Periodico nazionale di informazione della Uilm
ANNO VIII - NUMERO 8 dicembre 2003
Il 2004 per
Co.Met.A. sarà l'anno del multicomparto
Il fondo Co.Met.A nasce sette anni fa con la previsione statutaria
del sistema di investimento multicomparto. Nella fase di avvio,
tuttavia, fu deciso di caratterizzare l'offerta con un unico profilo di
investimento per consentire la solidificazione organizzativa,
l'accumulazione di esperienza sui mercati e l'avvio di rapporti di
collaborazione e informazione con le aziende, le parti istitutive e gli
associati.
Il profilo di investimento, orientato alla prudenza, ha sostanzialmente
permesso di proteggere il patrimonio degli associati dalle oscillazioni
dei mercati. Tuttavia questa soluzione non ha fornito agli associati una
possibilità di scelta nel soddisfare bisogni previdenziali differenti.
Una rapida sintesi dei risultati di questa prima fase evidenzia come al
31 ottobre 2003 il valore della quota (pari a €11,246) sia superiore
del 8,87% rispetto al valore della prima quota (pari a 10,329 il
31/12/1998). Solo nel 2002, a seguito di un anno particolarmente
negativo dei mercati finanziari, il nostro Fondo ha registrato una
perdita, peraltro contenuta al -2,27%, ma il rendimento lordo rispetto
all'inizio dell'anno è stato del +3,65% in linea, quindi, con gli
obiettivi di rendimento attesi. L'introduzione del multicomparto
rappresenta ora il passaggio dalla fase adolescenziale a quella relativa
al consolidamento della crescita del Fondo.
Oggi Co.Met.A. è diventata una struttura organizzata, con una
significativa massa critica, sia in termini di associati che in termini
di patrimonio gestito, e con alcuni anni di esperienza operativa. Questo
permette permettetterà di offrire, ai lavoratori metalmeccanici
associati, la possibilità di assumere un ruolo attivo nella gestione
personalizzata del proprio patrimonio e del proprio futuro
pensionistico.
Il multicomparto infatti permetterà una tutela più personalizzata del
risparmio previdenziale di ogni singolo associato in funzione delle
proprie caratteristiche anagrafiche, patrimoniali e soggettive e di
cogliere al meglio l'obiettivo previdenziale, missione primaria di un
fondo pensionistico integrativo. Tuttavia perché questo avvenga con i
più alti profili di garanzia e sicurezza, sarà indispensabile
potenziare il ruolo di consulenza ed orientamento, cosicché i
lavoratori associati siano posti nelle migliori condizioni di
comprensione della propria posizione individuale e di valutazione delle
opportunità e dei rischi che il mercato incessantemente propone.
La diversificazione dei profili di investimento rappresenta inoltre un
cambiamento profondo nel modo stesso di pensare il Fondo e
nell'impostazione dei rapporti tra il Fondo, i suoi associati e le parti
istitutive. Ovviamente un ruolo chiave dovrà essere svolto dalle parti
istitutive per le quali su questa materia, la previdenza integrativa,
dovranno prevalere le ragioni del dialogo e della collaborazione facendo
di Co.Met.A. uno degli elementi cardine delle relazioni industriali
orientate alla ricerca di comuni e condivisi interessi. Il cambiamento
al multicomparto da parte del nostro Fondo avviene in un momento molto
delicato del contesto di riferimento nel quale è ormai evidente il
ruolo sempre maggiore che potrà essere assunto dalla previdenza
integrativa nella costruzione della posizione pensionistica.
Il risanamento dei conti dell'Inps, avvenuto con l'ultima riforma del
1995, ha avuto il grande merito di introdurre nuovi criteri di equità e
soprattutto di dare al sistema una stabilità di lungo termine; ma ha
dovuto, per ottenere questi necessari risultati, contemplare una
progressiva riduzione del tasso di sostituzione tra pensione ed ultimo
reddito da lavoro. Come già sottolineato in precedenti articoli, se ci
riferiamo al calcolo del tasso di sostituzione riportato dalle tabelle
prodotte dalla Ragioneria Generale dello Stato - ed in attesa di
conoscere le simulazioni ufficiali da tempo richieste all'Inps - appare
di immediata evidenza la criticità del problema: per i lavoratori
dipendenti, infatti, si passerà dall'attuale 67,3% al 56% nel 2020, al
48,1% dell'ultimo stipendio nel 2050. A compensazione di questa
progressiva riduzione, la stessa riforma del '95 ha rilanciato
concretamente la previdenza complementare già introdotta nel 1992,
affidando ad essa il compito vitale di integrare la prestazione
garantita dall'Inps.
