UNIONE ITALIANA LAVORATORI METALMECCANICI

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Periodico nazionale di informazione della Uilm
ANNO VIII - NUMERO 5 luglio 2003

2° CONGRESSO FEM - PRAGA 13-14 GIUGNO 2003
Negoziare il futuro

Con lo slogan "Negoziare il futuro: occupazione e cambiamento nell'industria metalmeccanica europea" si è svolto il 13 - 14 Giugno 2003, a Praga, il 2° Congresso della Federazione Europea dei Metalmeccanici. Alla FEM, che come è noto è stata istituita nel 1971 , aderiscono 60 organizzazioni nazionali di categoria di 28 Paesi e circa 7 milioni di affiliati. Il Congresso, il massimo organismo della Fem che si celebra ogni 4 anni, ha eletto per la seconda volta il Presidente, Tony Janssen proveniente dal sindacato cristiano Belga CCMB ; il Segretario Generale Reinhard Kuhlmann, dal sindacato tedesco IG Metall; il Vice Segretario Generale Bàrt Samyn dal Sindacato Belga socialista CMB.

Un Congresso, quindi, che ha riconfermato la Segreteria politica per altri 4 anni con elezioni abbastanza scontate, in quanto non ci sono stati altri candidati Anglosassoni o dell'Europa Sud-Occidentale. Si è celebrato un Congresso all'insegna del prossimo allargamento dell'Unione Europea, con il fine d'attuare il programma di lavoro della FEM sulla contrattazione collettiva e sulla politica industriale. Ma veniamo nel dettaglio sulle proposte, poi approvate all'unanimità, presentate per il periodo 2003-2007.

Innanzitutto la struttura politica della FEM: oltre al Congresso, che come è stato detto si riunisce ogni 4 anni, c'è la struttura decisionale, il Comitato Esecutivo, che si riunisce 2 volte l'anno ed è composto da 60 membri. Di seguito, è stato riconfermato il Comitato Politico (Steering Committee) istituito nel Giugno del 1999, che è un Organo che supporta e dà suggerimenti alla Segreteria della FEM nella preparazione dell'Esecutivo: è composto da rappresentanti regionali delle 7 Regioni della FEM, così come stabilito dallo Statuto, che assumono l'incarico di Vice-Presidenti. L'Italia, e quindi la FLM, rappresenta la Regione Sud-Est dell'Europa che comprende la Grecia,la Turchia, Cipro e Malta. Quest'anno, in base alla rotazione prevista, la Vice-Presidenza in questione è passata dalla Fiom alla Fim.

LA CONTRATTAZIONE COLLETTIVA

Gli scopi e gli obiettivi principali del Programma di lavoro della FEM sulla contrattazione collettiva sono il miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita dei metalmeccanici , il coordinamento delle politiche nazionali di contrattazione collettiva e lo sviluppo, il rafforzamento e la promozione di un attiva politica europea di contrattazione. Il coordinamento della FEM in queste aree assicurerà migliori condizioni di occupazione, di welfare e di lavoro, così come una distribuzione della ricchezza più giusta e più efficace.

L'introduzione della moneta unica europea ha rafforzato il mercato interno ed ha aumentato il ricorso e l'importanza del processo decisionale a livello europeo. Di conseguenza, abbiamo potuto vedere un più alto livello di influenza europea e transnazionale sui processi nazionali di contrattazione collettiva. Questa tendenza diverrà più visibile e rilevante con il realizzarsi dell'allargamento dell'Unione Europea, previsto dal 1° Maggio del 2004.

Con l'adesione all'Unione Europea, le nazioni candidate dell'Europa centrale ed orientale porteranno una diversa cultura di contrattazione, influenzata da 50 anni di comunismo e dal successivo decennio di transizione. Le profonde ristrutturazioni e la recessione economica hanno ridotto gli spazi per la contrattazione e quindi, con l'eccezione della Slovenia e della Slovacchia, la contrattazione di settore è generalmente schiacciata tra il sistema tripartito centrale e la tradizionale contrattazione d'impresa.

L'aumento della competizione a livello europeo e globale sta minacciando i risultati e le strutture della contrattazione collettiva in Europa. La migliore risposta al corrispondente pericolo di competizione sociale, di dumping salariale e di spirale negativa delle condizioni di lavoro, è quella di avere forti sindacati nazionali con delle strategie coordinate di contrattazione collettiva.

