UNIONE ITALIANA LAVORATORI METALMECCANICI

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Periodico nazionale di informazione della Uilm
ANNO VIII - NUMERO 6/7 ottobre - novembre 2003

INSERTO SPECIALE
Progetto formazione

1. MOTIVAZIONI E MODALITÀ DEGLI INTERVENTI
Nell'ambito del processo di rilancio dell'attività di formazione deciso dagli organi della Uilm, la Segreteria Nazionale ha predisposto un lavoro atto a definire le possibili linee di azione per un progetto specificatamente attinente alle R.S.U. di nuova o recente nomina.
Le linee guida del progetto sono quelle di seguito esposte e danno per conosciute ed accettate le motivazioni politico-organizzative che sono state alla base della decisione.
Occorre quindi giustificare ed esporre le sole motivazioni che hanno portato la Segreteria a scegliere una ipotesi di intervento con alcune caratteristiche specifiche di metodo pedagogico e di modalità organizzative.
La scelta di fondo è quella di riconoscere appieno la responsabilità delle singole strutture territoriali (provinciali e regionali) a gestire la preparazione ed il sostegno delle proprie R.S.U.: a tale responsabilità si è ritenuto opportuno affiancare una precisa azione di sostegno, indirizzo e cooperazione della Uil Nazionale.
Tra le modalità di intervento formativo sperimentate (in pochi casi anche per iniziativa di strutture territoriali Uilm) si è ritenuto opportuno scegliere quella che definisce un percorso di durata prolungata ma costruito su singole giornate di lavoro formativo. Tali giornate, a carattere monospecifico, dovrebbero avere cadenza mensile, in modo da poter utilizzare i permessi sindacali opportuni, ma essere tra loro collegate in una coerente linea di sviluppo non solo logico ma anche pedagogico/didattico.
L'obiettivo del percorso è certamente quello di irrobustire la preparazione dei delegati rispetto ai temi di lavoro sindacale e alle situazioni di azione organizzative, ma al centro del processo di apprendimento risulterà essenziale:
- la capacità di uscire dal senso di solitudine che li attanaglia e debilita;
- la sicurezza di essere "pezzo di organizzazione";
- la tranquillità di sentirsi sostenuto e apprezzato;
- la capacità di valutare il proprio lavoro di delegato nel quadro della più generale esperienza sindacale (come dimensione sociale e continuità storica);
- la capacità di acquisire e utilizzare uno stile di lavoro proprio, riconoscibile e condiviso dai compagni;
- la piena valorizzazione delle proprie e più personali motivazioni all'impegno sociale e politico.
Lo spalmare nel tempo, con cadenze regolari, sistematiche e conosciute, delle occasioni di lavoro in formazione (occasioni eccezionali, saltuarie e comunque "altro" rispetto alla quotidianità del lavoro) non è solo imposto da circostanze esterne quali la risicata disponibilità dei permessi, il costo elevato delle sistemazioni residenziali, la frenetica successione degli impegni, ma cercato come modalità opportuna del processo d'apprendimento/crescita dei nuovi delegati.
I singoli percorsi dovranno essere progettati e gestiti al livello dei singoli territori, almeno nelle situazioni in cui è possibile contare su di un gruppo di partecipanti non molto distante dalla ventina di unità (delegati Uilm in produzione, preferibilmente eletti come R.S.U., di recente nomina e comunque di scarsa esperienza).
Il numero dei percorsi da avviare è in relazione alle condizioni organizzative del singolo territorio o ai traguardi di proselitismo avviati: è evidente che, a regime, l'insieme delle azioni condotte dovrebbe riuscire a garantire che ogni R.S.U. eletto nelle liste Uilm e ogni R.S.A./Uilm nominato dovrebbe, entro un numero di mesi ragionevole, poter usufruire di un sostegno formativo minimale quale quello proposto (v/punto 2).
Non sono ovviamente da escludere percorsi relativi a 2 o più province limitrofe, ma considerazioni relativa ai tempi di lavoro (v/punto 4) sconsigliano accorpamenti che comportino trasferimenti (di andata/ritorno in giornata) superiori a 1 ora, massimo 1ora e mezza, di viaggio.
Viceversa è positiva l'opportunità di unificare delegati provenienti da altre categorie industriali, visto le caratteristiche del percorso formativo ipotizzato (v/punto 3) valutando le necessarie integrazioni di competenze e responsabilità.
E' necessario comunque che fin dal momento iniziale della proposta ai singoli delegati, siano state definite le condizioni del lavoro (sedi, orari, rimborsi) e calendarizzate almeno le prime tre giornate d'aula, preferendo una occasione di incontro preliminare faccia a faccia piuttosto che forme sofisticate di comunicazione individuale.

