UNIONE ITALIANA LAVORATORI METALMECCANICI

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Periodico nazionale di informazione della Uilm
ANNO IX - n° 3  marzo 2004

I sindacati di Alenia e di Alcatel si incontrano a Cannes 

Quando i mercati mondiali arrivano a sfiorare le periferie della sopravvivenza, non sembra strano che gli economisti giungano alle conclusioni più fantasiose e spesse volte scartate per improbabili Ragion di Stato.
Ebbene, in un momento di recessione internazionale, nel quale il numero dei lanci dei satelliti si è ridotto drasticamente, appare il momento propizio per il varo di un’alleanza industriale tra due imprese, Alenia Spazio e Alcatel Space, che ancora stanno competendo per acchiapparsi qualche fetta di mercato che gli agguerriti concorrenti americani lasciano alla slegata Europa.
Questo però stando alle voci di corridoio, perché di ufficiale non solo non c’è niente, ma nemmeno un’informazione da parte delle aziende, che illumini sul percorso che si sta compiendo. E’ quanto lamentano le rappresentanze sindacali delle due aziende che, con un atto praticamente unico nella storia delle relazioni industriali, hanno deciso di incontrarsi e confrontare delle realtà diverse ma assai vicine per ansie e aspettative.
E’ partita da questi presupposti, la riunione svoltasi a Cannes, in Francia, sede di Alcatel, leader in Europa per la costruzione di satelliti, numero tre nel mondo.
Impossibile formulare previsioni sulle trattative con un minimo di credibilità, né si può fare affidamento alla stampa che riporta informazioni in mancanza di dispacci ufficiali. Sul piano finanziario, il riserbo è comprensibile, dal momento che qualunque decisione trapelata potrebbe far variare un titolo quotato in borsa e dunque alterare le negoziazioni.
Tuttavia, le notizie che filtrano, non possono che preoccupare i lavoratori, nel timore di incorrere in ridondanze e in ulteriori perdite occupazionali.
In sostanza siamo un’altra volta alle prese con un’ipotesi di crescita per acquisizione e non per condizioni di mercato o per opportunità interne, sia in casa italiana che francese: basti ricordare la fusione di Aeritalia e Selenia agli inizi degli anni Novanta, un’opera di ingegneria finanziaria più che legata ai prodotti realizzati. Sul fronte francese, Alcatel sia pure con numeri e dimensioni diversi, ha seguito un analogo cammino di espansione per acquisti, razionalizzando imprese e asciugando diverse realtà produttive che mostravano il proprio marchio come il simbolo di qualità e di prosperità. La storia oggi potrebbe essere diversa e proprio le crisi internazionali che stanno incrinando il benessere delle industrie di avanguardia, dovrebbe giustificare le merger internazionali, per presentarsi alla concorrenza con una linea di prodotti omogenea e non attaccabile. Insomma, potrebbe essere un’opportunità da non perdere, se le carte da giocare saranno usate con la dovuta competenza.
Da qui, però sono comprensibili le preoccupazioni dei lavoratori. Se la Francia è stata il primo Paese dell’Europa occidentale ad aver varato un piano spaziale nazionale, la nostra realtà nel settore spaziale ha avuto anch’essa l’ambizione di competere nei segmenti di alta tecnologia, ma le incertezze economiche delle attività spaziali in Italia hanno portato il nostro Paese alla necessità di sviluppare una matrice di collaborazioni più debole, sia in Europa, che negli Stati Uniti. Mentre in Francia si è sempre sviluppato il concetto di una politica industriale forte nel settore spaziale, tale da accrescere un largo consenso nell’opinione pubblica, in Italia ritardi e riduzioni di budget passano di anno in anno tra l’indifferenza generale, così che quando capita che i soldi stanziati per la ricerca spaziale non vengono spesi, la stampa nemmeno dà il peso necessario alla notizia e tutto passa in triste sordina.
Le paure di sovrapposizioni e di ridondanze nei processi produttivi sono certamente le prime preoccupazioni, a cui si aggiungono, su altri livelli, il rischio di duplicazioni delle leadership industriali e la riduzione di un potere decisionale nell’autonomia nazionale, con il rischio di depauperamento di un intero capitale umano ed industriale accumulato dal dopoguerra e svendibile solo per un calcolo ragioneristico.
A parte questo quadro, dobbiamo ricordare che un’ipotesi di alleanza tra imprese in ambito europeo non è una novità e non deve apparire uno spettro per i nuovi processi dell’ossificazione del sistema spaziale intercontinentale, in una regione, qual è l’Europa, che si sta costruendo faticosamente, mattone dopo mattone.
La scelta dell’internazionalizzazione per il mondo del lavoro complica il tavolo negoziale con le differenti culture d’impresa, le diverse giurisdizioni, le condizioni normative e retributive; un complesso che pretende il rapido avvio di una regolamentazione flessibile in grado di fissare univocamente le diverse competenze dell’Unione, senza lasciare alla fantasia delle imprese i trattamenti che possono allargare la forbice, invece che restringerla. L’Europa è un’entità eterogenea, con lingue e usanze diverse, così come differenti sono le compagini di governo e le organizzazioni statali; l’accordo tra le due imprese potrebbe essere propedeutico all’ampliamento del raggruppamento, ma nel settore specifico deve essere ricordato che quando l’Unione si allargherà ad altri Paesi dell’Est,frontiera naturale, assieme ai tanti problemi che si trascineranno per i passati regimi politici, ci sarà anche un know-how frutto di una ricerca industriale mirata e di antico passato. Un patrimonio che sarà utile e che non dovrà costituire una minaccia.
Qualunque siano le preoccupazioni prima esposte, va poi evidenziato un sempre maggiore impegno da parte dell’intera istituzione europea nel considerare lo Spazio come un motore di sviluppo tecnologico. Sono affermazioni ufficiali e allora, nello spirito europeista, le buone intenzioni devono essere sostenute da un accrescimento dei bilanci dedicati al settore e non da una sterile campagna di riduzione.
Non tutti questi temi sono stati toccati nell’unica giornata dell’incontro di Cannes, ma le organizzazioni sindacali delle due società hanno mostrato pieno accordo nel constatare che un progetto di fusione può inserirsi in una strategia di consolidamento dell’industria spaziale europea e può essere inquadrato in un piano di sviluppo delle capacità industriali di entrambe le realtà, purché però siano rispettate le competenze e le specificità di ogni sito, al fine di preservarne e svilupparne l’occupazione. Inoltre le Rsu hanno congiuntamente auspicato che le istituzioni politiche nazionali ed europee si impegnino in un progetto reale per l’industria spaziale, aumentando gli sforzi nel campo istituzionale, civile e della difesa, in modo da sostenere la concorrenza delle potenze industriali al di fuori dell’Europa.
Quanto affermato non mira soltanto alla salvaguardia dei posti di lavoro di una categoria assai delicata di addetti, che per altro sta invecchiando e non ha una concreta staffetta di ricambio. L’Europa deve mostrarsi compattamente internazionale per tutelare la sua sovranità e la sua inviolabilità, sia essa commerciale che politica, oltre che militare. Va aggiunto senz’altro che le caratteristiche dell’andamento ciclico del settore ed una sua forte dipendenza dalla domanda militare ne rafforzano le affermazioni e richiedono a gran voce che i processi di armonizzazione si sviluppino quanto più rapidamente possibile.
Enrico Ferrone

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