Al fine di rispondere a queste sfide, la FEM vuole aumentare e migliorare la sua politica di contrattazione coordinata e rafforzare in tutta Europa la Contrattazione collettiva nazionale e pensa di farlo seguendo questi obiettivi:

- la contrattazione è considerata da tutti i membri della FEM come centrale per proteggere e migliorare i salari e le condizioni di lavoro dei lavoratori europei e come parte integrante delle politiche distributive, sociali ed economiche in Europa;
- la FEM riconferma il proprio rifiuto di politiche salariali volte a ulteriori redistribuzioni in favore dei profitti dai capitali. Queste politiche riducono il potere d'acquisto delle retribuzioni, distruggono posti di lavoro e minano il sistema del welfare e il modello sociale europeo;
- la FEM riconferma con forza il proprio impegno alla regola di coordinamento salariale come mezzo per il mantenimento del potere d'acquisto e per una partecipazione bilanciata negli incrementi di produttività . Dunque è importante monitorare tutti gli aspetti della regola, compresi tutti gli elementi qualitativi degli accordi collettivi.

Per raggiungere questi scopi la FEM intende rafforzare il network EUCOB@ integrandolo nelle proprie attività quotidiane per assicurare:

- informazione avanzata
- informazione quotidiana e aggiornata
- sessioni di contrattazione collettiva da avviare, in corso e concluse
- rapporti annuali sulla politica di contrattazione collettiva coordinata
- studi specifici e supporti strutturali per politiche e iniziative transnazionali.

EUCOB@ si è rivelato essere uno strumento eccellente nella valutazione delle tornate di contrattazione collettiva. Inoltre, può essere usato dalla FEM e dalle Organizzazioni affiliate nel dibattito riguardante il dialogo macroeconomico con la Banca Centrale Europea.

Una parte importante della politica della FEM sulla contrattazione collettiva sono le reti regionali di contrattazione collettiva. Queste reti dimostrano che la contrattazione collettiva non è più di interesse semplicemente nazionale e giocano un ruolo importante nel coordinamento pratico delle politiche di contrattazione. Per rafforzare il coordinamento la FEM chiede alle Organizzazioni affiliate di invitare un rappresentante della FEM ai loro Comitati Nazionali di Contrattazione collettiva o organi simili. Il Comitato sulla Contrattazione Collettiva della FEM valuterà gli effetti e la reale utilità di questo tipo di approccio entro due anni.

La FEM riafferma il suo impegno verso il concetto di apprendimento lungo l'intero arco della vita e specialmente verso il principio della formazione professionale come previsto nella Carta della FEM. La formazione e l'apprendimento permanente creano una società della conoscenza e una maggiore sicurezza del lavoro e possono rappresentare uno dei temi prioritari da inserire nell'agenda della contrattazione collettiva su scala europea.

Nell'Unione Europea esistono differenze salariali sostanziali tra uomini e donne. Tali disuguaglianze sono inaccettabili e la FEM è impegnata a sradicare tali pratiche e ad assicurare uguaglianza in riferimento a tutti gli aspetti dell'impiego, comprese le pari opportunità. Il Comitato della Contrattazione coopererà con il Comitato Donne per continuare a discutere questi problemi di genere e per sviluppare strategie per inserirli nelle politiche di contrattazione. Oltre a quello delle pari opportunità c'è un altro aspetto che la FEM non intende sottovalutare: quello sui sistemi salariali, dove non devono esistere disuguaglianze e non prevedano discriminazioni di genere. Una politica salariale basata su questi principi comporterà automaticamente la riduzione di aspetti discriminatori e promuoverà una migliore relazione tra lavoro e vita famigliare. Una buona strategia sull'orario di lavoro è essenziale in relazione a tale politica.

Infine, per concludere il ruolo del Comitato della Contrattazione Collettiva, è stato preso in considerazione, durante il Congresso a Praga, della tendenza verso uno sviluppo più sostenibile in Europa, centrato tra gli altri sugli aspetti dell'ecologia e dell'ambiente che creerà nuovi sistemi di regole. Tale Comitato coopererà con quello di Politica Industriale, e valuteranno gli effetti sull'industria metalmeccanica degli attuali e dei futuri regolamenti e provvedimenti legislativi sull'ambiente e sul riciclaggio dei rifiuti, e il loro possibile impatto sui temi della contrattazione collettiva.

