UNIONE ITALIANA LAVORATORI METALMECCANICI

Corso Trieste, 36 - 00198 Roma - Tel. 06.852.622.01 - 06.852.622.02
Fax 06.852.622.03 - E-mail uilm@uil.it

 

 
Periodico nazionale di informazione della Uilm
ANNO VIII - NUMERO 8 dicembre 2003

Immigrati: + 3,2 di occupati

L'Italia è sempre più terra di approdo stabile per gli immigrati. E sempre meno un ponte di transito per i flussi provenienti dall'Africa, dall'Asia e dai Paesi dell'Est, diretti verso il Nord Europa o l'America. Oltre la metà degli immigrati, infatti, soggiorna nel nostro Paese da oltre cinque anni e un quarto da più di dieci, aumentano i nuclei familiari e i minori rappresentano ormai il 18% della popolazione straniera. Ma, soprattutto, sono sempre più numerosi quelli che hanno un impiego. Sei immigrati su dieci, infatti, sono in Italia per motivi di lavoro e ogni 100 assunzioni otto riguardano lavoratori stranieri. Cresce anche la domanda di manodopera extracomunitaria da parte delle imprese, che nel 2003 ha sfiorato il 22%, pari a circa 150 mila assunzioni previste. E' quanto emerge dal Rapporto annuale del Censis sulla situazione sociale del Paese.
Mentre si stanno per aprire le porte a 50 mila nuovi ingressi per lavoro stagionale, la prima 'tranche' prevista nel decreto flussi 2004 approvato dal governo il 19 dicembre e operativo da questo mese, è in via di completamento la procedura di regolarizzazione avviata nel novembre 2002. A fine ottobre era stato evaso l'86% delle oltre 700 mila domande presentate e, se dovessero essere tutte accettate, la 'sanatoria' porterà una quota aggiuntiva di lavoro immigrato regolare pari al 3,2% dell'occupazione italiana. Di questa, l'1,7% riguarda il lavoro subordinato e l'1,6% quello domestico.
Tra il 1996 e il 2000 i lavoratori immigrati regolari sono aumentati del 48,2%, grazie a 755.744 permessi di soggiorno per lavoro (oltre la metà di 1.391.852 permessi complessivi), con un'incidenza del 3,6% sul totale degli occupati italiani. Una percentuale che arriva al 4,3% e al 4% nel Nordovest e nel Nordest, al 5% al Centro, mentre si ferma all'1,6% al Sud. Se, infatti, nelle regioni settentrionali quasi il 60% e in quelle centrali la metà dei permessi di soggiorno è rilasciato per motivi di lavoro, nel Mezzogiorno il valore scende al 46%. Anche l'incremento registrato negli ultimi anni si deve al Centro-Nord (tra il 40% e il 59% in più), mentre al Sud è stato solo del 14%. Lo stesso andamento è stimato per la regolarizzazione in corso. L'incidenza maggiore sul totale degli occupati si rileva al Centro, con il 4,6% in più, seguito dal Nordovest (3,6%) e dal Nordest (2,8%), mentre al Sud sarà del 2,1%. In valori assoluti, infatti, sono state presentate 233.943 domande nel Nordovest, 132.291 nel Nordest, 203.852 al Centro e 132.070 al Sud. Rispetto all'occupazione regolare, le richieste per lavoro domestico prevalgono al Centro (2,5%, contro l'1,5% del Nordovest e l'1,2% del Nordest e del Sud), mentre quelle per un impiego subordinato incidono per il 2,1% nel Nordovest e al Centro, per 1,6% nel Nordest e per l'1% al Sud.
Secondo l'indagine del Censis, gli immigrati lavorano soprattutto nell'ambito delle attività di cura e servizi alla persona o nei comparti produttivi a bassa qualificazione professionale. La maggior parte (41,8%), infatti, fa la colf o la badante. Il 13,8% è impiegato nell'edilizia, il 12,6% nell'industria, l'11% nella ristorazione. Un altro 4,1% fa l'agricoltore, il 3% il commerciante, il 4,6% il venditore ambulante, il 2,6% l'artigiano. E' impiegato solo l'1,5%, mentre l'1% è costituito da studenti e l'1,7% da casalinghe. La percentuale di lavoratori domestici è più alta al Sud e al Centro (rispettivamente 52,7% e 49,6%, contro il 35% del Nordovest e il 21% del Nordest). Al Sud, inoltre, è maggiore la quota di venditori ambulanti (11%, contro il 2,2% del Nordovest, 3,2% del Nordest e 1,8% del Centro) e di agricoltori (8,7%, contro lo 0,3% del Nordovest, 4,5% del Nordest, 3,4% del Centro).
Al Centro, invece, si registrano più operai edili (19,3%, contro il 19% del Nordovest, 8,3% del Nordest e 5,3% del Sud) e addetti alla ristorazione (14,4%, contro il 9,8% del Nordovest, 10,8% del Nordest e 8,7% del Sud). Gli operai dell'industria, al contrario, sono più numerosi nel Nordest, dove arrivano al 31,8% (contro il 15,8% del Nordovest, 6,7% del Centro e 5,7% del Sud). Significativa, infine, nel Nordovest la quota di commercianti (4,7%, contro 0,6% del Nordest, 1,2% del Centro e 4,3% del Sud) e di artigiani (5,4%, contro 1,3% del Nordest, 0,9% del Centro e 2,3% del Sud).

A indicare una più stabile presenza degli immigrati in Italia è anche il volume delle 'rimesse', cioè del denaro risparmiato che viene inviato ai familiari in patria. In dieci anni, infatti, è passato da 103 milioni di euro a oltre 790 milioni, a fronte di una crescita del 40% del numero di soggiornanti (da 914 mila del 1992 a oltre 1 milione e mezzo del 2002). Ma se si considerano, accanto al sistema bancario, anche canali alternativi di trasferimento di denaro, le rimesse si possono stimare pari a circa 1.500 milioni di euro. La maggior parte (46,3%) è indirizzata verso l'Asia e il 31,5% verso l'Europa. Seguono l'America (16,1%), l'Africa (5,4%) e l'Oceania (0,8%).
La percentuale di denaro inviato non rispecchia, però, la distribuzione degli immigrati nelle diverse aree del Paese. Dal Nord Italia, infatti, dove la presenza è più consistente (58,7%), proviene il 41,4% del totale delle rimesse, mentre il Centro, pur avendo un'incidenza inferiore di immigrati (28,3%), invia la metà del volume complessivo (49,1%). Nel Sud, a una presenza di soggiornanti modesta (9,5%) corrisponde un risparmio pari al 13%.

torna all'homepage