UNIONE ITALIANA LAVORATORI METALMECCANICI

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Periodico nazionale di informazione della Uilm
ANNO VIII - n° 2  aprile 2003

Cometa: tra una nuova riforma delle Pensioni 
e vecchie divisioni sindacali

Venerdì 28 febbraio si è svolto a Milano un importante convegno finalizzato al rilancio del fondo ensionistico integrativo dei Metalmeccanici. La giornata di riflessione e di lavoro comune, in un momento in cui altri pressanti impegni affollano l'agenda dei lavori dei rappresentanti dei lavoratori e delle imprese metalmeccaniche, ci ha offerto l'opportunità di confrontare punti di vista su temi e progetti molto importanti per il futuro di Co.Met.A. e rilevanti per il sistema pensionistico del nostro Paese.
Le attese non sono state deluse: in tre ore e mezza, con la qualificata presenza del Prof. Lucio Francario, Presidente della Covip, l'autorevole contributo dei rappresentanti delle parti istitutive e dei delegati dell'Assemblea dei Soci, in maniera assolutamente non formale, si sono prese in esame tutte le problematiche della vita del fondo; l'obiettivo dei più si è rivolto all'individuazione di strategie e strumenti per il potenziamento e consolidamento del Fondo, ma non sono mancate polemiche e strumentalizzazioni, segnale inequivocabile dello stato dei rapporti e delle differenze che insistono tra le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici.
Giorgio Caprioli per la Fim, ha riepilogato le tappe e i traguardi raggiunti in questi anni, sottolineando come all'azione unitaria si debba attribuire grossa parte dei risultati ottenuti. Per la Uilm è intervenuto Tonino Regazzi che, con lucidità di analisi, ha evidenziato le differenze fra l'azione delle parti istitutive. Secondo il segretario generale della uil dei metalmeccanici c'è stata una evidente sproporzione tra l'azione congiunta posta in essere da Fim, Fiom, Uilm nelle aziende per l'affermazione del nuovo istituto contrattuale e quella delle aziende. - La riprova è rappresentata dal fatto che la diffusione delle adesioni a Co.Met.A. si è fermata alle aziende con presenza sindacale -. Giorgio Cremaschi, riproponendo i clichè che la Fiom sta rappresentando in Confindustria negli incontri per il rinnovo del CCNL di categoria, ha spiegato che sul principio della "garanzia del rendimento" deve essere costruita la strategia di investimento del risparmio; con lo stesso piglio da vero internazionalista, lo stesso con il quale a Federmeccanica rivendica le mense differenziate per gli extracomunitari in funzione delle abitudini religiose, ha affermato che Co.Met.A. deve perseguire un "investimento eguale e solidale" rivolto anche alle economie dei paesi in via di sviluppo.
Il compagno Cremaschi, in palese contraddizione, ci propone un modello di investimento che da una parte persegue il principio della sicurezza (minimo rischio per un minimo ricavo) e dall'altro ci propone, nobilmente, di aiutare i paesi poveri (immaginiamo come avrebbero reso le quote del nostro fondo nell'ultimo anno se nel paniere di conversione del risparmio della pensione integrativa, nell'anno appena concluso, si fosse pensato di mixare anche un po' di obbligazioni argentine e qualche titolo di risparmio dei paesi della ex Unione sovietica, piuttosto che qualche azione delle Borse del Maghreb o delle aree del sud-est asiatico. Traducendo potremmo dire che per garantire la sicurezza stradale e risolvere i problemi dei morti del sabato notte, consigliamo di regalare ai figli neo patentati un'auto sportiva.
Tante volte, anche dalle righe di questa rubrica, abbiamo ribadito quanto l'avvento dei fondi pensione possa contribuire alla stabilizzazione dei mercati ed allo sviluppo di un più perequato modello di democrazia economica, ma non possiamo pensare che il sistema dei fondi pensionistici integrativi nel nostro Paese sia già in una fase di regime. Tanta è ancora la strada da compiere perché il fondo, oltre alla funzione di gestione del risparmio pensionistico, possa darsi altri nobili e condivisibili obiettivi. In ogni caso le decisioni in tal senso saranno prese nell'ambito degli organismi democratici che, per legge, sono deputati a regolare le decisioni del fondo. Secondo noi, potrebbero essere considerati in via prioritaria "principi mutualistici" per i soci lavoratori di Co.Met.A.: penso alla possibilità di aiutare qualche socio più sfortunato che diventi inabile allo svolgimento dell'attività lavorativa, alla possibilità di aiutare qualche famiglia di associato scomparso prematuramente o, anche, sostenere quei soci espulsi dai cicli produttivi prima di maturare le condizioni per una dignitosa pensione.
Ma, ripetiamo, siamo ancora lontani dalla fase in cui potremo permetterci di "litigare" su tutto ciò. Quello che più preoccupa sono le dichiarazioni del segretario nazionale della Fiom-Cgil che, neanche troppo velatamente, minaccia di riproporre gli echi della divisione sulle piattaforme contrattuali all'andamento dell'azione comune delle fonti istitutive nelle decisioni del Fondo. Da sottolineare, a riguardo, è la risposta a tali affermazioni arrivata dal Presidente della Covip che ha ricordato come tali provocazioni risultino ancor più gravi, in un momento in cui il Governo attraverso i decreti delega sulle pensioni propone l'equiparazione tra fondi aperti e fondi chiusi. In questa prospettiva una situazione di divisione tra i sindacati promotori del Fondo favorirebbe l'emorragia degli iscritti verso i fondi delle banche e delle assicurazioni private, che, anche se con qualche costo aggiuntivo, assicurerebbero una maggiore stabilità gestionale. Di fronte a Co.Met.A. e, più in generale, di fronte a tutti i Fondi negoziali di categoria, si pongono nodi urgenti che richiedono chiarezza negli orientamenti e rapidità nelle decisioni operative. Abbiamo di fronte nuove sfide che, per avere successo, debbono coinvolgere positivamente tutte le parti interessate.
Il passaggio al sistema pluricomparto rappresenterà, inequivocabilmente, la garanzia del rendimento in funzione delle individuali e autonome scelte del socio lavoratore di Co.Met.A..

