UNIONE ITALIANA LAVORATORI METALMECCANICI

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Periodico nazionale di informazione della Uilm
ANNO IX - n° 8/9  settembre-ottobre 2004

Pietro larizza: "Rivedere il modello contrattuale" 

''Rivedere subito il modello contrattuale''.  A lanciare l'appello è Pietro Larizza,
presidente del Cnel, che fa il punto sul dibattito in corso sulla riforma dei contratti. Non ha dubbi, l'ex segretario generale della Uil: ''Per rendere più equo il secondo livello contrattuale -afferma- occorre introdurre la dimensione territoriale. Ma Confindustria - sottolinea - non è disponibile ad accettare questo discorso, perche' per principio e' contraria a calcolare la produttività settoriale del territorio''.
Per ricomporre le divergenze tra le parti sociali, una soluzione potrebbe essere quella di far scendere in campo gli enti bilaterali. ''Queste strutture - propone Larizza - potrebbero essere investite del compito di analizzare il mercato a livello settoriale e, quindi, anche la capacità di negoziare sulla produttività''.  Larizza giudica inoltre ''intelligente'' la proposta della Uil di esentare dall'Irpef gli aumenti salariali per i prossimi due anni. ''L'accordo del '92 -ricorda- già prevedeva la defiscalizzazione, ma non è stato applicato da nessun governo. Per lo Stato, non sarebbe un onere, ma un mancato guadagno. Per lavoratori e imprese, invece, rappresenterebbe un vantaggio''.
Riguardo ai tempi per attuare una riforma della contrattazione, il presidente del Cnel sottolinea che ''il passaggio dal vecchio al nuovo sistema contrattuale non può che avvenire all'interno di un ciclo negoziale''. I tempi stringono - avverte - e serve al più presto una vera riforma''. Per Larizza, l'obiettivo, deve essere quello di un sistema che garantisca il recupero del potere d'acquisto dei salari e la distribuzione di produttività, ''dando alle imprese la possibilità di programmare i costi futuri e al sindacato la certezza di negoziare, per tutti, una produttività che incrementi i redditi reali''. Perchè ciò avvenga, insiste, è indispensabile la contrattazione territoriale, ''altrimenti, il 60 per cento dei lavoratori resterà fuori''.
Quanto a un eventuale coinvolgimento dell'organo che presiede nel dibattito sulla riforma, Larizza spiega che ''il Cnel non può sostituirsi al negoziato tra le forze sociali, ma può offrire studi e analisi sul mercato contrattuale''. ''Certo - afferma - se i sindacati, senza negoziare, ma solo a fini esplorativi, volessero cominciare a discutere della riforma contrattuale all'interno del Cnel, sarei ben lieto di ospitarli e di offrire la mia collaborazione per cercare di valutare le posizioni esistenti e la possibilità di superare le differenze''. ''L'esigenza di cambiare modello contrattuale era già avvertita nel '98'' spiega l'ex segretario generale della Uil, che ha firmato i protocolli per la politica dei redditi e la concertazione con i governi Amato, Ciampi, Prodi, D'Alema e le riforme del sistema previdenziale con i governi Amato, Dini e Prodi. ''Tanto che, nel dicembre del 1998, dopo l'ammissione dell'Italia all'euro -ricorda- avevamo discusso di una revisione. Sulla questione c'era una posizione unitaria di Cgil, Cisl e Uil, ma la Confindustria non accettò la nostra proposta, perché non voleva la contrattazione territoriale''.
''Da allora il quadro è cambiato parecchio - continua Larizza - Nell'autunno del 2001 il governo aveva dichiarato superata la concertazione e la politica dei redditi. Poi, in parte, rettificò questa posizione, affermando che la concertazione era finita ma la politica dei redditi doveva essere confermata. Tuttavia, questo è impossibile, perché diventerebbe solo politica dei salari: infatti, le buste paga sono rimaste ferme, mentre prezzi e tariffe sono saliti in libertà. Oggi, siamo in una situazione molto deteriorata: c'è un handicap, una seria lesione dei redditi fissi di lavoratori e pensionati a cui occorre dare al piu' presto una risposta. Nel modificare il modello contrattuale -conclude- bisogna tenere conto di questa situazione nuova. Altrimenti, ci si avviterà in una depressione generale''.

FINANZIARIA:PER IL CNEL SERVE FLESSIBILITA' RISPETTO AL TETTO DI SPESA DEL 2%; CALANO I FONDI PER IL SUD
Il tetto del 2% all'aumento della spesa "dovrebbe essere applicato in modo flessibile così che alcune voci possano crescere più del limite indicato e altre meno". E' la proposta del presidente del Cnel, Pietro Larizza, secondo il quale "un'applicazione rigida rischia di rivelarsi scarsamente efficace". Durante l'audizione sulla Finanziaria, Larizza ha affermato che i limiti imposti al fondo per le aree sottoutilizzate e a quello per la Legge Obiettivo "sono destinati a ridurre le disponibilità  per il Mezzogiorno".
A giudizio del Cnel, "l'indicazione alle amministrazioni centrali di 'conformarsi all'obiettivo di destinare al Mezzogiorno almeno il 30% della spesa ordinaria' rappresenta un deciso
arretramento rispetto alla previsione dei Dpef del 2000 e del 2001 di accompagnare la progressiva riduzione dei fondi strutturali europei con un innalzamento degli stanziamenti ordinari di bilancio, sino a destinare all'area il 45% della complessiva spesa di investimento". Larizza ha sottolineato inoltre che le regole sui bilanci degli enti locali "rischiano di determinare una flessione delle risorse destinate agli investimenti o un aumento della pressione fiscale locale". Per quanto riguarda gli studi di settore, il Cnel afferma che la realizzazione degli obiettivi "è affidata a una tale molteplicità di interventi successivi e discrezionali dell'Amministrazione da rendere difficilmente credibile che le maggiori entrate possano figurare come fonte di copertura della manovra finanziaria per il primo esercizio".
Se si realizzeranno risparmi tali da consentire una riduzione della pressione fiscale per sei miliardi, ha infine rilevato Larizza, "Governo e Parlamento dovranno decidere se operare in forma generalizzata oppure mirata e selettiva. Nel secondo caso, si darebbero le prime risposte a un problema economico e sociale altrimenti destinato ad aggravarsi. Tutto ciò non solo mette a rischio la coesione sociale, ma spinge il mondo del lavoro a chiedere alle organizzazioni sindacali una politica salariale raccordata prioritariamente sui loro bisogni immediati".

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