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Periodico nazionale di informazione della Uilm
ANNO IX - n° 3  marzo 2004

"Perchè Israele": "Appuntamento a Gerusalemme" 

L’ evento culturale è stato voluto dalla Uil confederale che, martedì 16 marzo, nella sala “Buozzi” di via Lucullo ha organizzato un interessante dibattito a cui hanno partecipato la giornalista  Adriana Martinelli; Leone Paserman, Presidente della Comunità ebraica di Roma; Amos Radian, consigliere presso l’Ambasciata d’Israele nella capitale; Pietro Larizza, Presidente del Cnel e Luigi Angeletti, Segretario generale della Uil. “L’iniziativa- ha sottolineato Angeletti - prende spunto dal titolo di una pubblicazione frutto dell’esperienza di alcuni testimoni che hanno svolto un viaggio in Israele per affermare il diritto del popolo e dello Stato democratico di Israele a vivere in pace, a fianco di uno Stato autonomo palestinese. Un obiettivo, quello della pace, primario per tutta l’area del Medio Oriente”.
Tra i tanti sindacalisti venuti ad assistere alla presentazione del libro s’è notata la presenza di Stefano Parisi, direttore generale di Confindustria e marito di Anita Friedman, una delle organizzatrici dei viaggi a Gerusalemme.
 Il libro, edito da Belforte, con la prefazione di Marcello Pera ed Emanuele Macaluso, scritto a più mani è il resoconto del viaggio “Appuntamento a Gerusalemme” svoltosi a dicembre del 2003 a cui hanno partecipato esponenti politici, giornalisti, personalità di spicco della società italiana e delle comunità ebraiche che in Israele hanno incontrato leader politici, parenti delle vittime degli attentati ed intellettuali.
Il titolo del viaggio “Appuntamento a Gerusalemme” si ispira alla speranza che gli ebrei esprimono ogni anno a Pesach “Leshana’ habaa be Yerushalayim” e precisa che gli elementi in comune tra i vari esponenti politici sono l’indignazione per la cattiva informazione su Israele dilagante in tutta Europa. Il libro, edito da Salomone Belforte & C (Progetto editoriale di Guido e Silvia Guastalla), costa 16 Euro ed il 10% del ricavato sarà devoluto alle famiglie delle vittime del terrorismo.
Tutti gli intervenuti si sono soffermati sui legami storici e culturali che uniscono l’Europa ad Israele, facendo perno sulle impressioni personali tratte dalla loro permanenza “in quel pezzo d’Europa nel Medio Oriente”.
In particolare, Pietro Larizza, memore di un’esperienza ultradecennale nel rapporto con Israele, ha sottolineato l’importanza che a questi viaggi  partecipino sempre più persone, possibilmente diverse dalle precedenti, di diversa cultura politica ed estrazione “perché solo con una conoscenza diretta si possono dare giudizi precisi sulla realtà di uno Stato democratico che ha diritto ad esistere”.
E’ soprattutto il terrorismo finanziato dal fondamentalismo islamico a mettere in discussione questo diritto inviolabile. Soprattutto l’Europa ha difficoltà a controllare il flusso di denaro che viene utilizzato per il terrorismo. L’Unione europea inserito Hamas, nella lista delle organizzazioni terroristiche, ma in questa mancano ancora gli Hezbollah. 
Leggendo le testimonianze raccolte in “Perché Israele” risalta una sensazione dominante: per anni la presa di distanza da parte di diverse diplomazie di stati europei ha costituito il presupposto tendente a stipulare una polizza contro la possibilità d’attentati. Per questo il governo israeliano avrebbe confidato più sul rapporto con gli americani, rinunciando a quello con gli stessi europei. Anche se questa logica fosse fondata,  i drammatici attentati in Spagna dimostrano che il preventivo atteggiamento di cautela non ha più ragion d’essere.
A questo punto con la realtà d’Israele e col suo diritto ad esistere bisogna farci i conti senza ipocrisie. L'umanità intera ha un debito nei confronti degli ebrei  e si è assunta, dopo la spartizione della Palestina un impegno nei confronti del giovane Stato di Israele: salvaguardarne da quel momento l'esistenza. E' soprattutto in tempi come questi, di fronte all'insorgenza in tutto il mondo di pericolose quanto odiose manifestazioni di antisemitismo, che le coscienze di tutti, soprattutto degli europei sono chiamate a mantenere fede a quell'impegno, nel ricordo di quel debito.
Antonio Giulio Di Mario

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