L'intevento più atteso della giornata era la relazione del Presidente del fondo Giacinto Militello che sottolinea lo sforzo profuso per la preparazione del Convegno "necessario perché eravamo e siamo convinti che, anche in momenti di difficoltà e di aspro confronto, è sempre possibile individuare terreni unitari, momenti di condivisione e collaborazione su progetti e obiettivi comuni. La nostra speranza è che questo possa ora riprodursi nelle forme opportune in altre sedi e, per quel che ci riguarda, direttamente nelle sedi aziendali e territoriali interessate".
La relazione del Presidente muove essenzialmente da due punti fondamentali:
- La prima ragione è riassumibile nella ferma convinzione che Co.Met.A. deve allargare la sua base associativa, i giovani sono scarsamente presenti tra gli iscritti al nuovo istituto contrattuale. Ad oggi, se ci fermiamo alla classe di età che arriva fino a 29 anni, rappresentano solo il 10,5% del totale degli aderenti, di cui solo il 2,1% donne. Sono solo 35.961. Eppure sono tra i più interessati a costruirsi da subito una pensione integrativa. "Una contraddizione che va sanata!". Secondo le tabelle prodotte dalla Ragioneria generale dello Stato l'ultima riforma del 1995 ha dovuto, per ottenere i necessari risultati, contemplare una progressiva riduzione del tasso di sostituzione tra pensione ed ultimo reddito da lavoro: per i lavoratori dipendenti si andrà dall'attuale 67,3 al 56% nel 2020, al 48,1 % dell'ultimo stipendio nel 2050.
- Il secondo obiettivo del Convegno è strettamente collegato alla proposta di legge delega in discussione al Parlamento. Con l'equiparazione, già citata sopra, tra fondi negoziali e fondi privati, ciò che prima, per esplicita volontà contrattuale oltre che per riserva di legge, era riconosciuto ai soli Fondi negoziali come Co.Met.A., aprirebbe tra i Fondi contrattuali e le altre forme di previdenza complementare una fase di concorrenza aspra mettendo in gioco ruolo e relazioni delle (e tra le) parti istitutive, diritti dei lavoratori, l'avvenire stesso del nostro Fondo oltre che i livelli e le garanzie del futuro trattamento pensionistico. "Il rischio è che tutto si trasformi in competizione commerciale e finanziaria!".
Le parti istitutive devono portare la loro voce in Parlamento più di quanto sia fino ad oggi avvenuto. Recentemente è stata confermata da parte della Confindustria e delle Confederazioni di Cgil, Cisl e Uil la volontà di costituire una Associazione nazionale dei Fondi negoziali. Ci auguriamo che da questa iniziativa possa nascere un contributo a modificare e migliorare il testo di legge delega in discussione oggi nel Parlamento.
Sono stati poi presentati i risultati dell'esercizio finanziario 2002 con una perdita del 2,27%, la più bassa rispetto alla media registrata per i Fondi negoziali in esercizio (-3,37%) e soprattutto significativamente distante dai forti rendimenti negativi medi dei Fondi aperti bilanciati (il cui dato, al 30 settembre, mostrava un rendimento negativo dell'11,8%) ed ancora più distante dai rendimenti negativi delle polizze assicurative individuali. A marzo ogni nostro aderente riceverà la comunicazione periodica relativa all'esercizio 2002. I mercati finanziari sono da ormai tre anni caratterizzati da una violenta e costante volatilità, con un segno complessivo pesantemente negativo a chiusura del periodo. La crisi borsistica della quale non si vede con chiarezza la conclusione ha determinato