello dello sviluppo
dell'indotto e della localizzazione nella nostra regione di una quota
crescente di forniture Fiat, Sevel, Marelli, Denso, ecc, anche mediante
trasferimenti di produzioni e attività indotte, pure in considerazione
degli abbattimenti dei costi che è possibile realizzare per questa via.
Il dato di qualche anno fa sull'indotto della Sevel indicava in circa il
10% la quota di forniture provenienti da aziende abruzzesi, mentre il
grosso dei semilavorati proveniva da Piemonte, Lombardia, Emilia, ecc.
In confronto, l'indotto sviluppato dalla Honda è incomparabilmente più
ricco, se pensiamo che a fronte di circa 700 lavoratori occupati in
Honda Italia, le aziende dell'indotto ne contano più di 2.000. Negli
ultimi anni c'è stata una crescita dell'indotto abruzzese della Sevel,
ma sicuramente moltissimo può essere ancora fatto, a cominciare dalla
creazione di un livello di confronto con Fiat e Sevel su questi temi, a
livello nazionale e abruzzese, sindacale ed istituzionale, di Governo e
di Regione, anche considerando il nuovo ciclo di sviluppo che l'azienda
ha annunciato. Va inoltre valorizzato il radicamento realizzato dalla
Honda Italia e avviato un confronto per verificare la possibilità di
ulteriori sviluppi positivi, come chiediamo alla Giunta Regionale da due
legislature, sino ad oggi invano. Le grandi aziende presenti nel nostro
territorio regionale non possono guadagnare la ribalta solo quando si
tratta di accorrere al loro capezzale, ma devono essere destinatarie di
una politica industriale sistematica, capace di valorizzarne le grandi
potenzialità.
SISTEMI SOSPENSIONI S.P.A. GRUPPO MAGNETI MARELLI SULMONA
E' lo stabilimento più grande della Valle Peligna, con circa 860
addetti (erano 1.150). Produce componentistica meccanica per auto
(l'intero gruppo ruota anteriore e posteriore di gran parte dei segmenti
auto di Fiat, Alfa Romeo, Lancia, fornendo tra gli altri gli
stabilimenti di Termini Imerese, Cassino, Rivalta e Pomigliano; gli
assali per il Ducato della Sevel, sia per la parte anteriore che per
quella posteriore). Attualmente, lo stabilimento effettua cassa
integrazione ordinaria, a rotazione, per un numero massimo di 100
diretti e 20 indiretti di produzione.
Il futuro industriale ed occupazionale di questo stabilimento è senza
dubbio fortemente legato al futuro della Fiat Auto, ma è altresì
necessario fare passi avanti in direzione di una diversificazione dei
clienti, che riduca la dipendenza di questo stabilimento dalla sola
Fiat.
· DENSO SAN SALVO
La ex-Magneti Marelli di San Salvo (1.750 addetti), acquisita dalla
giapponese Denso, vive una situazione di grande difficoltà, evidenziata
dalle forti perdite subite negli ultimi due anni (circa 50 milioni di
), causate soprattutto dal fatto che alcuni prodotti, in particolare
il motorino d'avviamento E80, che viene venduto prevalentemente alla
Fiat, non generano più guadagni a causa dei continui ribassi dei
prezzi, ma vengono venduti sottocosto. E' in discussione con il
sindacato un piano che prevede il ripiano delle perdite e la
prosecuzione degli investimenti, con l'obbiettivo di invertire quanto
prima la tendenza alla perdita e tornare a un primo -ancorché modesto-
utile, a partire dall'anno fiscale aprile 2005-marzo 2006. In termini
industriali, si tratterebbe di cessare, sia pure gradualmente, le
produzioni non remunerative e di dedicarsi a prodotti in grado di
generare un profitto. Si prevede una crescita produttiva negli
alternatori, in particolare per fornire alla Opel l'alternatore A115; il
consolidamento in crescita delle produzioni di piccoli motori
(tergicristallo ecc); il calo dei motori, con l'abbandono delle attuali
produzioni, sostituite da nuovi prodotti più pregiati (P70 e P76), da
fornire a produttori auto di fascia alta, quali Bmw, Jaguar ecc. Il peso
di Fiat nel portafoglio ordini scenderebbe dall'attuale 53% al 43%. Sul
piano occupazionale, l'impatto del piano è fortemente negativo, con 235
esuberi denunciati dall'azienda (195 operai e 40 impiegati), cui fare
fronte nell'arco di un anno. Non si tratta dei primi esuberi dichiarati
dalla Denso, ed è già stato raggiunto un accordo nel recente passato
che ha comportato il pensionamento e la mobilità volontaria di 150
lavoratori. Il negoziato ha tempo sino alla fine di marzo, termine del
presente anno fiscale, per produrre un'intesa.
Posizione della Uil e della Uilm Abruzzo sulla Denso di San
Salvo
E' obbligatorio intervenire. Non essendo la prima volta, però, e
rischiando di essere l'ultima se non si conseguono risultati positivi,
è necessario assicurarsi per quanto possibile che gli investimenti
previsti, il parco prodotti che verrà allestito, i costi, i volumi,
ecc, siano effettivamente adeguati alla rimonta che è indispensabile
realizzare. Inoltre, il sindacato è impegnato nella ricerca di
soluzioni sostenibili al problema di esuberi posto dalla Denso. Sarebbe
utile che la stipula dell'intesa, che ci auguriamo sia possibile
raggiungere, avvenga in una sede istituzionale di rilievo, quale quella
del Ministero dell'Industria, e che la Regione Abruzzo sia pienamente
coinvolta, anche nella prospettiva di poter negoziare con il gruppo
Denso, successivamente al risanamento, lo sviluppo dell'indotto e
l'attribuzione a San Salvo di ulteriori lavorazioni, risultato
quest'ultimo molto importante ai fini di una strategia occupazionale che
non penalizzi la zona di Vasto-San Salvo, ma difficile da perseguire a
causa della rigida compartimentazione del gruppo Denso in diverse
branche non comunicanti.
Roberto Campo
1)
L'Abruzzo è stato la prima regione d'Europa a uscire dall'Obbiettivo 1
dei Fondi Strutturali, avendo superato i limiti di PIL regionale.
Attualmente, vi operano due regimi di aiuti, quelli previsti
dall'Obbiettivo 2, che si applica prevalentemente nelle zone interne, e
quelli consentiti dall'articolo 87, punto 3, comma C del Trattato di
Amsterdam, più appetibili dal punto di vista della localizzazione di
imprese, che hanno trovato applicazione prevalentemente nella fascia
costiera, che è quella più sviluppata. Dal punto di vista degli
obbiettivi di riequilibrio territoriale, la situazione presente dei
regimi di incentivazione costituisce un paradosso.
2) Il Governo ha
avanzato la proposta di rifinanziare ed applicare alla Provincia
dell'Aquila questa legge, originariamente dedicata alla
deindustrializzazione siderurgica.
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