UNIONE ITALIANA LAVORATORI METALMECCANICI

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Periodico nazionale di informazione della Uilm
ANNO IX - 6-7  giugno/luglio 2004

Alleanze spaziali  Finmeccanica ed Alcatel


Erano anni che se ne parlava. Erano anni che l’idea di creare un raggruppamento per le attività spaziali solleticava la mente dei capitani delle principali imprese d’Europa. Poi interveniva sempre un qualcosa che impediva la conclusione dell’accordo. E’ successo così diverso tempo fa tra Alenia Spazio e Alcatel e più recentemente tra Alenia Spazio e Astrium.
Non ci sono stati impedimenti lo scorso 18 giugno, quando l’inchiostro delle penne degli amministratori delle due finanziarie ha sottoscritto un significativo Memorandum of Understanding.
Così il documento ha sancito la costituzione di due distinte joint venture, una nel segmento delle attività manifatturiere e l’altra in quello dei servizi. Nella prima, dal nome provvisorio di Alcatel Alenia Space, sono confluite le attività di Alenia Spazio in una società di diritto francese a maggioranza Alcatel (67% contro il nostrano 33%), con un amministratore delegato di Alcatel. Nell’altra joint venture, si concentrano le attività di Telespazio con l’obiettivo di fornire servizi a clienti istituzionali civili, militari e commerciali, nei settori delle comunicazioni, dell’osservazione della terra, della localizzazione e del controllo della mobilità.
Dovrebbe essere un primo passo di un grande raggruppamento per trovare un posizionamento industriale nella fascia superiore dei prime. Una volta consolidato un ruolo autonomo ed operativo delle due joint ventures, si potrà esplorare la possibilità di un successivo ampliamento dell’alleanza ad Astrium.
Qualche che sia il destino vicino o lontano del nuovo assetto spaziale europeo, va compreso che i tempi della fusione sono comprensibilmente maturati a seguito del consolidamento del programma Galileo, il più importante dei prossimi anni, che prevede la costruzione e la messa in orbita di una costellazione di 30 satelliti con un costo di 3,2 miliardi di € per la realizzazione dell’intera infrastruttura e di circa 70 miliardi di € nei prossimi vent’anni per la gestione del servizio. Un affare importante e pieno di implicazioni strategiche, che ha duramente impensierito l’avidità mercantile degli Stati Uniti tanto che a più riprese il programma di navigazione dell’UE è stato ostacolato.
Pensare di mantenere in vita costose realtà di diverse nazionalità, in concorrenza ma poi unite nella messa a punto della costellazione Galileo, appariva francamente ridicolo. Ma poi c’è anche dell’altro. Per esempio, la costellazione COSMO SkyMed per l’osservazione della terra, un programma genialmente concepito in Italia ma mai nato, fino almeno che disegni e budget rimbalzavano da un ministero all’altro. Quando si è accettato che anche la Difesa può dire istituzionalmente la sua nel programma (denari compresi, naturalmente!) tutto è apparso più fluido, anche perché la Francia ha forti competenze nel telerilevamento ottico, tali da rendere del tutto perdente un programma esclusivamente nazionale.
Il problema è plausibilmente proprio questo: l’esistenza di un’Agenzia Spaziale Europea finanziata dai singoli Stati membri e l’impossibilità di sostenere economicamente la messa a punto di programmi nazionali rendono de facto superata l’esistenza di un’industria strategica, mantenuta da singole nazioni. Tutto questo è vero, almeno in un’organizzazione che non sembra abbia mai mostrato molto interesse al profitto, aspettando e pretendendo continuamente il sussidio statale fino, come nel caso dell’Italia, ad arrivare a dipendere dai capricci di un controllore istituzionale (l’Agenzia Spaziale Italiana, per esser chiari) che fa e disfa i suoi piani senza preoccuparsi troppo delle esigenze dei suoi referenti. Un fatto assai strano, che si sa, si biasima e poi resta nelle braccia del pubblico oblio.
La scelta aggregativa è stata necessaria anche per un mercato mondiale in contrazione. La compilazione del MoU che comunque, visti i tempi impiegati, deve essere stata molto sofferta,ha fatto sì che i sindacati, esasperati per i lunghi silenzi, arrivassero a chiedere la presenza del governo. Nell’autorevolezza della sua carica, Gianni Letta ha garantito il buon funzionamento della trattativa.