anche per Co.Met.A., nella parte destinata a investimenti azionari, dei rendimenti negativi fortunatamente contenuti non avendo mai rinunciato al dovere della prudenza e del controllo costante sui gestori. Nel passaggio dalla gestione monocomparto a quella pluricomparto ai nostri iscritti attuali e potenziali dovrà essere offerto un ventaglio di possibilità che andrà da comparti a basso rischio consigliabili soprattutto a chi è vicino alla pensione, a comparti a rischio medio o medio-alto consigliabili a chi ha un orizzonte temporale di vita lavorativa molto più lungo. La scelta, ripetiamo, sarà operata in maniera autonoma dagli associati. Sarà necessario, con il supporto e il contributo delle parti istitutive, fornire informazione e orientamento a tutti i nostri attuali e potenziali aderenti.
Nel quadro dell'evoluzione normativa ancora sulle norme in discussione in Parlamento esistono altre norme che potranno avere effetti preoccupanti sui diritti previdenziali dei lavoratori e sul futuro dei Fondi negoziali di categoria. Il conferimento obbligatorio del trattamento di fine rapporto maturando a tutte le forme pensionistiche complementari di cui alla legge 124. Contro questa norma protestano le Aziende, in particolare le piccole e medie imprese, che vogliono essere garantite sull'assenza di oneri e protestano in vario modo le Confederazioni sindacali dei lavoratori che vi vedono una inaccettabile imposizione per legge di rischi su un risparmio dei lavoratori finora garantito. Il nostro Fondo, audito in sede di Commissione lavoro della Camera dei Deputati, ha motivato la sua netta opzione a favore di un trasferimento operato con la formula del silenzio-assenso.
Un'altra norma preoccupante è quella relativa alla cosiddetta decontribuzione. Nel testo della proposta di delega si dispone per le nuove assunzioni con contratto a tempo indeterminato una riduzione degli oneri contributivi che il datore di lavoro deve versare all'Inps. Riduzione prima quantificata in 3-5 punti, ora modificata nel testo finale della Commissione lavoro in 0-5 punti.
Forse è questa la norma che solleva i maggiori interrogativi. Intanto per la mancanza di copertura; e, se questa sarà trovata, per gli effetti che indubbiamente avrà sulle finanze pubbliche. Poi per le differenze che introduce, nel costo del lavoro, tra nuovi e vecchi assunti e per quelle che prospetta, nel trattamento pensionistico, questa volta in danno dei nuovi assunti. Infine interrogativi sul significato e sull'impatto di sistema di una tale norma. Quali saranno i suoi effetti sulla tenuta dei conti dell'Inps? Come sarà rimodellato l'equilibrio tra previdenza pubblica e previdenza privata? I tassi di sostituzione calcolati dalla Ragioneria generale dello Stato: li si considera stabilizzati o si vuole abbassare ulteriormente il livello oggi garantito dalla previdenza pubblica? La nostra, quella che assicuriamo come Co.Met.A. e come insieme dei Fondi negoziali, l'abbiamo sempre concepita come complementare, integrativa a quella pubblica. Anzi, questa missione è nel nostro DNA ed è uno degli elementi di distinzione dai Fondi aperti e dalle polizze assicurative individuali. Si vuole ora iniziare un cammino che trasforma la missione dei Fondi da integrativa a sostitutiva? Dovunque questo sia avvenuto, a partire dall'Inghilterra, si sono avuti insieme appesantimenti nel costo del lavoro ed effetti negativi sul livello del trattamento pensionistico.

