UNIONE ITALIANA LAVORATORI METALMECCANICI

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Periodico nazionale di informazione della Uilm
ANNO VIII - NUMERO 8 dicembre 2003

Lavoro 2 La legge sulla sicurezza entra nelle imprese

La legge 626 sulla sicurezza sta entrando nelle imprese italiane.
Non ha dubbi il presidente dell'Ispesl, Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro, Antonio Moccaldi, che commenta positivamente i risultati di un monitoraggio effettuato in alcune aziende del Paese, presentato a Firenze.
L'indagine e' stata realizzata nel triennio 2000-2002 dai Servizi di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro dei dipartimenti di prevenzione delle Asl, in 12 regioni e province autonome. Sono state coinvolte 8.136 imprese, pubbliche e private, per un totale di 742.832 lavoratori. "In oltre il 90% dei casi - spiega Moccaldi - nei bilanci delle imprese e' stata inserita la valutazione del rischio".
Inoltre, tutte le imprese interpellate avevano nominato i rappresentanti dei lavoratori, della sicurezza e dei medici."Certo - ammette il presidente dell'Ispesl - c'e' ancora molto da fare per sensibilizzare il mondo imprenditoriale. Mi riferisco, in particolare, alle piccole e medie imprese che rappresentano una quota rilevante del tessuto produttivo italiano, dove potrebbero essere introdotti corsi di formazione, studiati ad hoc non solo per i rappresentanti della sicurezza, ma anche per quelli dei lavoratori". Con l'Inail e le regioni stiamo studiando un protocollo d'intesa per lo studio degli infortuni mortali. E' necessario - dice Moccaldi - costruire una banca dati aggiornata degli infortuni mortali. Solo così potremo avere informazioni utili, come ad esempio la probabilità di infortunio secondo le caratteristiche più rappresentative della popolazione(sesso, classi di età, livello di istruzione, professione) e,soprattutto, secondo la conoscenza degli agenti responsabili dell'infortunio".
Una volta chiarito come e perché si verifichino alcuni tipi di infortuni mortali, assicura il presidente dell'Ispesl "si può lavorare per realizzare una concreta attività di prevenzione, promovendo e sviluppando programmi di studio e di ricerca tra i rappresentanti dei lavoratori". Per fare questo però, avverte Moccaldi "serve un impegno complessivo e coordinato delle
componenti istituzionali e sociali del settore, per una maggiore strategia di azione, anche adeguando la normativa alla situazione esistente e ai nuovi rischi".

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