LA POLITICA INDUSTRIALE

Da due anni l'economia europea è caratterizzata da un notevole rallentamento nella crescita. Le condizioni economiche generali nelle 3 Regioni industrializzate del mondo hanno determinato una crescita lenta e perfino il pericolo della recessione. Il tasso di crescita nel 2002 nelle principali nazioni europee oscilla dallo 0,2% in Germania allo 0,46% in Italia, all'1% in Francia, all' 1.6% nel Regno Unito. Negli aggiornamenti del suo Rapporto sulla gestione delle ristrutturazioni, il Comitato Politico industriale estenderà la comparazione di statistiche che forniscano dati sulle Regioni industrializzate del mondo e su Paesi specifici (ad esempio gli Stati Uniti, il Giappone, la Cina, ecc.).

Rimangono comunque elementi di incertezza in relazione ai conflitti internazionali.
L'inizio della circolazione dell'euro, al di là dei meriti di lungo periodo ha contribuito a far percepire ai consumatori un'inflazione più alta di quella registrata dalle statistiche. Ciò ha condizionato le decisioni sulla spesa, portando così ad una riduzione della domanda finale.
Fondamentalmente, l'assenza di una politica industriale europea e il fatto che l'Europa non dimostri la capacità di controllare l'economia globale, hanno un impatto negativo sulle famiglie, sulle imprese e sul futuro dell'occupazione industriale. Le sfide che vengono dalla competizione tra le maggiori aree del mondo, così come i commerci con le Regioni interessate da una prospettiva di integrazione, pongono la questione della futura posizione dell'Europa, che deve fare i passi giusti per sviluppare la sua economia e l'occupazione nell'industria.

Quindi è necessario effettuare un'osservazione regolare dello sviluppo economico nelle 3 Regioni industrializzate del mondo. Essa dovrebbe includere specialmente gli sviluppi nell'Unione Europea, nell'area Nafta e nelle altre Regioni sulla base di modelli di integrazione. Il Comitato politico industriale definirà una piattaforma per questo lavoro di osservazione.

Ma al di là della lunga congiuntura negativa che molte delle nazioni europee (e l'economia mondiale) stanno attraversando, pesa il permanere dei limiti tradizionali del modello di specializzazione del sistema industriale europeo: Pur con differenze tra le varie nazioni, l'economia europea - se comparata con le aree di più diretta competizione (Stati Uniti d'America e Giappone) - accusa un ritardo nella sua capacità di adeguamento al nuovo modello di divisione globale del lavoro, fondato su produzioni a elevato contenuto di innovazione e servizi alla produzione.

L'obiettivo della politica industriale della FEM è di influenzare il futuro sviluppo dell'industria metalmeccanica in Europa. Il centro di tale politica industriale è rappresentato dalla sostenibilità, dall'occupazione e dalla competitività. In particolare, la FEM punta ad adottare un principio esteso di sostenibilità (inteso nei vari aspetti: economico, sociale, ambientale e democratico) che possa essere un punto di riferimento per incorporare il concetto di politica industriale nel più ampio modello sociale europeo, in modo da pervenire ad una crescita sostenibile. Questo tema deve essere integrato nelle strutture del dialogo sociale europeo. Il dibattito sulla sostenibilità deve anche portare ad un aumento delle capacità di osservazione sui diritti e le pratiche di attività emissive da parte del Comitato Contrattazione Collettiva.

L'allargamento dell'Unione Europea, fortemente sostenuto dalla FEM e dalla CES (Confederazione Europea dei Sindacati), rappresenta un'opportunità per estendere la democrazia, la pace e la solidarietà in Europa. Senza dubbio esso propone nuove sfide per gli attuali Stati Membri. Devono perciò essere creati strumenti di monitoraggio per offrire le migliori opportunità di sviluppo dei Paesi candidati, minimizzando gli svantaggi per gli Stati Membri. La FEM definirà delle linee guida per una propria struttura di monitoraggio (con la presenza di esperti dei Paesi candidati) che sarà inserita nel sistema di intervento preventivo. Su queste basi la FEM stabilirà un network di contatto che abbia un'influenza diretta su casi specifici di ristrutturazione. Il Comitato Politica industriale organizzerà un seminario per valutare gli aspetti di politica industriale del processo di allargamento ed inoltre tratteggerà una proposta per la riforma dei Fondi strutturali europei, specialmente del fondo regionale.

La FEM è chiamata ad avere, dentro e fuori l'Europa, relazioni sempre più strette e qualificate con le Istituzioni, le Associazioni dei datori di lavoro e i sindacati nazionali.

