UNIONE ITALIANA LAVORATORI METALMECCANICI

Corso Trieste, 36 - 00198 Roma - Tel. 06.852.622.01 - 06.852.622.02
Fax 06.852.622.03 - E-mail uilm@uil.it

 

 
Periodico nazionale di informazione della Uilm
ANNO IX - n° 3  marzo 2004

RICERCA DEL CNEL: Pensioni: le donne sono di più ma percepiscono 
importi minori 

 Le donne rappresentano il 53,4% del totale dei pensionati italiani (8.439.952 su 15.801.583), ma percepiscono il 44% dei redditi pensionistici. E' quanto emerge dalla ricerca "Donne e previdenza", elaborata dal Cnel e presentata a Villa Lubin. Lo studio si basa sui dati del Casellario centrale pensionati, al 31 dicembre 2001, oltre ad analizzare singolarmente quelli di Inps, Inpdap e Enpals.
L'importo medio annuo di una prestazione previdenziale per gli uomini risulta di 13.446 euro, mentre per le donne scende a 9.368, con una differenza più accentuata al Centro-Nord rispetto al Sud. Le donne sono più numerose nelle classi di età più elevate, a partire dai 60 anni. Inoltre, prevalgono tra i pluripensionati (35,2% delle donne contro il 23,2% degli uomini) e l'importo complessivo resta comunque inferiore a quello maschile. Se si considerano le diverse tipologie di prestazione, le donne che percepiscono solo un trattamento di vecchiaia, anzianità e prepensionamento sono poco più della metà degli uomini (33,8% contro 60,9%). Tra i titolari di invalidità il numero è equivalente (2.497.295 donne e 2.474.708 uomini). Le donne, però, prevalgono nelle prestazioni ai superstiti, percepite come unico trattamento dal 16,4% delle pensionate, contro l'1,5% degli uomini. Per quanto riguarda, in particolare, l'Inps le donne costituiscono il 76% di tutte le pensioni integrate al minimo, mentre in tema di anzianità contributiva il 52% delle pensionate Inps non supera i 20 anni di contributi (contro il 19% degli uomini), il 9,9% (contro il 41% degli uomini) arriva ai 35 anni e solo l'1,2% (contro il 7,3% degli uomini) raggiunge una contribuzione di 40 anni. 
 "Abbiamo ritenuto cosa utile, nel vivo di un acceso confronto sul tema delle pensioni, fornire uno spaccato oggettivo, freddo, del trattamento previdenziale delle donne del nostro Paese", ha affermato Francesca Santoro, vicepresidente del Cnel e coordinatrice del Gruppo di lavoro intercommissioni sulle Pari Opportunità". "Un panorama – ha proseguito - secondo cui le donne italiane, pur essendo la maggioranza dei pensionati, percepiscono pensioni mediamente e significativamente più basse degli uomini. Da questa ricerca emerge, infatti, un rapporto inverso tra il numero delle pensionate e l'importo pensionistico complessivo, con l'indicazione di un'anzianità' contributiva delle donne che solo nell'1,2% dei casi riescono ad arrivare a 40 anni di contributi; mentre il 9,9% arriva ad un'anzianità di 35 anni e ben il 52% resta al di sotto dei 20 anni contributi". Per Francesca Santoro, "è innegabile che le attuali pensionate mostrano un basso livello di scolarizzazione, come pure il fatto che le nuove generazioni femminili hanno titoli di studio più elevati". "Ma è altrettanto innegabile - ha avvertito - che le pensionate di domani raccoglieranno i frutti di un mondo del lavoro post-fordista, che sul tema continuità e della tutela dei diritti appare più fragile e precario rispetto al passato. Molto si giocherà sulle politiche di crescita di cui questo Paese si doterà, su un tipo di competitività incentrato sulla qualità dei prodotti e delle risorse umane, sull'istituzione di fondi di previdenza complementare, nonché su un progetto di welfare più inclusivo. Se questo è il quadro, è senz'altro auspicabile - ha concluso - che chiunque si accinga a mettere mano al sistema previdenziale del Paese ponga seria attenzione al verosimile rischio di creare ulteriori e preoccupanti sacche di povertà soprattutto tra le donne, peggiorando condizioni di vita già disagevoli".
"Per le donne e in particolare per le giovani generazioni - ha spiegato Silvia Costa, coordinatrice del Gruppo Pari Opportunità della Commissione politiche del lavoro e sociali del Cnel - è essenziale promuovere insieme sicurezza sociale e rafforzamento della posizione lavorativa attraverso politiche attive del lavoro, welfare locale e familiare. Dovrebbero essere prese in considerazione alcune proposte emerse nel dibattito con le forze sociali, come l'ampliamento dei contributi figurativi in relazione al numero dei figli e il riconoscimento previdenziale delle attività di cura rivolte ai familiari non autosufficienti, nonché l'abbattimento del costo dei figli per le famiglie, anche con forme innovative che vanno da un mix tra assegno alla nascita fino alla maggiore età e prestito d'onore alla detrazione fiscale per le famiglie, all'ampliamento del fondo previdenziale per le casalinghe. Ma qualunque intervento sul sistema pensionistico – ha sottolineato - deve tenere conto delle differenze di genere e dei diversi percorsi di vita personali e familiari delle donne, in particolare delle giovani madri, se vuole essere equo, socialmente sostenibile e in grado di rafforzare le tutele sociali, ma anche di incrementare l'occupazione femminile e i redditi familiari e quindi le risorse da destinare al welfare".

torna all'homepage