Firmato un buon contratto

Abbiamo firmato un buon contratto, abbiamo fatto un contratto "normale". Quella che sembra contraddittorio in questa mia affermazione sintetizza, a mio avviso, la vertenza.
Abbiamo infatti firmato un contratto con contenuti importanti, buoni appunto: la riforma dell'inquadramento, tema da anni presente nelle piattaforme rivendicative della categoria, ma sempre abbandonato nelle conclusioni contrattuali, la creazione di un Ente bilaterale nazionale, che potrà evolvere in un sistema articolato nel territorio, che rappresenta un'evoluzione importante del modello partecipativo, che darà al Sindacato la possibilità di "cogestire" le politiche e gli orientamenti sulla formazione, abbiamo rivitalizzato l'istituto del "diritto allo studio" allargandone la platea dei possibili utilizzatori e gli abbiamo affiancato il diritto alla formazione professionale e abbiamo innovato su altri aspetti normativi.
Sul salario abbiamo convinto la Federmeccanica ad accettare la realtà di un'inflazione per i prossimi mesi superiore a quella programmata e a concedere un aumento del 5,7%. Qualcuno definirà sdegnosamente questo risultato come "un anticipo". A parte che non si capisce perché sarebbe negativo per i lavoratori percepire in anticipo del salario, mi permetto di segnalare che dopo aver convitto appunto la controparte a "valicare" il perimetro dell'inflazione programmata, non sarebbe stato possibile ne corretto non impegnarsi a verificare a fine periodo l'effettivo andamento dell'inflazione.
Abbiamo però anche firmato un contratto "normale" in linea con quello che firmano unitariamente i sindacalisti di tante altre categorie.
La vera anomalia è la politica massimalista della Fiom. Da quando però il massimalismo ha giovato al mondo del lavoro?
Antonino Regazzi