Come si vede gli interrogativi sono tanti e di peso. La risposta principale deve venire dal Governo e dal Parlamento. Ma il ruolo delle parti sociali è decisivo. La prima risposta che ci compete è infatti quella di diradare l'incertezza delle prospettive, di confrontare le diverse opinioni, di capire quanta strada in comune possiamo e vogliamo fare in modo da potere lavorare con più efficacia.

Nell'ambito delle sfere di autonomia proprie di ogni soggetto, a noi come Fondo compete soprattutto attrezzarci sul piano operativo, in particolare per reggere e vincere, con la partecipazione delle parti istitutive, la concorrenza che ora si apre con i Fondi aperti, fattore vitale di dinamica economica e sociale, mettendo sullo stesso piano soggetti molto diversi non solo per la loro collocazione sui mercati finanziari, ma per la loro struttura e per la loro missione, essendo la nostra una missione esclusivamente previdenziale e senza fini di lucro al contrario di quella dei nostri concorrenti che è più spostata sul terreno finanziario e orientata a fini pur legittimi di profitto.
Nella sciagurata ipotesi che questa scelta venga confermata dal Parlamento dovremo sapere che, pur nella asimmetria dei mezzi a disposizione, certo a noi non favorevole, abbiamo in questa competizione dei punti di forza di cui dobbiamo avere piena consapevolezza e fare il migliore uso possibile: i rendimenti, che ci vedono largamente come più affidabili, e i costi di gestione.
Dai dati Covip, relazione 2001, emerge che i costi medi di gestione dei Fondi aperti nell'anno sono stati del 2,1%, mentre quelli di Co.Met.A. di appena lo 0,50% ulteriormente ridottisi, per noi, nel 2002. Questi dati, per acquistare tutto il loro significato, vanno proiettati nel tempo:
se ipotizziamo una contribuzione annua al Fondo pensione di 1.500 euro e un rendimento atteso lordo annuo del 3%, il rendimento di questa contribuzione dopo 10 anni sarà per Co.Met.A. di 17.211 euro mentre di soli 15.708 per i Fondi aperti (+ 9,57%); dopo 20 anni, rispettivamente di 39.210 euro per Co.Met.A. contro 32.782 dei F.A. (+19,61%); dopo 30 anni,di 67.329 per Co.Met.A. contro 51.339 per i F.A. (+31,15%). In altre parole, con quei costi di gestione noi assicuriamo agli aderenti più elevati rendimenti e più elevati trattamenti pensionistici.

Ma il confronto, oltre che sui dati economici, va fatto sul sistema delle garanzie e della rappresentanza. Nel sistema dei Fondi negoziali italiani è strutturalmente esclusa ogni confusione tra proprietà e gestione: non sono possibili casi disastrosi e scandalosi come quelli della Enron e di tante altre società americane.
Più in generale possiamo ora dire che il lavoratore che aderisce a Co.Met.A. non è un cliente, è un socio! Vota i suoi rappresentanti in assemblea ed è in grado di controllarne le attività oltre che direttamente, attraverso le sue organizzazioni rappresentative e attraverso i suoi delegati. Co.Met.A. dal canto suo controlla la gestione finanziaria, ma non la ingloba; la indirizza, la osserva, la giudica, ma rimane distinto da essa. Mentre nei cosiddetti Fondi aperti l'unica reale arma, onestamente non molto potente, a disposizione del lavoratore è quella del recesso individuale. Co.Met.A. nel rapporto con i gestori esercita tutto il peso del risparmio dei suoi 350.000 aderenti.
A chi risponde il Fondo aperto? Ad un " responsabile del Fondo" nominato dalla proprietà, cioè dalle Banche e dalle Assicurazioni. Il responsabile del Fondo risponde ad esse, non ai lavoratori! La confusione tra proprietà e gestione si mescola nei Fondi aperti alla difficoltà di distinguere nettamente tra missione previdenziale e missione finanziaria.
Infine i Fondi negoziali, così come regolati dalla legge e voluti contrattualmente dalle parti sociali, costituiscono la soluzione più razionale e meno costosa per le aziende nello svolgimento dei loro compiti amministrativi e contabili.
In questi quattro anni di lavoro e cooperazione abbiamo ben visto quanto insidiosi possano essere gli errori, anche piccoli, quanto onerose le procedure di correzione nella gestione delle posizioni degli associati, quanto tutto questo si rifletta nei servizi erogati nel momento del riscatto, del trasferimento o più semplicemente per la trasmissione di informazioni complete e tempestive.
Proviamo ad immaginare la situazione che si creerebbe se al posto del Fondo negoziale si affacciassero presso le Aziende una molteplicità di interlocutori a ciò legittimati, se passasse la delega così come proposta dal Governo. Si moltiplicherebbero gli oneri amministrativi, le posizioni da gestire, la complessità e l'onerosità dei processi. La previdenza complementare diventerebbe un collo di bottiglia per la gestione del personale, una fonte di costi e di energie sottratte a più corrette, efficienti e fruttuose relazioni sindacali. Un sovraccarico per le aziende, un inutile spreco di risorse per tutti.