Resta inteso che il maggiore contributo a cui è chiamata la previdenza
integrativa non può e non deve essere concepito come sostitutivo del
ruolo, fondamentale, del regime pensionistico obbligatorio. Infatti nei
paesi dove è avvenuta una sostituzione squilibrata della componente
pubblica e solidaristica a favore di una componente privata a
capitalizzazione si è creato un drammatico impoverimento dei
pensionati. In questo contesto il passaggio ad una gestione
multicomparto deve essere considerata come una possibilità per rendere
il peso del 2° pilastro più rispondente ai bisogni degli associati
escludendo un indebolimento del ruolo dell'Inps.
La trattativa infinita tra parti sociali e governo sulla cosiddetta
"nuova riforma delle pensioni" pone almeno tre aspetti che
destano particolare preoccupazione per la ricaduta in materia di fondi
integrativi:
- il conferimento obbligatorio del t.f.r.
a tutte le forme pensionistiche complementari di cui alla legge 124;
tale norma estende d'imperio, a carico dei lavoratori, il rischio
dell'investimento senza alcuna garanzia di prestazione definita;
- la cosiddetta decontribuzione
che introduce una pericolosa mina alla base dell'equilibrio tra entrate
e uscite dell'Inps;
- la liberalizzazione all'accesso ai capitali dei Fondi a tutte le forme
di previdenza complementare facenti capo a Banche o
Assicurazioni o ad altri intermediari finanziari, i cosiddetti Fondi
aperti.
I problemi relativi alla parificazione tra le diverse forme di
previdenza - giustificato con il principio della concorrenza - fanno
emergere due aspetti importanti e complementari: i costi di gestione e
le regole di governance.
Sul primo aspetto i rendimenti dei Fondi negoziali in genere, ci vedono
largamente come più affidabili ma la vera comparazione deve essere
effettuata oltre che sui costi di gestione anche sulle regole di
governance.
Su queste ultime basta evidenziare come la trasparenza delle regole, il
controllo e la partecipazione alla gestione da parte degli stessi
associati sono necessari per controllare e contrastare ogni conflitto di
interessi nella gestione del patrimonio.
L'importanza attribuita dal nostro Fondo al passaggio al multicomparto e
la continua evoluzione dello scenario di riferimento ha richiesto tempi
più lunghi rispetto a quelli inizialmente previsti, ma necessari, per
la conclusione di un'istruttoria, molto complessa, il cui obiettivo non
è stato rappresentato dalla mera differenziazione dei profili di
investimento offerti ma dalla costruzione di un modello che, nella
diversificazione dei profili di rischio, permettesse di cogliere
maggiori benefici.
Nella definizione dei diversi comparti di investimento sono state
innanzitutto considerate le caratteristiche demografiche degli associati
e valutate le loro diverse necessità. Il 23,44% degli associati a
Cometa ha un'età superiore ai 50 anni e, essendo più prossimi alla
prestazione pensionistica, richiedono una maggiore tutela
nell'investimento; al contrario il 16,42% degli associati ha meno di 32
anni e ricerca, a fronte di un'esposizione maggiore ai mercati più
volatili, un maggiore rendimento della propria posizione nel lungo
periodo.