Il Comitato Politica Industriale della FEM ha fatto un Rapporto di analisi dello stato e delle prospettive dell'industria metalmeccanica europea e ne ha ricavato un piano contenente le principali linee di intervento politico e sindacale, che riguardano i riferimenti a livello europeo circa l'evoluzione delle condizioni generali che favoriscono o bloccano decisioni sulla politica economica, le tendenze dell'occupazione, gli investimenti privati e pubblici e le spese in ricerca e formazione.

Nel Comitato di Politica Industriale rientrano le varie commissioni riguardanti gli specifici settori, che sono quelli dell'automobile, dell'aerospazio, delle telecomunicazioni, della siderurgia, delle costruzioni navali, della difesa, degli ascensori e quello della formazione e dell'istruzione.

Molti settori dell'industria metalmeccanica sono stati relativamente interessati da riduzioni nella produzione e nell'occupazione. Anche settori relativamente nuovi, come quello delle telecomunicazioni, hanno conosciuto una crisi strutturale. Da alcuni anni, il settore dell'auto è stato caratterizzato da un significativo processo di concentrazione proprietaria, avvenuto attraverso una serie di fusioni tra i marchi storici dell'industria automobilistica mondiale. Processi analoghi di concentrazione sono avvenuti nella siderurgia (ad esempio il caso Arcelor). Nei settori della difesa e dell'aerospazio ci sono crescenti processi di collaborazione e competizione tra sistemi industriali nazionale, mentre sta lentamente prendendo forma l'avvio di una struttura di difesa europea. Nel settore delle costruzioni navali ci sono ancora singole nazioni come la Corea del Sud che praticano eccessive ed inaccettabili forme di dumping. Comunque, nel lavoro di sostegno dei diversi settori è anche di grande importanza il monitoraggio dei contatti intersettoriali all'interno dei gruppi e la cooperazione con tutti i soggetti protagonisti di tale contesto. Il Comitato Politica Industriale contribuirà al lavoro nei diversi Comitati di settore.

POLITICA DELL'IMPRESA

Nel corso degli anni passati la FEM ha sviluppato una politica di lungo respiro volta ad assicurare e a migliorare i diritti di informazione e consultazione per i lavoratori metalmeccanici in Europa. Nel quadro di una più intensa integrazione europea, di una ulteriore internazionalizzazione delle industrie metalmeccaniche e del cambiamento industriale in corso, la FEM ritiene che la realizzazione di una globale politica dell'impresa europea possa avere un ruolo significativo per migliorare le condizioni di lavoro e l'occupazione dei metalmeccanici in Europa. I sindacati, in stretta cooperazione con i Comitati Aziendali Europei (CAE) e con i rappresentanti dei lavoratori negli organi aziendali, saranno la forza motrice dello sviluppo di tale politica. La politica dell'impresa europea della FEM sarà basata su un approccio compiuto comprendente tutto il lavoro sindacale in relazione all'informazione, alla consultazione, alla partecipazione e alla negoziazione.

Le aziende del settore metalmeccanico sono di fronte ad una pressione continua per il cambiamento e la ristrutturazione industriale. Questa situazione provoca in molti casi ripercussioni rilevanti sull'occupazione e sulle condizioni di lavoro. La FEM e le sue organizzazioni affiliate dovrebbero cercare di usare al meglio gli strumenti e le politiche esistenti a livello aziendale per gestire le ristrutturazioni in un modo socialmente accettabile.

L'adozione dello statuto della Società Europea (SE) e la Direttiva per l'informazione e la consultazione a livello nazionale aprono la strada a nuove possibilità per il coinvolgimento dei lavoratori e reclamano una nuova strategia sindacale al livello dell'impresa europea. Una speciale attenzione sarà data alla revisione della Direttiva sui Comitati Aziendali Europei, alla nuova proposta per la Direttiva sull'acquisizione del controllo delle società e al coinvolgimento dei lavoratori nei processi di controllo delle fusioni a livello europeo.

La realizzazione di 250 CAE richiede lo sviluppo di una politica di ampio respiro volta a supportare, monitorare ma anche guidare i CAE esistenti al fine di assicurare che i rappresentanti dei lavoratori facciano il miglior uso del loro mandato.