Nei termini dello scenario presentato, la quota relativa alla manifattura delle attività inerenti alle tecnologie spaziali si ridurrà sensibilmente nel futuro a causa di una contrazione del segmento commerciale dovuta al ridimensionamento del settore delle telecomunicazioni. La crescita del segmento istituzionale poi, secondo le previsioni, sarà contenuta a causa della limitatezza degli investimenti che i singoli Stati intenderanno effettuare. La situazione si drammatizzerà per la riduzione della domanda di nuove piattaforme, causata dall’aumento della vita dei satelliti e per l’incremento della capacità dei carichi utili imbarcati. Dall’altra parte della realtà del settore, la crescita della quota dei servizi satellitari sul valore complessivo del mercato sarà sostenuta dal forte sviluppo della TV satellitare in Sud America ed in Asia, oltre che in Europa e Stati Uniti, dallo sviluppo dell’internet satellitare a banda larga, della radio digitale satellitare e dall’introduzione di nuovi servizi a valore aggiunto come il GPS civile, l’osservazione della terra, la telemedicina e la formazione a distanza.
Il mercato istituzionale americano, composto essenzialmente dalla NASA e dal Pentagono, rappresenta da solo quasi l’80% del business istituzionale mondiale, con una ripartizione pressoché equa tra il segmento civile e quello militare. L’Europa, attraverso l’ESA, presenta un ammontare di investimenti decisamente inferiore e sostanzialmente stabile nel tempo, anche se sta crescendo la consapevolezza dell’importanza strategica dello spazio. L’Italia da parte sua è il secondo investitore istituzionale europeo, potendo per questo aspirare ad un ruolo di primo piano nei futuri programmi europei, primo fra tutti il sistema di navigazione satellitare Galileo.
Nel segmento della manifattura, la forte contrazione della domanda ha indotto consapevolmente le aziende, sia americane che europee, a riorganizzarsi ed accelerare i metodi di consolidamento strutturale per essere maggiormente efficienti e competitive. In Europa, questo processo ha ridotto ormai a due il numero di attori principali: in concorrenza alla nuova società italo-francese è Astrium -controllata da EADS– che raggruppa le capacità industriali di Francia, Germania, Spagna ed Inghilterra.
L’eventuale ampliamento dell’alleanza a terzi potrà essere attuata a condizioni preventivamente concordate tra Alcatel e Finmeccanica ed in ogni caso nel rispetto delle regole di Governance già sancite.
A tranquillizzare i lavoratori, c’è la notizia che sarebbero state anche identificate le aree di responsabilità tra i partner, la cui attribuzione garantirà il mantenimento dei centri di eccellenza nazionali in materia di telecomunicazioni, navigazione, osservazione della terra, scienze e infrastrutture.
Le regole di governance applicate alle due joint ventures saranno comunque tali da permettere ai partner di consolidare proporzionalmente le rispettive partecipazioni. Attraverso l’accordo così strutturato, Alcatel e Finmeccanica potranno coprire tutte le fasi della value chain spaziale, ovvero manifattura, gestione dei satelliti in orbita, servizi, con la possibilità di razionalizzare e condividere gli investimenti e di esercitare una maggiore influenza nei numerosi programmi istituzionali europei in corso (Galileo, GMES, COSMO, Intelligence e Sicurezza, etc.), sia nel campo della manifattura che dei servizi.
Il principale interesse del sindacato tuttavia è la salvaguardia delle competenze professionali e occupazionali, così come il mantenimento dell’intero bagaglio tecnologico ed industriale delle attività spaziali italiane. Quanto ai termini dell’alleanza, è necessario che restino inalterati gli equilibri nei siti produttivi nazionali e che la governance segua le logiche della condivisione piuttosto che gli interessi della maggioranza.
Si tratta di scelte di campo che riguardano non semplicemente un segmento d’impresa, ma che definiscono il futuro della politica industriale del nostro Paese. E’ questo il motivo per cui è necessario un continuo presidio dell’operazione eseguita, perché proprio dallo spezzone iniziale di un’intesa si può comprendere come si inquadrerà un futuro accordo europeo in grado di dar vita ad un unico gruppo continentale.
In questi termini, l’alleanza con Alcatel non è una rinunzia dell’Italia al settore spaziale ma un impegno del management italiano a far crescere e prosperare il settore. E’ una sfida rispetto alla classe dirigente francese, una condizione indispensabile perché l’Italia possa giocare il ruolo significativo nel futuro dello Spazio europeo. In tale determinatezza, la convinzione che il management qualitativamente più valido non abbandoni il campo in questo momento cruciale. Altrimenti per i lavoratori sarà il vero e proprio segnale di disfatta.
Enrico Ferrone

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