Con queste convinzioni in primo luogo dobbiamo trovare tutte le migliori occasioni per tornare a discutere con i lavoratori della missione di Co.Met.A., della sua necessaria finalità pensionistica, del fatto che l'assolviamo senza fini di lucro, dei risultati che abbiamo raggiunto, dei nuovi traguardi a cui vogliamo arrivare. Pensiamo che questo vada fatto con un'attenzione particolare ai giovani, quelli con più futuro e più prospettive di vita e quindi con maggiori bisogni di pensione integrativa. Pensiamo ai nuovi assunti ai quali il messaggio dell'esistenza di Co.Met.A. e della sua missione deve essere dato al momento stesso del loro ingresso nelle Aziende. Ed in tal senso ci auguriamo di poter stabilire norme apposite nel prossimo CCNL di categoria. Dobbiamo prepararci a presentare il multicomparto, a spiegarne le opportunità e a fornire strumenti razionali di decisione ai nostri aderenti.
Dobbiamo sviluppare e migliorare le nostre intese con le Aziende anche al fine della diffusione degli strumenti tecnologici di dialogo in rete e di governo informatico, senza i quali il multicomparto incontrerà serie difficoltà di attuazione. Tutto ciò dovrà camminare sulla base di un forte protagonismo delle parti istitutive.
Dobbiamo riprendere le assemblee, aziendali e territoriali, come luoghi di discussione e riflessione sul ruolo e l'avvenire di Co.Met.A., oltre che di distribuzione e diffusione dei nostri materiali.

Nell'ultima parte del Convegno si è dato risalto al programma di formazione e agli strumenti con i quali s'intende affrontare l'operazione di rilancio del Fondo.
<Il cervello, il cuore e la forza di Co.Met.A. stanno tutti nelle parti istitutive, nei responsabili delle aziende e nei rappresentanti dei lavoratori. Prima di tutto i membri dell'Assemblea, ai quali con voto è stato delegato il compito di controllare e giudicare la gestione, di difendere il Fondo, proteggerne la specificità, valorizzarne la funzione. Ad essi - ha spiegato il Presidente Militello - verrà dedicato un livello alto di formazione che ponga ognuno nella condizione di essere al tempo stesso reale custode dello statuto e della missione pensionistica di Co.Met.A. portavoce delle sue esigenze operative e dei suoi orientamenti.>.
Un secondo livello di formazione verrà viceversa riservato a quei delegati o rappresentanti dei lavoratori metalmeccanici quotidianamente impegnati nel lavoro aziendale o territoriale. Ad essi verrà fornito il supporto di una conoscenza approfondita della previdenza complementare, di Co.Met.A. e dei suoi vantaggi e specificità, dei diritti dell'associato, delle legittime aspettative e, nella prospettiva del multicomparto, anche gli strumenti per orientarsi nella scelta del profilo di rendimento più adatto, per fare della libertà di scelta uno strumento utile alla pensione.
Aderire a Co.Met.A. non è solo una opportunità per integrare il futuro pensionistico, è anche un diritto di tutti i lavoratori metalmeccanici!
Pino Russo

 

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