UNIONE ITALIANA LAVORATORI METALMECCANICI

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Periodico nazionale di informazione della Uilm
ANNO VIII - NUMERO 6/7 ottobre - novembre 2003

Ma quale disgelo?

Che i rapporti tra le Organizzazioni sindacali del settore metalmeccanico, in questa fase, siano i peggiori della storia del movimento sindacale, è fatto noto e, almeno da noi, mal sopportato.
Ma le ragioni profonde del contrasto di questi anni sono tali che non è, purtroppo, possibile risolvere il problema con un semplice appello alla buona volontà.
Dalla Fiom, in particolare, ci divide una differente visione della natura e del ruolo del Sindacato.
La Uilm, insieme alla Fim, ha sottoscritto i rinnovi contrattuali nazionali, tenendo conto del sistema contrattuale definito nel 1993, che per quanto datato in alcuni aspetti, rappresenta l'unico sistema di regole vigenti.
Non è un caso che i rinnovi contrattuali delle altre categorie, unitariamente sottoscritti, risultino assai simili a quelli firmati da noi.
Questo accade, perché la Fiom ha perseguito e persegue tuttora una linea sindacale antagonista e massimalista, caratterizzata da attacchi verbali violenti e spesso offensivi nei confronti delle altre Organizzazioni. Siamo di fronte ad un comportamento mai adottato nella storia centenaria dei metalmeccanici della Cgil che si concretizza nella logica "distinti e distanti" da Fim e Uilm
Le rivendicazioni contrattuali, in particolar modo quelle qualitative, costruite per sorreggere il modello massimalista, e la scelta dei precontratti (sarebbe più corretto chiamarli postcontratti), stanno logorando il rapporto costruito negli anni dalla stessa Fiom con tutto il mondo dell'economia e, in particolare tra le Organizzazioni sindacali.
La scelta dei precontratti, irrilevante sul piano nazionale per i risultati che ha ottenuto, sintetizza i limiti della linea sindacale della Fiom: questa Organizzazione, da un lato, vorrebbe affermare l'autosufficienza della Fiom, usando la parola d'ordine "Finalmente soli" (rispolverata di recente nelle loro assemblee) che si contrappone allo slogan "Uniti si vince". Dall'altro, la scelta della Fiom contiene una contraddizione: nega il ruolo del contratto nazionale quale elemento di tutela minima per tutti i lavoratori metalmeccanici; in più intralcia ed indebolisce la contrattazione di secondo livello.
Esiste, infine, un ultimo, ma importante elemento di divisione come la scelta esclusiva del referendum per la validazione degli accordi. Si dice "il contratto collettivo nazionale è dei lavoratori e quindi tutti debbono decidere". In realtà la logica sindacale, le leggi e non per ultima la Costituzione, ci inducono a riformulare la frase nei seguenti termini: "Il contratto collettivo nazionale è dei lavoratori che si sono uniti in sindacato (cioè in libera associazione) e quindi tutti gli iscritti debbono decidere".
Che poi la tradizione sindacale del nostro Paese abbia spesso indotto a concedere un ruolo a tutti i lavoratori, anche a prescindere dall'iscrizione, è fatto innegabile, ma forse non proprio utile, vista l'elevata quota di non iscritti.
Alla luce di questi elementi e visto che di fatto stipuliamo un contratto per tutti i lavoratori, ci sembra necessario individuare un compromesso sul ruolo degli iscritti e quello dei non iscritti. Questa affermazione in realtà esclude l'applicazione dello strumento referendario, perché, in tal caso, non sarebbe possibile distinguere il voto dell'iscritto da quello del non iscritto.
Esistono però altri metodi democratici per validare gli accordi, quali per esempio i criteri adottati nel pubblico impiego, laddove il peso di ciascuna Organizzazione sindacale è dato da una media tra iscritti e voti registrati nelle elezioni delle Rsu (che sono votate da tutti i lavoratori).
Su questi argomenti e sulle soluzioni che sapremo trovare a questi problemi, sarà possibile registrare un "disgelo" tra i sindacati metalmeccanici.
Desideriamo ricercare queste soluzioni, ma non vogliamo farlo a scapito delle nostre opinioni e delle nostre scelte.
Nel frattempo lavoreremo alla costruzione delle piattaforme per la contrattazione aziendale, applicando le regole che già ci sono (titolarità congiunta tra Organizzazioni sindacali e Rsu; decisione a maggioranza nella Rsu) e tentando di tenere la discussione tra le diverse opzioni sul piano della correttezza e della civiltà, evitando gli insulti, la malafede e le aggressioni verbali.
Antonino Regazzi

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