Le esigenze degli associati sono state anche concretamente verificate
attraverso un'apposita indagine, commissionata alla società di ricerche
di mercato Makno che ha permesso di analizzare gli orientamenti degli
associati sugli stili di investimento. Sono infatti emersi alcuni
aspetti estremamente interessanti: il 60% dei nostri associati ha già
effettuato forme di investimento finanziario ed il 25% ha diversificato
l'investimento anche in fondi comuni di investimento. Pur con le
opportune differenziazioni relative al reddito, all'area geografica e
alla composizione familiare i nostri associati si sono mostrati propensi
ad una differenziazione dell'offerta dei profili di investimento ma
tutti, indistintamente, hanno esplicitato un elemento cardine
rappresentato dalla tutela della posizione previdenziale. Sia gli
associati che i potenziali aderenti hanno infatti collocato la
previdenza integrativa nell'area del bisogno primario della tutela e
della protezione e non solo nelle opportunità del rendimento
finanziario. In altre parole il rendimento degli investimenti finanziari
costituisce lo strumento e non il fine dell'integrazione previdenziale.
Allo stesso tempo l'indagine ha fatto emergere un'altra fondamentale
esigenza, quella della comunicazione e dell'informazione che il Fondo
deve fornire agli associati affinché possano effettuare le proprie
scelte di investimento in maniera consapevole dei rischi e delle
opportunità al fine di ottimizzare il proprio percorso previdenziale.
L'insieme degli elementi demografici, reddituali e psicologici hanno
evidenziato l'esigenza, da parte degli associati, di quattro
diversi profili di rischio/rendimento per poter
soddisfare al meglio i loro bisogni previdenziali. Sulla base di
quest'analisi, nel corso dell'assemblea dei delegati, è stato approvato
uno schema per la gestione multicomparto
(vedi tabella 1 allegata).
L'aderente può scegliere, stante l'attuale normativa, un solo
comparto di investimento in cui confluiranno la posizione maturata al
momento della scelta e tutti i conferimenti futuri.
I criteri con cui verrà concretamente effettuata la scelta verranno
determinati dal CDA ed appositamente comunicati a tutti gli associati.
Gli associati che non effettueranno la scelta del comparto di
investimento resteranno nel terzo comparto i cui limiti di investimento
sono sostanzialmente invariati rispetto a quello attualmente in vigore.
cosiddetti Fondi aperti. L'associato potrà successivamente modificare
il comparto di investimento, secondo le modalità operative che verranno
determinate dal CDA del Fondo, purchè sia trascorso un periodo di
permanenza minimo nel comparto come verrà stabilito dal Regolamento
operativo.
Il successo del passaggio al multicomparto dipenderà soprattutto
dall'impegno che verrà profuso da Co.Met.A. congiuntamente alle parti
istitutive. Il cambiamento al multicomparto richiede infatti un
cambiamento ed un'evoluzione del ruolo dei vari attori coinvolti nella
previdenza complementare.
Oltre ai compiti a cui deve assolvere il Fondo in termini di più alta
efficienza ed ampliamento e qualificazione dei servizi, vi sono anche
compiti a cui pensiamo debbano assolvere le parti istitutive.
In altri termini alle parti istitutive compete una riflessione più
generale sulla necessità di strutture di servizio di riferimento per
poter svolgere al meglio il proprio ruolo nella previdenza integrativa.
L'obiettivo della previdenza complementare, e di Co.Met.A. in
particolare, può essere realizzato solo se i lavoratori conoscono ed
esercitano il loro diritto, se aderiscono a Co.Met.A. e agli altri Fondi
negoziali, se utilizzano lo strumento che la legge e la lungimirante
volontà delle parti istitutive ha messo a loro disposizione.
Al fine di realizzare concretamente un programma di rilancio delle
adesioni il Fondo ha realizzato un programma mirato alla formazione di
oltre duecento rappresentanti dei lavoratori, ha ripreso la
pubblicazione della newsletter ed ha attivato una campagna radiofonica
rivolta ai lavoratori più giovani. Tuttavia questo non può essere
sufficiente se non viene parallelamente accompagnato da un concreto
impegno delle parti istitutive il cui ruolo, ripeto, richiede che
aziende e organizzazioni dei lavoratori, puntando sulle comuni ragioni
ed obiettivi, superino contingenze contrattuali e divergenze.
Solo una maggior presenza delle organizzazioni sindacali nelle aziende,
l'utilizzo dei nuovi strumenti informatici che le parti istitutive hanno
messo a disposizione con il rinnovo del CCNL dello scorso maggio, ed un
più rigoroso impegno nell'informazione ai lavoratori, specie più
giovani, potrà concretamente rilanciare le adesioni al Fondo.