Nei casi di ristrutturazione, i CAE possono giocare un ruolo chiave al fine di sviluppare un approccio concertato con il Management europeo dell'impresa interessata. E' anche possibile che i CAE giungano ad un accordo-quadro con il Management europeo, ma è chiaro che ciò richiede un mandato preciso e la garanzia della partecipazione delle Organizzazioni Sindacali Nazionali. Un'attenzione particolare deve essere rivolta ai CAE in cui la presenza sindacale sia molto debole e nei quali avvengano negoziati di livello europeo in caso di ristrutturazioni. In questi casi, il diritto alle negoziazioni europee non può essere esercitato poiché esse avverrebbero senza la partecipazione delle Organizzazioni Sindacali. Su questo tema, occorrerebbe rafforzare la cooperazione con il Comitato Contrattazione Collettiva e il Comitato Politica Industriale.

Nonostante le crescenti difficoltà per la creazione di nuovi CAE, la FEM deve spingere per la realizzazione di nuovi accordi che assicurino a tutti i lavoratori metalmeccanici europei i diritti di informazione e di consultazione. La FEM svilupperà una specifica strategia per assicurare che nelle compagnie che hanno il CAE e hanno filiali nei Paesi candidati l'accordo sia esteso ai lavoratori di quei Paesi. Si dovrebbe continuare l'attività avviata nel precedente programma di lavoro e basata su liste complete di aziende. Una speciale attenzione dovrebbe essere data alla presenza di esperti sindacali alle negoziazioni. La presenza di un competente esperto sindacale nel corso dell'intera procedura di negoziazione dovrebbero essere sistematica. E per ciò particolare attenzione dovrebbe essere riservata alla rinegoziazione degli accordi CAE, specie in relazione della Direttiva sui CAE: la presenza dei Coordinatori della FEM dovrebbe essere assicurata per l'intera procedura di rinegoziazione. Infatti la revisione della Direttiva non dovrebbe subire altri ritardi e occorrerebbe mantenere la pressione sulle Istituzioni Europee e sui Governi Nazionali.

In conclusione, è importante mettere in evidenza la risoluzione politica della FEM sul futuro in Europa del sindacato metalmeccanico europeo, anche attraverso un maggiore sviluppo del modello sociale europeo.

E' emerso infatti durante il dibattito del Congresso, che un principio guida per lo sviluppo dell'Europa è il modello sociale europeo. Tale modello è centrato sulle richieste di sostenibilità economica, sociale e ambientale. Sostenibilità significa che le scelte economiche, ambientali e sociali devono essere fatte in modo che l'affermazione degli interessi attuali dei lavoratori e della società nel suo insieme non si traduca in un danno per i futuri interessi delle generazioni successive. Per la FEM, sostenibilità significa anche legare gli sviluppi politici, economici e sociali ai valori fondamentali della democrazia e della libertà, della giustizia e della solidarietà e delle pari opportunità. Questi valori sono assolutamente vitali per la sostenibilità politica del modello sociale europeo.

Il modello sociale europeo è basato su tre pilastri: il welfare nazionale, le culture contrattuali dei sindacati e dei datori di lavoro e le regole sociali dell'Unione Europea. Tale modello è quindi parte di uno stato sociale esteso al livello sia nazionale che europeo. Così il welfare non si limita a proteggere gli interessi e i diritti sociali dei cittadini, ma organizza anche servizi attivi di interesse generale e allo stesso tempo ordina e definisce lo sviluppo economico.

I sindacati metalmeccanici europei sono uniti nell'opporsi a ogni tentativo dei datori di lavoro e delle forze politiche di limitare il potere contrattuale dei sindacati. E' per questo che i sindacati metalmeccanici europei chiedono alla Convenzione Europea di definire precise linee guida nella Costituzione Europea conservando i principi dell'Europa Sociale. La FEM considera d'importanza cruciale ancorare la contrattazione collettiva alla Costituzione Europea, indicando così la strada per la realizzazione di uno spazio europeo di contrattazione.
Una garanzia costituzionale di questo tipo dovrà rafforzare e consolidare i diritti nazionali e in nessun caso dovrà indebolirli.

E' evidente che la FEM vuole rafforzare il proprio ruolo nell'ambito più vasto della dimensione europea dei sindacati: e se la Federazione Europea dei Metalmeccanici deve diventare più forte in prospettiva, gli stessi sindacati affiliati devono contribuire agli scambi transnazionali in maniera efficace e propositiva, in poche parole devono cominciare ad adottare seriamente un atteggiamento più europeo.
Patrizia Pitronaci

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