2. LE DIMENSIONI DELL'INTERVENTO
La scelta della dimensione di ogni singolo intervento (cioè il numero delle giornate di lavoro) è ovviamente determinata dalla limitatezza delle risorse disponibili: permessi sindacali e risorse finanziarie. Occorre comunque tener presente:
1. che un periodo complessivo che vada oltre i sei mesi rischia di essere troppo dispersivo e comunque troppo "pesante" per i partecipanti;
2. che eventualmente è conveniente dividerlo in cicli separati da collocare con un intervallo ragionevolmente lungo;
3. che un ciclo non ha senso se non ha la consistenza di almeno 4 o 5 giornate;
4. che ciò è preteso non tanto o non solo per la quantità minima di argomenti da affrontare ma per sostenere le necessarie abitudini ai modi di lavoro formativi, primi fra tutti l'acquisizione di una pratica sistematica di confronto con gli altri e di lavoro di gruppo;
5. che il modulo più fertile di risultati è quello che prevede, dopo lo svolgimento di un numero anche limitato di giornate a cadenza mensile (almeno 3) l'effettuazione di un momento residenziale (2 giorni di lavoro distribuito su 3 giorni) dove il senso del lavoro collettivo viene concretamente sperimentato.

3. I CONTENUTI DELLE SINGOLE GIORNATE
La scelta degli argomenti (contenuti) da affrontare nelle singole giornate di lavoro deve essere svolta tenendo presente alcuni fatti:
a. l'obiettivo dell'intervento è quello di "aiutare" a svolgere le funzioni di R.S.U. e pertanto è necessario toccare i temi che normalmente vengono ritenuti ovvi per un operatore sindacale e conosciuti da un delegato: il che non è quasi mai vero soprattutto all'inizio dell'esperienza;
b. che l'operatività di un delegato non è solo frutto della conoscenza d'un problema ma anche della capacità del singolo di agire in modo corretto nell'ambiente in cui tale problema si presenta;
c. che pertanto anche i modi di lavorare, le caratteristiche del ruolo e le capacità di relazionarsi con le persone e le strutture organizzate costituiscono "materie"della formazione.
Sulla base delle esperienze condotte sinora si elencano di seguito i temi che, nelle diverse situazioni, sono risultati prevalenti. L'elenco è ovviamente troppo lungo e puramente indicativo.
1. Il sindacato tra legge e contratto: il ruolo delle R.S.U..
2. I problemi della comunicazione.
3. La lettura della busta paga.
4. La contrattazione e la sua gestione (il secondo livello).
5. Il tavolo delle trattative.
6. Salute e sicurezza nel lavoro.
7. Gli ammortizzatori sociali
8. Le nuove forme di assunzione al lavoro.
9. Il mercato del lavoro e la formazione professionale
10. I servizi del Sindacato e la previdenza integrativa.
Ecc.. ecc..

E' da notare che:
- la prima giornata è di carattere propedeutico e vorrebbe verificare le motivazioni personali all'impegno nel sindacato;
- i problemi del "lavoro di gruppo" non sono tematizzati ma verranno verificati nel corso di tutti i diversi episodi dell'intervento;
- il tema della "identità Uil" non è tematizzato in quanto per un verso la storia di cinquant'anni è difficilmente commentabile in poche ore di lavoro mentre per converso la pratica del lavoro formativo risultasi alla lunga capace di unificare e motivare i partecipanti stessi;
- poche giornate di lavoro comune consentiranno di scegliere in modo articolato e preciso eventuali altri e successivi momenti formativi, sia per quanto riguarda i temi da privilegiare che in relazione alle modalità organizzative preferibili.