Nella assemblea ultima del mese scorso a Milano, a riguardo delle
prospettive di crescita del Fondo è stata anche ipotizzata la
possibilità di aprire il Fondo Cometa ad altri Fondi negoziali la cui
contenuta dimensione non consente significativi livelli di crescita.
I tempi necessari alla effettiva attuazione della gestione multicomparto
sono previsti entro il gennaio 2005, fatti salvi i tempi per
l'espletamento di tutti gli adempimenti, formali ed operativi, che il
Fondo è chiamato a porre in essere:
§ modifiche statutarie che introducono questo nuovo assetto gestionale
multicomparto;
§ pubblicazione del bando di selezione dei gestori finanziari;
§ campagna informativa rivolta agli associati, ai delegati ed alle
aziende affinché ognuno dei soggetti coinvolti possa operare al meglio
in questa delicata fase di cambiamento.
L'informazione e la comunicazione agli associati rappresenta l'aspetto
più delicato per l'esercizio della scelta del comparto di investimento.
Il Fondo sta predisponendo tramite tutti i canali a disposizione (il
sito internet, il giornale "cometanews", le brochure
informative da inviare tramite posta, il potenziamento del call center)
una documentazione chiara e al tempo stesso estremamente efficace
affinché la scelta di ogni singolo associato possa avvenire in maniera
consapevole delle caratteristiche dell'investimento, degli obiettivi
attesi e delle nuove modalità operative del Fondo.
In particolare verranno predisposte analisi che evidenzieranno i rischi
e le opportunità dei diversi comparti e, al fine di fornire una
consulenza efficace, verrà proposto l'investimento ritenuto più
opportuno per ciascun associato pur rimanendo a quest'ultimo la
decisione finale.
(tab.
1) Multicomparto: profili di rischio/rendimento
|
OBIETTIVO
|
PROFILO DI RISCHIO
|
1.
Comparto (*)
Il
patrimonio del comparto viene totalmente investito in strumenti
finanziari di natura obbligazionaria.
|
l’investimento
è finalizzato alla conservazione del capitale e ad un rendimento
in linea con i tassi dei mercati monetari;
|
per
la tipologia di strumenti finanziari consentiti il rischio dell’investimento
è molto basso.
|
2.
Comparto (*)
Il
patrimonio del comparto viene investito in strumenti finanziari di
natura azionaria con un limite massimo del 10% ed in strumenti
finanziari di natura obbligazionaria per la restante parte.
|
l’investimento
è finalizzato alla protezione del capitale eventualmente
garantito, con un costo da addebitare sulle singole posizioni, da
coperture assicurative e/o finanziarie.
|
per
la tipologia di strumenti finanziari consentiti e le eventuali
garanzie offerte il rischio dell’investimento è definibile come basso.
|
3.
Comparto
(*)
Il
patrimonio del comparto viene investito in strumenti finanziari di
natura azionaria con un limite massimo del 30% ed in strumenti
finanziari di natura obbligazionaria per la restante parte.
|
l’investimento
si pone l’obiettivo di realizzare una crescita del capitale
investito in un orizzonte temporale di medio periodo.
|
per
la tipologia di strumenti finanziari consentiti e le tecniche di
gestione adottate il rischio dell’investimento è definibile
come medio.
|
4.
Comparto
(*)
Il
patrimonio del comparto viene investito in strumenti finanziari di
natura azionaria con un limite massimo del 60% ed in strumenti
finanziari di natura obbligazionaria per la restante parte.
|
l’investimento
si pone l’obiettivo di realizzare una crescita del capitale
investito in un orizzonte temporale di lungo periodo.
|
per
la tipologia di strumenti finanziari consentiti il rischio dell’investimento
è definibile come medio/alto. Potranno però, essere
opportunamente utilizzate tecniche di controllo del rischio che
evitino sensibili perdite e, nello stesso tempo, consentano di
evitare eccessi ingiustificati di prudenza.
|
(*)
Ai comparti, finora classificati con i numeri, saranno
dati, al momento dell’invio della scheda informativa, dei nomi
per renderli più riconoscibili e più familiari per i nostri
iscritti.
Pino Russo
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