4. LA STRUTTURAZIONE DELLE SINGOLE GIORNATE
Il massimo di tempo utilizzabile in una giornata di lavoro formativo è quello di 6 ore distribuite su quattro sezioni di 1 ora e mezza ciascuna intervallate da due brevi interruzioni a mezza mattina e a metà pomeriggio e da una pausa pranzo di almeno 1 ora e mezza.
Nelle situazioni concrete sperimentate questo obiettivo è stato difficilmente ottenuto:
a. per la pesantezza dei ritardi iniziali e per il coacervo di motivi diversi che spingono a rientri anticipati soprattutto a causa degli spostamenti;
b. per le difficoltà di consumare il pranzo in modo soddisfacente ma anche con tempi ristretti e possibilità di movimento ridotte.
Per questo è opportuno prevedere una suddivisione della giornata che liberi almeno 3 ore/3 ore e mezza nella mattinata e conceda altre 2 ore alla ripresa.
Ciò comporta al mattino la possibilità di affrontare il tema prescelto attraverso una relazione "sistematica", con possibilità di discussione a seconda dei temi, in piccoli gruppi o in assemblea, e comunque con una fase di interlocuzione tra partecipanti e relatori.
Le ore del pomeriggio debbono essere invece dedicate alla rivisitazione dello stesso tema e al suo approfondimento attraverso un lavoro personale e di gruppo dei partecipanti, con esercitazioni individuali o collettive, che consentano un coinvolgimento ed evitano i pericoli della stanchezza e/o della noia.
Rispetto alle velleità perseguite con il voler affrontare due temi per giornata, rinchiudendo il rapporto coi partecipanti in situazioni prevalenti di ascolto passivo, lo scema di lavoro prescelto recupera in profondità e coinvolgimento (e quindi in risultati formativi positivi) quello che in apparenza si perde rispetto alla visione "enciclopedica" dei contenuti affrontati.
La scelta proposta pone evidentemente il problema del "di più" di lavoro che qualcuno (i formatori) devono svolgere per una gestione corretta dei rapporti con i singoli relatori (che non presidiano l'intero tempo di lavoro) e per la predisposizione a gestione delle esercitazioni pomeridiane che comportano esperienza, attenzione e lavoro di preparazione dei materiali.
Alcuni di questi materiali didattici sono già stati tarati, validati e possono essere facilmente utilizzati da qualsiasi dirigente attento, mentre altri dovranno essere predisposti a seconda delle necessità evidenziate, e quindi presuppongono un preciso lavoro organizzato.

5. LE RESPONSABILITÀ ORGANIZZATIVE
Coerentemente con le osservazioni iniziali la responsabilità degli interventi formativi fa capo alle Segreterie Uilm dei territori coinvolti. In tale responsabilità sono compresi:
- la scelta dei delegati partecipanti e la relativa acquisizione dei permessi sindacali;
- la calendarizzazione delle singole giornate di lavoro;
- la predisposizione logistica dell'aula e dei relativi servizi;
- la copertura delle spese (viaggi e pranzi).
Il progetto prevede che le segreterie Uilm interessate siano affiancate sia per la fase di progettazione che per quella di attuazione da un responsabile regionale per la formazione. Tale responsabile è già stato individuato su sollecitazione della Segreteria Nazionale Uilm e partecipa ad un apposito gruppo di lavoro la cui attività ha già avuto un primo periodo di preparazione e di rodaggio nel corso degli ultimi mesi.

Tale gruppo è composto da:
Abruzzo: Roberto Campo, Fabio Colangelo;
Marche: Vincenzo Gentilucci;
Lombardia: Maurizio Testoni;
Emilia Romagna: Luigi Zanini;
Liguria: Michele D'Agostino;
Friuli Venezia Giulia: Claudio Cinti;
Piemonte: Matteo Ferrazzano;
Basilicata: Antonio Guglielmi;
Puglia: Antonia Simone, Giovanni Pugliese;
Campania: Giovanni Esposito;
Veneto: Ivan Scottà.

Compito del gruppo a cui è associato il compagno Geo Brenna dell'Ufficio Formazione della Confederazione, è quello di:
- garantire la messa a punto dei singoli programmi dei corsi sulla base dei criteri esposti in queste note;
- fornire i materiali didattici già sperimentati e collaborare nella predisposizione di quelli che, nelle diverse situazioni, risultassero necessari;
- collaborare allo svolgimento dei singoli corsi facilitando alle Segreterie provinciali responsabili il reperimento di relatori già sperimentati;
- collaborare alla messa a disposizione dell'iniziativa alcuni compagni atti a svolgere i compiti propri del "tutor d'aula" (i cosiddetti formatori) nel caso ci siano difficoltà a recuperarli nell'ambito dell'organizzazione locale Uilm e/o Uil territoriale;
- verificare nel tempo gli andamenti dell'intero progetto e i nuovi risultati finali (dicembre 2004) sia dal punto di vista prettamente didattico che da quello politico/organizzativo;
- collegare tra di loro le diverse iniziative locali per verificare le opportunità di proseguire l'attività di formazione in altre forme, ancora a livello provinciale o affrontando progetti di interventi a livello regionale o interregionale (Nord, Centro, Sud) ancora eventualmente con occasioni o programmi formativi a livello nazionale.

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